martedì 2 marzo 2010

Scandali, ma che notizia è?




di Furio Colombo

“Una frode colossale” è appena passata sull'Italia, al modo in cui passano le trombe d’aria. Strappano alberi, abbattono case, poi torna la vita e andiamo avanti. A chi mancano esattamente i due miliardi rubati da alcuni abili operatori, che da adesso sono (o stanno per essere) nelle mani dei migliori avvocati del mondo, più la garanzia del processo breve?

Si vede subito, al primo sguardo, che la frode è stata pensata in dimensioni immense, perché diventi impossibile afferrarla. Le parole sono precise, allarmanti. Come sapete, la frode investe intere imprese di primo piano, la tecnologia avanzata e vari livelli di management dai più alti alla media struttura dirigenziale. Coinvolge aziende a catena, holding e controllate, radicate nel tempo e nuove arrivate. Nomi celebri e nomi sconosciuti compongono una lunga lista, come in un’immensa retata. Troppo, per le notizie. Non reggono da una sponda all’altra della settimana, delle televisioni e della comunicazione. A un certo punto il filo si rompe.


Come si rompe? Basta poco – due giorni – e il capo del governo, che è anche capo del capo della Polizia, fa sapere il diretta televisiva (23 febbraio) che “questo è uno stato di polizia” e che “tutto ciò è voluto dalla sinistra che non può tener testa alla “cultura del fare” e perciò sa solo distruggere”. Chi aveva pensato che una maxi-truffa non avesse colore politico, che su di essa sventolava solo la bandiera del truffatore, viene avvisato dal primo ministro che il governo si assume invece la difesa di coloro che hanno recato un immenso danno all’erario con la frode che ha fatto scomparire le tasse dovute.

Il disorientamento è grande; o, meglio, sarebbe grande se i media tenessero duro. Invece, d’ora in poi, è “stop and go”, ovvero c’è notizia – ma sempre meno clamorosa – solo se i giudici parlano, imputano qualche altro reato o qualche altra persona. Ma, come abbiamo detto, la tromba d’aria è passata, restano le immagini degli alberi abbattuti e nient’altro. Infatti ci siamo quasi dimenticati che subito prima della "frode colossale" c'è stato lo "scandalo enorme" del terremoto : le risate notturne sugli appalti, la pioggia incrociata di chiamate, favori, forniture, ingorgo di familiari e parenti che corrono a beneficiare del disastro.

Confusione profonda, imputazioni e nuvole di dubbi intorno allo stimatissimo capo della Protezione Civile Bertolaso, rivolta dei cittadini dell’Aquila. Anche qui c’era stato un autorevole intervento del primo ministro. Aveva esaminato la pesantissima lista di incriminazioni e di reati; aveva subito alzato la testa e ammonito i giudici: “Vergognatevi!”. Quel “vergognatevi!” è servito anche per legare insieme due scandali (mi rendo conto di quanto sia povera e inadeguata questa parola) che formano, invece non solo due diversi fascicoli giudiziari, ma anche due diversi capitoli nella storia della corruzione italiana.

Intendo dire L’Aquila e la Maddalena. In comune ci sono nome e strutture della Protezione Civile Italiana, l’ambiente che i giudici hanno chiamato – in modo cauto ma efficace – “gelatinoso”: contiguità di personaggi, di metodi, di parentele, di affinità elettiva (una strana, misteriosa e tuttora non chiara definizione dei “nostri”: chi sono, tranne i cognati?) e di pagamenti in donne. Ma non vedete che anche la Maddalena – che vuol dire grandi strutture ordinate con futile improvvisazione, cancellate per capriccio e abbandonate a mezza strada e conti pieni (e intanto basta la pioggia a ridurre quel che resta a un paesaggio alla Piranesi, tutto pagato e nessun uso possibile), non vedete che queste notizie sono già scivolate in terza, quarta posizione, tra poco nelle “brevi”, trascinando tutto il vasto scandalo della Protezione Civile nel vuoto del dopo notizia?

Questo non vuol dire che il regime si fidi della scrittura pallida dei media, che sotto i riflettori tende a cancellarsi da sola come il cosiddetto “inchiostro simpatico” di una volta. Infatti, alla vigorosa protesta del capo, che ha dichiarato il suo governo “uno stato di polizia”, all’indignato giudizio sull’azione giudiziaria contro il malaffare Aquila-Maddalena-centro sportivo Salario (l’ammonizione ai giudici “Vergognatevi”) si aggiunge, insieme a pagine e titoli e sarcasmi di giornali e Tg1 del presidente-padrone, la copertina di “Panorama” che adesso è in edicola. Dopo tre numeri e tre copertine in cui il più pesante settimanale politico del Paese si è dedicato esclusivamente a svergognare la compagna di letto del presidente, Patrizia D’Addario (decine di pagine per ventidue giorni), adesso la copertina potrebbe essere il francobollo commemorativo di un’epoca: un paio di manette su sfondi tricolore con questa scritta: “Milano, Firenze, Roma, Palermo, le procure marciano compatte. Tutto alla vigilia del voto”. Ovvero, tutto fabbricato ad arte per interferire nella politica e fermare il governo. Voi direte: ma tutto questo immenso apparato mediatico non imbarazzerà il governo e il principale imputato in caso di sentenza favorevole? Per esempio, il 25 febbraio le sezioni riunite di Corte di Cassazione hanno dichiarato “prescritto” il reato del “corrotto” avvocato Mills, rendendo più difficile la continuazione del processo stralciato a carico del “corruttore” Silvio Berlusconi (cito dalla sentenza del Tribunale di Milano), che non ha risparmiato spese per assicurarsi (cito sempre le carte processuali) una falsa testimonianza. Niente paura. Un impero mediatico serve a qualcosa. D’ora in poi sapremo che Mills è stato assolto (Tg1, 25 febbraio ore 20). E se non c’è corrotto, non c’è corruttore. Se un giudice insisterà nell’accusa, sarà trattato come merita, a reti e testate unificate e non troverete nessuno che lo difenda. Intanto ci serve il corpo dell’oscuro senatore Di Girolamo. Se lo buttano fuori nel Senato se ne vantano fino alle prossime elezioni e cancellano ogni torto fatto alla giustizia. Se non lo buttano fuori dal Senato, aggiungono una medaglia al bandierone del cosiddetto “ garantismo”. Ma quando pensi che tutto il carico sia sistemato nella disastrata stiva della nave "Repubblica Italiana", arriva, d'impeto, nuovo materiale che nessuno, neppure adulatori e cortigiani, sa dove mettere. E' ciò che Berlusconi dice da Torino, calmo e riflessivo, il giorno 25 febbraio: “Il male terribile dell’Italia, la prima patologia, è la magistratura. Questo è il primo male vero della nostra democrazia, della corruzione e del crimine organizzato. Che questi magistrati talebani esistano, che siano forti, che interferiscano con propositi eversivi nella vita democratica è una realtà incontrovertibile".

Sono parole che il primo ministro italiano ha pronunciato proprio mentre l'ex parlamentare avvocato Fragalà stava morendo, ucciso a bastonate, davanti al palazzo di giustizia di Palermo. Rimpiango che, in uno scatto di normalità, l'Associazione Magistrati abbia espresso la sua indignazione. In questo modo si potrà usare di nuovo la frase terribile: “Tutti devono fare un passo indietro e abbassare i toni”. E l'altra frase terribile: “Queste cose accadono perché tardiamo a fare insieme le riforme”. Credo che sia vero il contrario. O tutta l’opposizione si stacca e si contrappone (con la parte pulita della destra non al servizio del principale, con tutta la folla del popolo viola che c'era ieri a Roma, in nome di una estrema emergenza) o la nuova pericolosa avventura sarà tutti contro la politica. E nessuno vorrà far distinzione per chi un tempo era o diceva di essere democratico e di sinistra.

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