venerdì 23 aprile 2010

Il Pd: “Fosse successo a noi, ci avrebbero dati per morti”


LA CRISI DEL PDL SCUOTE LE OPPOSIZIONI. DI PIETRO: “TROVARE SUBITO UN CANDIDATO PREMIER DEL CENTROSINISTRA”
di Paola Zanca

“Se fosse avvenuto solo un quarto di quello che abbiamo visto alla direzione del Pdl sarebbero scesi in campo tutti i giornali e i talk show a decretare che eravamo finiti”. Sergio D'Antoni, deputato Pd, ha ragione. Ma dovrebbe chiedersi perché nemmeno nell'opposizione nessuno abbia il coraggio di pronunciare la parola “fine”.

Neanche il clamoroso scontro tra Fini e Berlusconi è servito a far parlare una voce sola. L'Udc aspetta di capire che succede. Pierferdinando Casini, presidente del partito, è in viaggio per Torino, dove oggi ammirerà la Sindone.

In religioso silenzioso, fa parlare il segretario Lorenzo Cesa: “Molte cose dette da Fini oggi, noi le affermiamo da due anni. Proprio per essere liberi di dirle non siamo entrati nel 'partito del predellino'. Oggi possiamo dire: siamo sulla strada giusta”. Che si possa o meno incrociare con quella del presidente della Camera, è ancora da vedere. Nessuno vuole sbilanciarsi sulle prossime scelte del co-fondatore del Pdl: “Non possiamo fare congetture su cose di cui non abbiamo la disponibilità – dice il Pd Cesare Damiano – Quello che io vedo è che c'è un cambiamento di logiche che non obbedisce più ai vecchi schieramenti. I partiti che sono nati sulle fusioni hanno grosse difficoltà. Non penso che dobbiamo superare il bipolarismo, ma nemmeno negare che ci siano smottamenti nella politica che preludono anche a possibili scenari nuovi”.

“Lasciamolo lavorare, farà quello che si sentirà di fare”, aggiunge il deputato Pd Luigi Zanda, soddisfatto che in una “una parte politica dove il dibattito non è mai esistito” ora ci sia “una persona che protesta perché vuole esprimere le proprie idee”. Non si fa illusioni, invece, la presidente Pd Rosy Bindi, secondo la quale “non basta un dissidente a fare un partito democratico e plurale”. La deputata Paola Concia, comunque, pensa che “una destra liberale nel nostro Paese potrebbe essere un bene, che noi dovremmo sempre contrastare, ma con cui si potrebbe trovare d'accordo almeno sui fondamenti della democrazia”. E, insieme, arginare la Lega, perchè “io – dice la deputata Pd – a differenza di molti miei colleghi, penso che l'espansione dei leghisti sia un fatto inquietante, che va combattuto”.

“Con Fini si può ragionare” anche secondo il segretario del partito Pierluigi Bersani, che nei giorni scorsi ha definito l'ipotesi del voto anticipato una “pazzia”, ma forse ora comincia a pensare che se anche non saranno domani, alle elezioni si arriverà prima del 2013.

Dunque, stabilire prima il programma, o pensare subito a chi farà il candidato premier?

Bersani proprio ieri ne ha discusso con Di Pietro. Per il leader dell'Idv bisogna cominciare con il toto-nomi. Entro l'anno, dice, va tirata fuori “una persona che esprima una pacificazione sociale e che possa parlare sia all’area occupata dai partiti tradizionalmente di centrosinistra, sia a quell'area dell’astensionismo ma anche dei moderati”.

Bersani, invece, è convinto che prima c'è da pensare ai contenuti. Chi sta fuori, pensa che sbaglino tutti e due.

“Questo scambio di battute ci preoccupa”, dice Claudio Fava, coordinatore di Sinistra Ecologia e Libertà: “Da una parte pensare alla scelta del leader mi pare misurarsi più sulla forza evocativa dei nomi che su quella delle idee. Dall'altra Bersani che dice 'non appoggiamo il referendum sull'acqua pubblica ma siamo amici di chi lo sostiene' ripropone uno dei tanti equivoci del Pd.

O sei a favore o sei contro.

Sarebbe bello che invece di discutere di leader o di 'amicizia' si dicesse qual è l'alternativa che l'opposizione vuole costruire. È su questo – conclude Fava – che si riconquista spessore e consenso”.

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