di FRANCESCO BEI
Non gli è piaciuto il giuramento dei governatori con la mano sul cuore che, come tanti scolaretti, recitavano la promessa del "governo del fare". Né i toni da "tifoseria" di alcuni. E si può immaginare cosa abbia pensato vedendo sul palco di piazza San Giovanni il cantastorie Apicella e Demo Morselli, le majorettes e i cori "un presidente, c'è solo un presidente". Si può solo immaginare appunto, perché Gianfranco Fini sceglie volutamente di non dire una parola sull'appuntamento clou del suo partito, per non esporsi ulteriormente alle critiche del fronte interno. Come quelle del Giornale, che anche ieri non ha mancato di far notare come i predecessori di Fini alla presidenza della Camera - Irene Pivetti, Fausto Bertinotti e Pier Ferdinando Casini - non si siano mai fatti problemi a partecipare ad eventi organizzati dai loro partiti.
Quello che pensa Fini lo dirà oggi a Verona, ma ai suoi ha già affidato un ragionamento su quello che sarà lo scenario dopo le regionali: "Io lavoro per cambiare il Pdl, ma non sto facendo un altro partito. E non ho intenzione di farmi espellere". Il presidente della Camera scommette che sarà il tempo a dargli ragione. Soprattutto se le elezioni dovessero andare come prevede che vadano, cioè con uno sfondamento della Lega in tutto il Nord. "Anche sul palco di San Giovanni - osserva un esponente finiano - Berlusconi ha offerto uno spot pazzesco alla Lega e a Bossi. Non si capisce, è come se volesse farlo decollare sempre di più". Ma quando si usano toni da crociata sul problema della clandestinità, quando si imputa a un "complotto" della sinistra l'idea di concedere il voto amministrativo agli immigrati, quando sul palco Bossi e Berlusconi sembrano parlare la stessa lingua, "è chiaro che tra la copia e l'originale - commenta Fini - gli elettori scelgono l'originale”.
Il presidente della Camera, per immaginare il futuro suo e quello del Pdl, aspetta quindi i risultati elettorali. Se le regionali dovessero rivelarsi un trionfo personale per il premier, la sua agibilità politica all'interno sarà ancora più ridotta. È quello che prevedono e sperano anche alcuni osservatori interessati, come Francesco Rutelli: "Fini è molto a disagio nel Pdl e si vedrà dopo le elezioni come questo disagio si tradurrà in fatti politici". Al contrario, se il Pdl dovesse scendere sotto il risultato delle Europee, magari con un magro 34%, se Berlusconi dovesse perdere il "tocco elettorale", la situazione cambierebbe.
Ma dall'entourage di Fini sono molto netti nell'escludere che possa esserci un'accelerazione a breve. Anche Generazione Italia, la creatura messa in piedi da Italo Bocchino per dotare Fini di una solida "constituency", al momento resterà all'interno del Pdl. Nessuno strappo. "Siamo molto impegnati in campagna elettorale - assicura Adolfo Urso - e tutti gli strumenti, tanto il progetto di "Generazione Italia" cosi come lo è il progetto dei "Promotori della Libertà", annunciato da Berlusconi qualche settimana prima, possono contribuire al dibattito interno". Del resto "non avrebbe senso - spiega uno degli animatori del progetto G. I. - fare una corrente di An dentro il Pdl. Con il rischio di scoprirsi minoranza". Tanto più che persino alcuni esponenti un tempo vicini alle posizioni del presidente della Camera, come si è visto alla manifestazione, ormai sembrano propendere per il premier.
Dunque l'idea è quella di aspettare per vedere se Berlusconi accetterà la proposta che Giuliano Ferrara - tra gli applausi dei finiani doc - ha illustrato tre giorni fa: un patto politico tra i due leader, un accordo che consenta alla maggioranza di fare le riforme, a Fini di immaginarsi come candidato premier nel 2013, concedendo in cambio il suo sostegno per l'ascesa del Cavaliere al Quirinale. È chiaro che, al momento, si tratta solo di scenari. E non c'è il minimo sentore che il premier voglia accettare un'intesa del genere. Carmelo Briguglio ammette che, finora, il Cavaliere è andato in una direzione opposta: "Prima ha proposto Angelino Alfano come candidato premier, un po' scherzando e un po' no. Poi ha lanciato l'elezione diretta del capo dello Stato. Si capisce che, come successore, ha in mente una figura alla François Fillon, un premier che resta in secondo piano rispetto a Sarkozy". Ma se le regionali dovessero tramutarsi in un bagno elettorale, proprio come in Francia, allora la stella di Fini tornerà a brillare.
(22 marzo 2010)
1 commento:
curriculum giudiziario di berlusconi:
http://ifarabutti.wordpress.com/2010/03/17/curriculum-giudiziario-di-berlusconi/
Posta un commento