
Inchiesta sulle pressioni all’Agcom per chiudere Santoro: premier indagato con Innocenzi e il direttore del Tg1
di Antonio Massari
“Violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”: su Silvio Berlusconi pende un’accusa mai rivolta prima, nella storia della Repubblica, a un presidente del Consiglio. “Violazioni di legge” a mio danno, “procure armate” contro di me – la reazione a caldo del premier. Lo stesso premier che aveva intimato al commissario Agcom Innocenzi: “Ma che cazzo state lì a fare, fai un casino della madonna e di’ ‘questa autorità fa schifo perché non decide nulla’” in riferimento ad Annozero. L’indiscrezione da Trani filtra in serata. Ma l’innesco della bomba era partito dai legali del premier che, in mattinata, hanno dichiarato d’aver rivolto, come loro diritto, una precisa richiesta alla procura: il premier vuole sapere se è stato iscritto nel registro degli indagati. La sorpresa – secondo fonti ufficiose della procura – è doppiamente amara: il pm Michele Ruggiero ipotizza due reati. Non soltanto la concussione, quindi, ma anche la violenza. Reato che Berlusconi avrebbe compiuto ai danni dell’Agcom: l’Autorità garante per le Comunicazioni. Indagato pure Giancarlo Innocenzi, il commissario dell’Authority che teorizzava di “aprire il fuoco” su Michele Santoro e Annozero. Per lui, l’accusa, sarebbe quella di “favoreggiamento personale”: Innocenzi avrebbe negato, durante un’audizione tenuta dagli investigatori, d’aver subìto pressioni dal Cavaliere per chiudere la trasmissione. Parliamo dello stesso Innocenzi che, dialogando con il premier, annunciava di voler elaborare una “strategia” per colpire il programma “nemico”. Dissipato, infine, il mistero sul direttore del Tg1, Augusto Minzolini. La sua iscrizione nel registro degli indagati, infatti, non appare più il “frutto di una fantasiosa ricostruzione giornalistica”, bensì la conferma di quanto i cronisti avevano raccontato nei giorni scorsi e l’Ansa, invece, aveva smentito: il giornalista è indagato – confermavano ieri fonti vicine alla procura – per il reato di “rivelazione di segreto inerente a un procedimento penale”.
Gli investigatori si riferiscono all’inchiesta sulle carte di credito “revolving” American Express, quella che ha dato origine, poi, al filone sull’Agcom, Berlusconi e le pressioni per colpire Annozero. Il direttore del Tg1 fu sentito a Trani, il 17 dicembre 2009, proprio dal pm Ruggiero, che gl’impose l’obbligo di non rivelare il contenuto dell’interrogatorio. Divieto che Minzolini, evidentemente, non avrebbe osservato. E le polemiche aumentano anche per un altro appuntamento. Oggi è previsto l’arrivo degli ispettori ministeriali in procura. L’ispezione – disposta dal ministro della Giustizia Angelino Alfano – ha suscitato i rilievi del Csm: la maggioranza dei consiglieri, infatti, ieri ha chiesto al Consiglio superiore di prestare la massima attenzione all’attività ispettiva disposta dal ministero. “Occorre accertare – scrivono – le modalità effettive con le quali, gli ispettori, sono stati incaricati di svolgere la loro attività parallelamente a un’inchiesta giudiziaria in corso”. In altre parole, si teme che l’attività degli ispettori ministeriali possa collidere con le esigenze del segreto d’indagine. Un’indagine tuttora in corso – concludono – che riguarda, direttamente o indirettamente, personaggi politici di rilievo nazionale”. Il documento è stato firmato anche da Cosimo Ferri, il consigliere togato del Csm in contatto con Innocenzi, nel 2009, per redigere una consulenza da utilizzare, sempre secondo Innocenzi, per colpire poi Santoro.
Gli ispettori inviati da Alfano dovranno verificare l’esistenza delle “tre patologie” indicate dal ministro: la competenza territoriale, l’abuso delle intercettazioni, la fuga di notizie sull’inchiesta. E se il pool d’inchiesta, da un lato, potrà opporre il segreto istruttorio, dall’altro dovrà dimostrare di non essere incorso nelle patologie diagnosticate da Alfano. E quindi dovranno rivelare numero del fascicolo, l’origine dell'indagine e i suoi sviluppi, per dimostrare, almeno, l’inesistenza di intercettazioni “a strascico” e la competenza territoriale. “Inviare gli ispettori – commenta il capo della Procura di Trani, Carlo Maria Capristo – è una prerogativa del ministro, che non turba la nostra serenità: siamo a disposizione degli ispettori”. E sul trasferimento dell'inchiesta a Roma insiste il parlamentare del Pdl e avvocato del premier Nicolò Ghedini: “È una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile: è evidente che la competenza territoriale è quella di Roma: tutti gli atti d’indagine sono in violazione di legge”.

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