venerdì 5 marzo 2010

Regionali, Berlusconi pensa al decreto


Napolitano frena. Riammessa Polverini

Il premier a colloquio per oltre un'ora con il presidente Napolitano

Radicali: "Annullare le elezioni".

Bersani: "Ddl, ipotesi senza fondamento"

Attesa, tensione e ricerca di una via d'uscita nella vicenda dello stop alle liste del centrodestra in Lazio e Lombardia. Il Pdl lavora per una "soluzione politica", non nascondendo la voglia di ricorrere al decreto. Berlusconi sale al Quirinale per un colloquio di oltre un'ora con il capo dello Stato. Slitta a domani alle 18 il Consiglio dei ministri straordinario annunciato in un primo momento per le 22. Il premier a tarda sera si riunisce a Palazzo Chigi con Letta e sei ministri. Salta l'assemblea prevista in serata all'Hotel Excelsior di Roma che avrebbe visto la presenza del premier tra i responsabili regionali Pdl. Alla manifestazione nel centro della capitale indetta da Renata Polverini arrivano un migliaio di persone ma non Berlusconi e Fini. Poi la candidata ottiene una vittoria importante in serata: la Corte d'appello di Roma accoglie il suo ricorso e riammette il listino Polverini. A Milano, Formigoni è convinto che in Lombardia ci sia stata "una manovra ordita da soggetti ignoti al fine di danneggiare il centrodestra e impedirne la presentazione" alle Regionali.

Berlusconi da Napolitano. Il premier in serata vede Napolitano al Quirinale, un incontro durato più di un'ora, al quale Berlusconi si è presentato con i ministri Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Ignazio La Russa - quest'ultimo anche coordinatore del Pdl. Secondo quanto si apprende, Berlusconi avrebbe proposto al capo dello Stato un decreto legge che fisserebbe nuovi termini per gli adempimenti relativi alla presentazione delle liste. Una proposta accolta con freddezza dal capo dello Stato. Al termine dell'incontro, alle 21.45, il presidente del Consiglio è tornato a Palazzo Chigi dove si è riunito con Letta e i ministri Maroni, Calderoli, Scajola, Brunetta, La Russa, Matteoli, Alfano e il consigliere giuridico della Presidenza del consiglio Claudio Zucchelli. Spostato a domani alle 18 il Consiglio dei ministri straordinario previsto per la serata - sul tavolo, anche l'ipotesi del decreto legge. "La soluzione non ce l'abbiamo ancora, appare evidente, ma ci stiamo lavorando tutti" spiega Denis Verdini, coordinatore nazionale Pdl, lasciando Palazzo Chigi al termine della riunione. "Si tratta di trovare una soluzione a un problema che attiene alla vita democratica di un Paese - aggiunge - e non soltanto al centrodestra".

Bersani: "Non cambiare le regole". Resta da capire che cosa farà l'opposizione in questa partita con il governo. Il Quirinale gioca un ruolo decisivo. "Qualsiasi intervento d'urgenza in materia elettorale in corso d'opera sarebbe totalmente inaccettabile - taglia corto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - abbiamo cinque gradi di giudizio, lasciamoli lavorare. Non si permettano di fare minacce, perché se la sono cercata da soli". Qualche ora prima, Napolitano, prima di rientrare in Italia da Bruxelles, aveva avvertito: "Ancora non c'è nulla di definito, in alcun modo. Quando arriverò a Roma, vedrò. Soluzione politica? Se qualcuno mi spiega cos'è, e da parte di chi e su che cosa, la esaminerò".

Le bozze di decreto legge. Diverse le possibilità al vaglio del centrodestra. Con il passare del tempo, le bozze di decreto legge su cui starebbe lavorando il governo sarebbero diventate cinque: quattro di Palazzo Chigi ed una del ministero dell'Interno. Un testo punterebbe alla proroga in carica di due mesi dei presidenti delle Regioni e dei Consigli regionali, altri due sarebbero interpretazioni autentiche delle leggi elettorali regionali per il Lazio e per la Lombardia.

Il fronte ricorsi. Sul fronte ricorsi, il Pdl del Lazio presenterà domani mattina il reclamo contro l'esclusione della lista provinciale. La decisione riguardante la Polverini, in 4 pagine di provvedimento, è motivata dal fatto che sono stati superati gli "ostacoli formali" che martedì ne avevano provocato il blocco. Il presidente dell'Ufficio centrale elettorale, Fausto Severini, spiega che il ricorso è stato accolto "in quanto è stata integrata la 'procura' mancante": "Nelle operazioni di presentazione era prevista una 'procura' congiunta, ma una era risultata assente". Le motivazioni saranno pubblicate domani mattina.

Lombardia. Roberto Formigoni, la cui lista è stata esclusa dalla tornata elettorale, ha annunciato che verranno presentate denunce in merito a irregolarità che sarebbero state commesse dall'Ufficio centrale regionale che ha accolto il ricorso dei Radicali e contro chi avrebbe potuto manomettere le liste con le firme. Aggiungendo che anche la lista legata al candidato del centrosinistra, Filippo Penati, "non può essere ammessa".

"Improponibile il ricorso dei Radicali". Il governatore ricorda che l'Ufficio centrale regionale ha accolto le liste e il listino del centrodestra e "quindi, compiendo un'irregolarità, ha accolto il ricorso dei Radicali che era improponibile ai sensi della legge". Formigoni spiega che l'Ufficio centrale ha dato agli esponenti della lista Bonino-Pannella "la disponibilità delle nostre liste lasciandole nelle loro mani per 12 ore. Dal punto di vista teorico avrebbero potuto compiere qualsiasi attività manipolatoria compresa la sottrazione dei documenti". E insiste: solo dopo il controllo fatto dai Radicali, l'Ufficio centrale ha riscontrato le irregolarità nelle liste. I rappresentanti del Pdl, continua, hanno passato al setaccio le liste degli altri partiti "alla presenza dei loro rappresentanti di lista". Tale controllo ha evidenziato che la lista "Penati presidente" ha un numero di firme valide inferiore alle 3.500 necessarie e quindi "non può essere ammessa alle Regionali".

Scontro Formigoni-Penati. "Abbiamo dimostrato alla Corte d'Appello la regolarità delle firme del mio listino - ribatte Penati - se Formigoni è di diversa opinione, faccia valere quello che ritiene un suo diritto nelle sedi opportune". E ricorda che il Pd non ha "alcuna responsabilità rispetto alla situazione. Voglio ricordare a tutti che io non ho fatto alcun ricorso, anzi, mi sono difeso da quello dei Radicali".

(04 marzo 2010)

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