venerdì 23 aprile 2010

“Bastonato dai tuoi giornali”


IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DENUNCIA IL CONFLITTO DI INTERESSI
di Enzo Emiliani

Qualcuno, tra i berluscones riuniti sotto il sole di via della Conciliazione, in una pausa della lunga direzione del Pdl, sibila: “Mancava solo che se la prendesse col Gabibbo”. Eppure l’attacco di Gianfranco Fini a Il Giornale e a Libero (e, in ultima analisi, al conflitto di interessi che condiziona anche la vita politica del Pdl) seppur cominciato con la frase “non credo che sia motivo di polemica”, era un affondo che andava oltre quella che ormai viene derubricata a mezza bocca dai delegati Pdl come “un’antipatia personale”.

Fini chiede l’interruzione delle “bastonature mediatiche”. E, non lasciando spazio a puntini di sospensione, avverte. “Sappiamo di chi sono i giornali, sappiamo che sono gli editori che pagano i direttori...”. Quegli stessi direttori di cui, accusa, negli ultimi mesi ne hanno fatto “oggetto di attenzione”.

Bastava vedere i titoli d’apertura di ieri: “Fini allo spiedo” (Libero) e “Basta liti, andate a lavorare” (Il Giornale), per dare il tratto di quello che è stato negli ultimi mesi. Nella breve replica rabbiosa che il presidente del Consiglio ha riservato all’altro “cofondatore”, la vicenda viene liquidata con un: “Ho convinto un mio familiare a mettere in vendita Il Giornale”. E con una scenetta da piazzista: “Se c’è un imprenditore vicino a te che vuole entrare nella compagine ben venga, io ho dato incarico di trovare sul mercato una catena di imprenditori”.

Ripete di non aver mai parlato a Vittorio Feltri, di aver preso posizioni ufficiali contro alcune uscite del quotidiano di famiglia. e affonda: “E comunque mi sembra che le critiche più forti nei tuoi confronti vengano da Libero il cui editore, Angelucci, proviene da An e mi risulta essere un tuo amico”. Circostanza, quest’ultima, in parte vera, anche se il deputato Antonio Angelucci, capostipite dell’impero che dalle dall’ambito sanitario si è allargato ai quotidiani Libero e Il Riformista, non è tra i firmatari dell’appello dei sostenitori del Presidente della Camera. Tra i finiani, d’altronde, non si vuole aprire un ulteriore solco sulla vicenda che richiama al conflitto di interessi del politico-editore. Si prova anzi a smorzare i toni: “Forse è vero che attaccare Fini fa vendere di più i giornali della nostra parte politica, ma non si può non registrare un evidente accanimento”.

Scherza il direttore Feltri: “Se per Fini il problema siamo io e Trota Bossi non valeva neanche la pena di riunire la direzione del Pdl e fare tanto casino. Bastava un incontro ristretto alla Trattoria Falconi di Ponteranica, il mio Paese. La cena l’avrei offerta volentieri io”. E aggiunge: “Sono sempre disponibile a questa soluzione”.

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