venerdì 23 aprile 2010

Adesso rischia il Portogallo


LA GRECIA È SEMPRE PIÙ VICINA AL CRAC: IL PIANO EUROPEO NON FUNZIONA
di Superbonus

L’illusione è finita. Il mercato non crede più alle promesse dell’establishment europeo e vuole fatti concreti subito. Mentre Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si scambiavano insulti, sul mercato dei titoli di Stato europei si sviluppava una crisi senza precedenti.

Il differenziale di tasso fra i titoli greci e quelli tedeschi a due anni saliva fino al 9,2 per cento, quello dei portoghesi al 2 per cento. Segno che il mercato ha già scelto la prossima vittima e, a meno di novità consistenti nel weekend (quando di solito vengono organizzati i vertici di emergenza dell'Unione europea), lunedì attaccherà la giugulare del sistema finanziario portoghese.

Le banche private spagnole sembrano non avere più cartucce per continuare a sostenere il titoli del loro Paese e si iniziano a vedere i primi segnali di cedimento. L’establishment cresciuto nella bolla finanziaria del debito facile è immobile di fronte al disastro finanziario annunciato di un’Europa Berlino-centrica che non riesce neanche più a trovare un sussulto di orgoglio politico. La dichiarazione del primo ministro greco George Papandreou – “è emergenza ma niente panico” – prelude a scenari da America latina con le file fuori dalle banche per ritirare i risparmi. Intanto l'agenzia di rating Moody's ha tagliato il giudizio di affidabilità del debito greco.

In Grecia come in Portogallo, in Spagna come in Italia, il finto benessere del debito pubblico e privato ha gonfiato (alcuni) portafogli ha creato per anni l’illusione di un benessere che veniva alimentato con uno stato sociale sprecone e debordante. Oggi gli elettori tedeschi non vogliono pagare il conto per le cicale mediterranee che aumentavano la spesa pubblica negli anni buoni invece che ridurre i propri debiti e limitare i propri rischi.

Un famoso immobiliarista di Milano poco tempo fa confessava: “Che senso ha che un appartamento a Milano o Roma costi quattro o cinque volte in più dell’equivalente a Monaco o Berlino?”. Risposta: nessuno.

La Germania era e continua a essere la più importante economia europea e il prezzo di un immobile dovrebbe essere più caro lì che altrove. L’asimmetria l’ha creata un finto benessere diffuso, basato su continue iniezioni di debito. Gli immobili nei Paesi ad alto debito sono cioè diventati troppo costosi perché in giro c'erano troppi soldi. In Germania, invece, i consumi sono rimasti contenuti e i prezzi sono rimasti su valori più realistici. Uno squilibrio che non poteva durare.

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