venerdì 5 marzo 2010

L’indifendibile Minzolini


di Stefano Bonaga

Theodor W. Adorno giustificava il suo disprezzo per i primati sportivi richiamando i costruttori di bare, gli unici, secondo la tradizione ebraica, legittimati a misurare l’umano. Dunque contravvengo consapevolmente all’interdetto di Adorno mentre mi accingo a segnalare un record che non si può che definire sportivo, in quanto mi sembra sportivamente tendere al limite delle umane possibilità. Si tratta della difesa di Minzolini da parte di Stefano Zurlo, sul Giornale del 2/2 a pag 9, in un articolo dal titolo “Minzolini: l’Ordine si inventa la condanna preventiva”.

Nella prima parte dell’articolo Zurlo denuncia l’eccesso “fluviale” di reazioni e “lezioni di giornalismo” seguite alle parole di presentazione della sentenza della Cassazione sul caso Mills da parte del Tg1. Tale eccesso viene poi commentato, verbatim, così: “Dunque, tutto questo fuoco di sbarramento riguarda solo e soltanto un titolo, necessariamente sintetico, in cui la parola prescrizione – ma quanti italiani la conoscono? – è stata sostituita da quella, in effetti più benevola nei confronti del premier, di assoluzione”. Dal mio punto di vista, la logica dell’argomentazione che presiede a tale commento, non solo batte tutti i record storici di arrampicata sugli specchi, ma si installa nel regno oscuro dell’impensabile. Poiché Zurlo non giustifica semplicemente una falsa notizia, ma argomenta tale giustificazione sostenendo che la descrizione sintetica di una cosa può tranquillamente configurarne un’altra in funzione della supposta ignoranza linguistica del destinatario dell’informazione.

Alcune conseguenze di tale logica, che trascende l’opposizione vero-falso, e persino il principio di non contraddizione, e perciò appare come unicum nella storia del pensiero, potrebbero emergere attraverso singolari esempi del tipo di un medico che comunica al paziente che è sano poiché suppone che questi non conosca il termine carcinoma, o di una maestra che risponde “cane” al bambino che le chiede come si chiami quell’animaletto con le branchie che nuota in un vaso pieno d’acqua, giacché l’insegnamento delle lettere dell’alfabeto è arrivato fino alla N.

La performance di Zurlo, che definisco un ottimo ragionatore poiché ritengo che egli non abbia familiarità con il termine paranoeta, è talmente estrema da aiutarci a sopportare con più pazienza quelle dei suoi meno dotati simili, modestamente applicate al semplice rovesciamento della verità, al sereno smentire l’appena detto, al libero condannare i giudici in quanto tali, all’autorevole invocare la prevalenza della sostanza sulla forma, ma rispettando la forma.

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