di Furio Colombo
Mi hanno amichevolmente ammonito: “Ma non pensi che l'inchiesta di Trani sia un regalo a Berlusconi? Non pensi che sia meglio smetterla con Berlusconi, di cui non se ne può più e parlare piuttosto dei problemi di tutti gli italiani, delle cose di cui si parla in famiglia all'ora di cena?”.
Nei due argomenti di questa frase, che sento circolare con convinzione sincera tra i deputati del Pd, c'è il dramma dell'opposizione in questi anni in Italia. Qualcosa della realtà, che è grave e triste, è andato perduto per una generazione politica, che ha la sua generosità e il suo valore, dai militanti ai dirigenti, dagli anziani fino ai quarantenni che dovrebbero rilevare il potere tra poco. Di una generazione politica che, forse, si è avviata verso un percorso senza uscita.
Mi fermo sul primo punto. Se l'inchiesta di Trani (le intercettazioni) in cui si vede Berlusconi che comanda come vuole a chi vuole e combatte come vuole chi vuole attraversando senza scrupoli ogni barriera legale e morale, sia “un regalo a Berlusconi”. Conosciamo il motivo di questo sospetto: ne fai una vittima e i suoi accorrono in soccorso. Il primo equivoco è di condividere con Berlusconi l'idea che le inchieste arrivino secondo una orologeria elettorale. Ma se non è vero, perché il sistema funziona e le inchieste vengono quando vengono, allora le inchieste sono un fatto di cui non puoi tacere. E poi, come faccio a non rispondere che sono quindici anni che sento rivolgermi questo ammonimento: se lo attacchi lui è contento, se ne sparli è felice, se dai la notizia del nuovo processo fai il suo gioco? Non sono sicuro che sia vero, visto che stava violando ogni regola e correndo ogni possibile rischio di immagine e di credibile leader dell'amore pur di far tacere anche un solo programma tv contro di lui. Lui, uno degli uomini più ricchi e potenti che ci sia in giro, è stato sorpreso a rincorrere con affanno e con ira la Dandini, Floris, Santoro. Però è certamente vero che molti, nei quadri, tra i dirigenti del Pd ci hanno creduto, fermando subito o molto presto la spinta di rivolta dei militanti, degli iscritti, di coloro che votano o voterebbero per convinzione (molti) e per esasperazione o come ultima spiaggia (moltissimi). Lo hanno fatto per ogni Trani di questi quindici anni. Ed è sicuramente vero che il dominio di Berlusconi su questo Paese dura ormai da quindici anni, non più così smagliante (ci sono stati alcuni disobbedienti, fra noi) non proprio intatto ma solido.
Ti dicono “gli piace fare la vittima”. E' vero, ma sa come fare quella patetica parte, comunque.
Per esempio, ha fondato i “promotori della libertà” chiamati all'estrema difesa di quel bene supremo contro il comunismo, per una delle sue litigate contro il presidente della Camera Fini. Travaglio e Santoro non c'entrano nulla.
Per esempio ha chiamato “gli italiani al grande evento democratico” di piazza San Giovanni come vendetta alla offesa delle liste Pdl del Lazio respinte perché non pervenute. Lo ha fatto prima di Trani, prima dell'inchiesta delle toghe rosse (che non erano, non sono rosse, come molti che conoscono storie e carriere personali ti spiegano).
Ha volentieri e ripetutamente chiamato “anti-italiani” tutti quelli che non vanno da lui (come il protagonista de “La cena delle beffe”, ripete: “chi non beve con me peste lo colga”) e si è esibito in alcune furenti scenate prima della dannata inchiesta preparata da chi “gli vuole fare un favore”. Come non vedere che Berlusconi è un prodotto perfezionato e collaudato, che sa quali carte giocare e quali parti in commedia recitare specialmente se gli lasci il campo libero e dici che è meglio tacere?
Non ci crederete, ma c'è persino chi ti sussurra “guarda, io su quei giudici non metterei la mano sul fuoco”. Ti colpisce la sincerità, la buona fede, il gesto di amicizia con cui ti vogliono evitare una gaffe.
Ma politicamente il fatto che sconvolgerebbe tutto il mondo occidentale, e tutte le democrazie di ogni altro mondo, è un altro. E' l'evidenza incontrovertibile di ciò che Berlusconi dice e fa contro poteri pubblici, privati e istituzioni, pur di liberarsi di un nemico, che non è un terrorista ma soltanto un giornalista che non sta della sua parte.
Per esempio, la sua vita è in pericolo. Lui lo sa di sicuro. E ripete l'annuncio. E' un buon argomento elettorale. Dubito che gli si faccia un grande favore osservando che per fortuna – e nonostante tutte le intimidazioni – nessuna polizia o servizio gli dà ragione. L'idea che “si faccia il suo gioco” ripetendogli ciò che lui ha fatto e che squalifica non solo lui ma un intero Paese è negata dalla storia contemporanea. Né Fidel Castro né Nixon hanno mai gradito o tollerato l' esposizione dei fatti veri da parte degli avversari. Nessuno aveva mai ammonito, prima dell'impeachment: “non dire che Nixon è un bugiardo, fai il suo gioco”. Oppure: “Fidel e Raul Castro, per durare di più, non aspettano altro che la denuncia dell'opinione libera del mondo”. Eppure argomenti come questi, in questa Italia, bloccano ogni volta la spinta di opposizione (certo in Parlamento). E non puoi non avere il timore che persino dopo l'incendio dei Reichstag qualcuno qui ti ammonirebbe: “adesso però dobbiamo ricostruirlo insieme”. E poi c'è l'argomento, buono e giusto in sé: “Non parliamo di lui. Parliamo di ciò che preoccupa gli italiani”. Lo ha fatto, in Parlamento, dopo averlo chiesto per mesi, il segretario del Pd Bersani il 17 marzo. Lo ha fatto in modo lucido, chiaro, forse il suo discorso migliore da molto tempo. I giornali però stavano inseguendo lo scontro Alfano-Csm e sono passati sopra il discorso-denuncia di Bersani come una mandria di bufali nei vecchi film del West. Con abilità, Tremonti, gli ha opposto un discorso futile e sprezzante. Una cosa sa di sicuro il ministro dell'Economia di Berlusconi: con il controllo totale delle notizie, e cioè con il perdurare e fiorire del conflitto di interessi, un ministro di questo governo non deve rendere conto a nessuno, tanto meno all'opposizione. A meno che l'opposizione decida di non dare tregua e faccia finalmente “il gioco di Berlusconi”. Che è questo: non smettere mai, non ricadere nelle tendenza a dire che, dopo l'incendio del Reichstag potremo forse ricostruirlo insieme. Proviamo a dire: “No, mai” . E vediamo l'effetto che fa.
1 commento:
Farebbe un ottimo effetto.. Reichstag, no mai!!
Ha ragione Colombo, l'opposizione ha fermato i suoi elettori dando campo libero a Berlusconi, questo hanno fatto tacendo, si sono dati la zappa sui piedi da soli.. ma c'è sempre l'angelico D'Alema, grande male della sinistra in tutti questi anni, che ora perde tempo a dare i numeri, passatempo tanto gradito a B.,
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