
Il Quirinale smentisce di voler bocciare la legge sul lavoro
di Stefano Feltri
Dopo lo scoop arriva subito la smentita. Ieri mattina il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini scrive in prima pagina che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è pronto a rimandare alle Camere la legge che modifica alcune norme del diritto del lavoro, appena varata dal parlamento. Giannini afferma che Napolitano ha deciso di bocciare la legge perché incostituzionale: la possibilità di introdurre al momento dell’assunzione l’impegno a ricorrere, in caso di contenziosi sul licenziamento, a un arbitrato di equità invece che al giudice violerebbe l’articolo 24 della Costituzione (diritto per tutti di ricorrere in giudizio a tutela dei propri diritti).
Il Quirinale ha subito smentito: “È priva di fondamento l'indiscrezione di stampa secondo la quale il presidente della Repubblica avrebbe già assunto un orientamento a proposito della promulgazione del disegno di legge 1167-B” e avverte che il capo dello Stato non gradisce pressioni. Controreplica immediata di Massimo Giannini che dice di aver avuto conferma da una fonte del Quirinale e da un personaggio di rilievo che avrebbe incontrato Napolitano all’inizio della scorsa settimana. Gianfranco Fini? I vertici dell’associazione dei giudici di pace? Mistero.
A favore della teoria della bocciatura imminente ci sarebbe anche la mossa (preventiva) di governo, Confindustria, Cisl e Uil: una dichiarazione comune – raggiunta giovedì – con cui i datori di lavoro si impegnano davanti ai sindacati a definire un accordo per escludere che al momento dell’assunzione venga imposto il ricorso all’arbitrato in caso di controversie sul licenziamento. Messaggio alla Cgil e al Quirinale: l’articolo 18 non è a rischio. Ma questo non può bastare a rassicurare Napolitano. Infatti gli estremi per una bocciatura ci sarebbero. Già il 20 dicembre, sul Fatto, il giuslavorista Massimo Roccella, denunciava come i pronunciamenti della Corte costituzionale fin dagli anni Settanta lasciassero intuire che il ricorso all’arbitrato di equità (quindi in deroga ai contratti nazionali di lavoro) previsto dalla riforma fosse a rischio di incostituzionalità. Eppure la nuova legge ha fatto la spola tra commissioni e rami del Parlamento per oltre due anni. Possibile che il Quirinale non sia riuscito a esercitare la sua moral suasion in tutto questo tempo su un punto così centrale come l’arbitrato? Difficile.
Il senatore del Pdl Giuliano Cazzola, che è stato relatore alla Camera del provvedimento nel suo ultimo passaggio parlamentare, suggerisce una spiegazione: “Nel decreto ci sono 50 articoli, è normale che al Quirinale ci voglia tempo per vagliarli tutti e ci sono norme dubbie, ma non quelle dell’articolo 31 sull’arbitrato”. Secondo Cazzola sono altri due gli articoli che potrebbero far alzare un sopracciglio al capo dello Stato: il 21 e il 50. Due passaggi incomprensibili al lettore profano ma non alle persone direttamente coinvolte in due processi in corso che potrebbero essere ribaltati dall’entrata in vigore della legge. Il primo interviene sulle responsabilità dei vertici militari accusati di omicidio colposo a Padova per le morti di alcuni marinai intossicati dall’amianto. L’articolo 50, invece, ripropone di fatto una norma già bocciata dalla Corte costituzionale nel 2008 (risarcimenti definiti per legge al posto dell’assunzione dei falsi precari) e rischia di sconvolgere gli esiti del contenzioso tra alcuni ex dipendenti del call center Atesia e l’azienda. Due temi, soprattutto il primo, che stanno molto a cuore Napolitano. Dall’inizio del suo mandato il capo dello Stato ha sempre dato grande importanza alla dignità del lavoro e alle “morti bianche”. Ma è difficile se questo basterà a spingere Napolitano a rigettare la legge, soprattutto ora che un suo rifiuto potrebbe essere letto come una concessione all’asse Repubblica-Cgil.

3 commenti:
FIRMERA', FIRMERA', NON CI SONO DUBBI.
Ti rispondo su quest'altro post Luigi: il libro lo sto ancora aspettando, sono andato oggi da Feltrinelli a Ferrara. Non ce lo avevano ma mi hanno assicurato che me lo faranno avere. Comunque sono in piena lettura del libro di Luttazzi che ti consiglio: La guerra civile fredda. Sicuramente il tuo libro arriverà prima che lo finisca. Riguardo a Napolitano, è praticamente scontata la sua firma sotto anche a questo vergognoso attentato alla libertà dei lavoratori! Quanto vorrei che ci sbagliassimo!! Bello anche questo articolo del blog Eresia Rossa, sempre sul tema.
Ho letto e apprezzato, ho messo il blog Eresia Rossa sul mio blog roll.
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