mercoledì 17 marzo 2010

UN CHIODO FISSO: ANNOZERO


Santoro dai pm di Trani: consegnate tutte le carte a prova della forte pressione dell’Agcom sulla trasmissione

di Carlo Tecce

L’inchiesta di Trani ha proiettato un fascio di luce sulle pressioni della politica e dell'Autorità per chiudere Annozero. Eppure l'offensiva di gruppo - tra scambi di lettere, carte bollate e multe - è raccontata dalla nuda cronaca. Dalla fitta reti di passaggi tra la Rai e l'Agcom per introiettare la censura che Michele Santoro, nell'audizione ai pm di Trani, definisce di ‘dominio pubblico'. L'ordine cronologico dei fatti aiuta a percepire, in un crescendo rossiniano, l'ostruzionismo dell'editore (il dg Masi) e dei controllori (l'Agcom).

Gennaio 2009. Se la Rai sgarra - nella vasta giurisprudenza del contratto di servizio - può intervenire l'Autorità di garanzia per infliggere una sanzione sino al 3 per cento del fatturato, ovvero circa 90 milioni di euro. E l'Agcom, perentoria, multa la Rai per un video di Annozero (Beppe Grillo che criticava Napolitano in piazza per il Vaffaday, 51 mila euro) e per l'intervista di Marco Travaglio (che illustrava la carriera dell'avvocato Renato Schifani, 10 mila euro) a Che tempo che fa di Fabio Fazio. L'Autorità corre a condannare Annozero per Grillo, ignorando il medesimo discorso trasmesso da RaiNews24 e da Matrix. E nonostante le scuse pubbliche di Fazio e dei vertici Rai, Che tempo che fa deve pagare. Il settimanale di Fazio è il mirino, non il bersaglio: al centro c'è Annozero, e dunque Travaglio e di riflesso Santoro.

Il direttore generale Masi, incaricato di limitare l'opposizione televisiva, cerca di monetizzare (nel settembre del 2009) la severità dell'Agcom e chiede al presidente Calabrò se la presenza di Travaglio su Rai2 sia 'rischiosa' per le casse di viale Mazzini. Perché alla parola Agcom corrisponde 3 per cento di fatturato, un fantasma da agitare per giustificare la crociata contro Annozero. E così la Rai offre a Travaglio un contratto con una clausola particolare: "Se l'Agcom multa, paghi tu". Nessuna manleva. Nessuna protezione. Nessuna tutela al collaboratore contrattualizzato. Travaglio rispedisce il contratto al mittente, in quanto irricevibile. E la Rai cede, riproponendo lo stesso dell'edizione passata.

Intanto Travaglio - nel primo mese di Anno zero - partecipa in veste di ospite, non di collaboratore regolare. L'incidenza dell'Agcom va calcolata sommando i precedenti. Da manuale il richiamo 'all'osservanza dei principi di pluralismo' per tacciare di faziosità, per vie collaterali, un bel mucchietto di puntate del 2008, alcune con Luigi De Magistris e Clementina Forleo. L'Agcom spedisce il richiamo alla Rai per le segnalazioni di due 'personalità' con evidente matrice politica: il senatore Maurizio Gasparri e il deputato Mauro Fabris del Pdl. Non potendo dettare la scaletta a Santoro, l'Agcom scrive che, tra la platea degli ospiti, l'onorevole Paolo Romani (Pdl) avrebbe fatto un figurone: "In virtù delle sue competenze in materia".

Stagione. Annozero riprende il 24 settembre. Titolo: farabutti. Tema: libertà di espressione in pericolo? Il debutto è indigesto per il ministro dello Sviluppo economico (Claudio Scajola) e per il suo vice con delega alle Comunicazioni (il suddetto Romani). I due componenti del governo aprono un fascicolo Annozero, convocano la Rai, la commissione di Vigilanza. Chiunque: "Alla luce di quanto accaduto nel corso della trasmissione che ha provocato reazioni indignate, apriamo una fase istruttoria". Altra parola chiave: istruttoria. Quattro commissari dell'Agcom - Giancarlo Innocenzi (ora indagato a Trani), Enzo Savarese, Stefano Mannoni e Roberto Napoli - chiedono l'apertura di un'istruttoria perché il programma di Santoro ha ‘violato una serie di norme e delibere e necessita di un intervento urgente da parte dell'Autorità’. Richiesta accolta. Siamo a metà dicembre: per la prima volta – grazie a una docufiction - il pubblico televisivo italiano ha conosciuto l'identità di David Mills, le operazioni contabili, i fondi neri, le quote azionarie di Berlusconi. In contemporanea all'iniziativa di Innocenzi e colleghi (ancora attiva sulla scrivania di Calabrò), il dg Masi invia una lettera al Cda Rai per impedire le docufiction e i sondaggi. Ritroveremo la stessa tattica per sospendere i programmi di approfondimento (causa par condicio): fanno mucchio - con Porta a Porta e il Fatto del giorno - per colpire Annozero.

Il Cda aspetta un parere dell'Agcom, di un comitato etico con un nome lunghissimo: per l'applicazione del codice di autoregolamentazione per le ricostruzioni giudiziarie in tv. Il comitato autorizza le docufiction a patto che sia 'chiara e netta' la distinzione tra realtà e finzione.

Primo ottobre. 'No Gianpy, no party', partecipa Patrizia D'Addario. C'è uno strano silenzio in Rai, la classica quiete che precede la tempesta. Il direttore di Rai 2, Massimo Liofredi, vorrebbe consultare la scaletta. Da prassi, la redazione la spedisce alle dodici di giovedì. Il plurinquisito Tarantini invia due diffide: una alla Rai e una al ministero di Scajola per impedire la messa in onda. L'ufficio legale della Rai, imbeccato da Liofredi, informa Annozero a uffici deserti. Alle sei del pomeriggio, a tre ore dalla diretta: "Il doppio ruolo giudiziario della signora D'Addario è pericoloso". Santoro cerca Liofredi al telefono, irraggiungibile. Il vice Massimo Lavatore improvvisa una scusa: "C'era traffico sulla Nomentana. C'erano i lavori". A pochi minuti dal via, scoperta la posizione neutra di Masi, il conduttore decide di confermare la puntata con la D'Addario. Nel reiterato calvario di Annozero, a dispetto del tema, c'è sempre una diffida: che sia di Nicola Cosentino, che sia di David Mills. Per bloccare le rivelazioni del pentito Spatuzza, il senatore Marcello Dell'Utri fa ricorso addirittura alla Corte dei Conti minacciando danni erariali e sanzioni. Di chi? Dell'Agcom, of course.

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