martedì 2 marzo 2010

“DOPO LE REGIONALI FAREMO I CONTI NEL PARTITO”


di Sara Nicoli

“Di Girolamo si è rivelato un prestanome dell’Ndrangheta ed è giusto che sia eliminato dalla politica, ma il problema adesso non è questo”. Fabio Granata, senatore Pdl in prima linea in commissione Antimafia, va dritto al cuore del problema: “Non può essere, nel modo più assoluto, che il primo problema dell’Italia appaia essere quello dei magistrati; in questo Paese il problema principale è la mafia”

Lo dica lei a Berlusconi, vediamo se si convince?

“Io credo che lui sia molto influenzato dalla sua cerchia più ristretta che gli rappresenta una realtà diversa e lui fa male a fidarsi di questi che gli dicono che i magistrati sono tutti contro di lui”

Lei e Fini e anche altri invece..

“La pensiamo in modo opposto …”

Un partito sempre più spaccato in due questo Pdl

“La divisione dentro il partito fa riferimento a sensibilità diverse su molte questioni, come è emerso sulla bioetica o su altri temi sensibili, ma in un grande partito su questi temi si può ammettere che ci sia disaccordo. Però non ci possono essere sensibilità diverse su questioni fondamentali come i rapporti tra mafia e politica, la legalità, il rapporto tra i pesi istituzionali … insomma i 40 che si sono astenuti alla Camera sul ddl Bongiorno Napoli che vietava la propaganda elettorale agli inquisiti e che in pratica faceva venire meno una delle ragioni sociali della mafia, non possono passare come se nulla fosse accaduto … hanno dato delle giustificazioni paradossali, tipo il non voler lasciare le liste elettorali in mano ai giudici…”

Dopo le regionali ci sarà un chiarimento. Si sfascia tutto, addio Pdl?

“Dopo le regionali molti nodi verranno al pettine. Dire oggi che il partito è ancora diviso tra gli ex An e quelli ex Forza Italia non è vero perché molte carte nel frattempo si sono mischiate. Fini è deciso ad andare avanti, anche perché non si può continuare a vivere con l’ossessione giudiziaria di Berlusconi come priorità del Paese. Il legittimo impedimento, una volta approvato definitivamente, servirà senza dubbio alla salvaguardia giudiziaria del premier, ma è escluso che, soprattutto dopo la sentenza Mills, si possa pensare di accelerare sul processo breve. Su quello bisognerà discutere perché non si può certo scardinare il sistema della giustizia solo perché è una priorità di Berlusconi”.

Berlusconi su questo non vorrà sentire ragioni …

“A quel punto la decisione sarà politica. Io, lo dico sinceramente, auspico che questo non avvenga, ma se dovesse succedere non si rifarà Alleanza Nazionale, si farà qualcos’altro, si individueranno strade diverse. Io credo nel bipolarismo, ma se non funziona, allora bisogna rivedere il progetto”.

È perché ha ormai capito che il partito non c’è più se Berlusconi non ha mai pronunciato la parola Pdl aprendo la campagna elettorale?

“Questo non lo so, ma è ormai evidente a tutti che ci sono problemi forti da risolvere. Non si può non essere d’accordo su principi fondamentali come la lotta alla mafia e la legalità. Non ci possono essere sensibilità diverse su temi come questi. Dire che Di Girolamo l’hanno portato quelli di An è fuorviante, perché il problema non è Di Girolamo e chi l’ha portato, ma il sistema mafioso e come fare la lotta a questo sistema. A noi della commissione antimafia non sorprende, alla luce di quello che verifichiamo sul territorio, che sia proprio la mafia la prima emergenza del Paese. Maroni sta facendo delle cose importanti, ma poi non si può mostrare un’altra con delle proposte come la Valentino Russo al Senato (il ddl anti pentiti, ndr) che è pericolosissima. Se non troveremo la sintesi nel partito su problemi come questi, temo che non resterà che trovare altre strade. Quindi si vedrà”.

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