di Wanda Marra
“Ci vorrebbero una specie di Stati generali dell’opposizione. Per ammettere la sconfitta e cercare un modo per uscirne. Un luogo in cui la nomenklatura di sinistra venisse messa sotto processo e rispondesse sul perché non è riuscita a trovare nessuna strategia vincente in 15 anni, se non quella di Prodi”. Barbara Spinelli, una delle più autorevoli giornaliste e commentatrici italiane, il giorno dopo quella che appare un’indubbia vittoria di Berlusconi e della Lega lo dice chiaro e tondo. Per ripartire, per uscire dall’angolo in cui è finita l’opposizione, si deve ricominciare da qui. Dal riconoscere di aver perso.
Come si spiega questo risultato?
Ancora una volta è stata la forza della campagna e del tipo di discorso che ha fatto Berlusconi a far spostare l’ago della bilancia. Lui si è speso moltissimo. Il secondo elemento è la Lega, un partito con radici forti nel territorio, che rappresenta una parte dell’Italia che non ha il senso dello Stato, al di là dei propri interessi.
Quella di ieri è stata l’ennesima mattina, da qualche anno a questa parte, in cui l’Italia di centrosinistra si è svegliata chiedendosi il perché di una indubbia batosta. Ma non sarà che c’è una difficoltà di leggere e capire la realtà?
Questo è assolutamente il problema dell’opposizione. E ogni volta va peggio. L’errore principale è sottovalutare la forza di Berlusconi. Veltroni non osava nemmeno nominarlo. Bersani ha continuato a definirlo un disco rotto. Ma ripetere con forza sempre lo stesso slogan è esattamente la forza di Berlusconi. Lui ha fatto la campagna elettorale sulla persecuzione da parte dei media e delle intercettazioni illegali. E l’opposizione per smarcarsi ha parlato di tutto tranne di questo, mettendo l’accento sulle questioni e i problemi veri, di cui però il Cavaliere non parla. Paradossalmente così ha accettato l’agenda del premier, senza inchiodarlo, cosa che fa peraltro da 15 anni. E poi lui resta l’unico ad aver capito fino in fondo la forza della manipolazione della realtà da parte della televisione.
Non crede che ci sia anche un problema nel modo di fare politica del centrosinistra?
Certamente, bisognerebbe trovare coalizioni molto allargate, un po’ come ha fatto Vendola. Ma si tratta di un’operazione di lungo respiro. Bisognerebbe cominciare dal territorio.
A proposito di territorio. Quanto ha pesato la questione morale, a cominciare da Marrazzo per finire a Delbono?
L’idiozia della sinistra è senza fondo. In una situazione come quella italiana non ti vai a buttare come Marrazzo in giochi pericolosi. E ciò è vergognoso non tanto per ciò che lui ha fatto, ma perché la vita privata di un personaggio pubblico in questo momento ha un peso particolare. Ci poteva pensare.
Che cosa ha determinato la sconfitta dell’opposizione nel Lazio?
In parte ha pesato appunto l’eredità di Marrazzo. E’ poi è stato molto forte l’intervento della Chiesa e della Cei, un invito chiaro a non votare né Bonino né Bresso.
La Bresso ha detto che ha perso per colpa dei grillini. È d’accordo?
È chiaro che è stata anche colpa loro, ma se lei avesse avuto una vera ambizione integratrice come Vendola al sud, forse molti avrebbero votato per lei.
Ma come interpreta il successo dei grillini?
È il voto di molti scontenti di sinistra, che però sono contro questo regime attuale. Spero che un giorno tutti questi movimenti si riuniscano e insieme alle forze più tradizionali diano vita a uno schieramento che ha l’obiettivo di abbattere l’avversario e non di dargli solo fastidio.
L’ipotesi che si comincia a fare di Vendola come leader dell’opposizione la convincerebbe?
Io spero che Vendola sarà il prossimo leader della sinistra perché ha il linguaggio giusto, chiaro, aggressivo, e non allusivo. Non mi importa capire se Berlusconi è un disco rotto, ma voglio sapere perché è pericoloso. Io penso che Vendola abbia la statura di un leader di governo: il governatore di una Regione non è che non sia niente.
Bersani ha detto che non si può parlare di vittoria, ma neanche di sconfitta, che è dimezzata la distanza dal centrodestra, e che il Pd ha guadagnato un punto rispetto alle Europee. Ma dopo aver perso 4 regioni come Calabria, Campania, Lazio e Piemonte non sarebbe stato meglio ammettere la sconfitta?
Sì, e sono 15 anni che abbiamo questo problema.
E Di Pietro?
Ha scommesso sulla coalizione con il Pd e non so se questo gli sia stato utile. Non so se abbia perso o vinto. Ma non lo vedo come la forza egemone. È meglio Vendola. Che è più astuto nell’aggregare le forze.
Tornando alla maggioranza. Il Pdl è molto calato. Questo che peso avrà all’interno del centrodestra?
Alla lunga il Pdl si indebolisce ma non so se dobbiamo essere così contenti di avere una Lega tanto forte in un paese dove l’immigrazione è una realtà sempre più importante. La perdita del Pdl sarà pochissimo rispetto al trionfalismo nei prossimi mesi e anni.
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