Santoro dai pm di Trani: consegnate tutte le carte a prova della forte pressione dell’Agcom sulla trasmissione
di Carlo Tecce
L’inchiesta di Trani ha proiettato un fascio di luce sulle pressioni della politica e dell'Autorità per chiudere Annozero. Eppure l'offensiva di gruppo - tra scambi di lettere, carte bollate e multe - è raccontata dalla nuda cronaca. Dalla fitta reti di passaggi tra
Gennaio 2009. Se
Il direttore generale Masi, incaricato di limitare l'opposizione televisiva, cerca di monetizzare (nel settembre del 2009) la severità dell'Agcom e chiede al presidente Calabrò se la presenza di Travaglio su Rai2 sia 'rischiosa' per le casse di viale Mazzini. Perché alla parola Agcom corrisponde 3 per cento di fatturato, un fantasma da agitare per giustificare la crociata contro Annozero. E così
Intanto Travaglio - nel primo mese di Anno zero - partecipa in veste di ospite, non di collaboratore regolare. L'incidenza dell'Agcom va calcolata sommando i precedenti. Da manuale il richiamo 'all'osservanza dei principi di pluralismo' per tacciare di faziosità, per vie collaterali, un bel mucchietto di puntate del 2008, alcune con Luigi De Magistris e Clementina Forleo. L'Agcom spedisce il richiamo alla Rai per le segnalazioni di due 'personalità' con evidente matrice politica: il senatore Maurizio Gasparri e il deputato Mauro Fabris del Pdl. Non potendo dettare la scaletta a Santoro, l'Agcom scrive che, tra la platea degli ospiti, l'onorevole Paolo Romani (Pdl) avrebbe fatto un figurone: "In virtù delle sue competenze in materia".
Stagione. Annozero riprende il 24 settembre. Titolo: farabutti. Tema: libertà di espressione in pericolo? Il debutto è indigesto per il ministro dello Sviluppo economico (Claudio Scajola) e per il suo vice con delega alle Comunicazioni (il suddetto Romani). I due componenti del governo aprono un fascicolo Annozero, convocano
Il Cda aspetta un parere dell'Agcom, di un comitato etico con un nome lunghissimo: per l'applicazione del codice di autoregolamentazione per le ricostruzioni giudiziarie in tv. Il comitato autorizza le docufiction a patto che sia 'chiara e netta' la distinzione tra realtà e finzione.
Primo ottobre. 'No Gianpy, no party', partecipa Patrizia D'Addario. C'è uno strano silenzio in Rai, la classica quiete che precede la tempesta. Il direttore di Rai 2, Massimo Liofredi, vorrebbe consultare la scaletta. Da prassi, la redazione la spedisce alle dodici di giovedì. Il plurinquisito Tarantini invia due diffide: una alla Rai e una al ministero di Scajola per impedire la messa in onda. L'ufficio legale della Rai, imbeccato da Liofredi, informa Annozero a uffici deserti. Alle sei del pomeriggio, a tre ore dalla diretta: "Il doppio ruolo giudiziario della signora D'Addario è pericoloso". Santoro cerca Liofredi al telefono, irraggiungibile. Il vice Massimo Lavatore improvvisa una scusa: "C'era traffico sulla Nomentana. C'erano i lavori". A pochi minuti dal via, scoperta la posizione neutra di Masi, il conduttore decide di confermare la puntata con
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