venerdì 23 aprile 2010

DAI FONDI DISTRATTI ALLA LITE PDL COSÌ NAUFRAGA L’UNITÀ D’ITALIA


Via dal Comitato Ciampi, Maraini, Zagrebelsky, Gregoretti
di Monica Raucci

Lo aveva promesso un anno fa: se le cose fossero andate avanti così, avrebbe abbandonato l’incarico. Ha resistito un altro anno, ma alla fine Carlo Azeglio Ciampi si è dimesso da presidente del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.

“Ragioni di salute”, la motivazione ufficiale, ma che suona a molti come poco convincente. Quel che è certo è che all’interno del Comitato, nato per vagliare le proposte culturali, tira una brutta aria: dopo le dimissioni di Ciampi sono seguite quelle di Dacia Maraini, Gustavo Zagrebelsky, Ugo Gregoretti e Marta Boneschi. “Non contavamo più niente”, dicono. Una bufera che soffia sul clima già avvelenato del Pdl: un anniversario dimenticato dal governo per accontentare la Lega, secondo Fini. Accuse infondate, per Berlusconi, che sbandiera impegno e progetti, come un grande speciale televisivo curato da Giovanni Minoli o il restauro del Monumento ai Mille di Quarto.

In realtà lo stanziamento dei primi veri fondi per la cultura è avvenuto solo tre mesi fa, in fretta e furia, sull’onda delle prime polemiche: 35 milioni di euro che devono andare alla valorizzazione di trecento luoghi della memoria. Ma per anni per l’anniversario non c’era un euro.

Fondi di Prodi. Idee dei saggi

Eppure il governo Prodi nel 2007 aveva stanziato 150 milioni. È allora che nasce la macchina da guerra governativa per le celebrazioni. Il suo fiore all’occhiello è il Comitato dei Garanti, istituito dall’allora ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli e presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Un conclave di saggi per vagliare le proposte culturali. Nomi come Louis Godart, Dacia Maraini, Giovanni Conso, solo per citarne alcuni. Menti, energie, pezzi di storia del Paese di ogni età e ispirazione. Metti insieme Gustavo Zagrebelsky e Giovanni Allevi e vedi cosa esce fuori.

Una straordinaria fabbrica di idee. Passano i mesi e i soldi sfilano via, dalla cultura al mattone, finiscono in gran parte nelle mani dei soliti affaristi e degli amici degli amici. Lavori che erano già stati messi in cantiere da anni. Ma quando arriva il carro dei finanziamenti per l’Unità, tutti ci salgono sopra. E così nel nome del patriottismo che infiamma improvvisamente gli animi, tra le iniziative del 150 esimo anniversario d’Italia finiscono nove progetti, tra cui l’indispensabile aeroporto di Perugia, città, come è noto, simbolo del Risorgimento. E via 20 milioni di euro. Altri 10 finiscono tra Imperia e Sanremo, per opere simbolo della lotta per l’Unità, come un ex magazzino e una sala polivalente, la costruzione di un bed and breakfast e una pista ciclabile, impianti sportivi e perfino un patriottico parcheggio nella frazione sanremese di Bussana. Tutti appalti gestiti dalla cricca di Balducci ma con l’avvallo di un comitato interministeriale(di cui faceva parte anche l’ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro). Si è visto come è andata a finire: sotto il fuoco delle Procure di mezza Italia.

L’avvento di Bondi. Gli affari della cricca

Con l’arrivo di Berlusconi, esce Rutelli ed arriva Sandro Bondi, mentre il vento leghista spazza via i pochi spiccioli rimasti per le celebrazioni: i dieci milioni vanno a coprire il disavanzo dell’Ici. Nelle casse per l’Unità d’Italia non c’è più un euro. Il Comitato dei saggi per un anno non viene convocato. Ciampi scrive, sollecita. Nel 2009 riprendono le riunioni, ma senza fondi non si va da nessuna parte. Le proposte di finanziamento dei comuni muoiono nei cassetti. Al massimo i saggi possono concedere il logo. E così niente soldi a Marsala per il monumento dei Mille, che da 35 anni giace incompiuto. A Caprera, dove Garibaldi scelse di vivere e morire, il sindaco avrebbe voluto risistemare la fortezza per ampliare il museo garibaldino. Poche migliaia di euro. Spera che arrivino. Almeno per ora si deve accontentare dell’impianto antincendio finanziato dalla Protezione civile. Sarà pure poco patriottico, ma meglio di niente.

Anche le proposte degli intellettuali fanno una brutta fine. C’era di tutto: genio e sregolatezza. C’era, per esempio, il progetto di Roberto Faenza, un viaggio attraverso l’Italia filmata dai giovani, o la grande rassegna dedicata al cinema italiano e l’Esposizione sui Macchiaioli, firmate dallo storico Aldo Schiavone, c’erano i video sulla storia delle istituzioni di Carlo Lizzani. Ugo Gregoretti propose una rivisitazione della famosa Mostra delle Regioni promossa nel 1911. In una seduta memorabile, partorì una Esposizione sulla storia della pubblicistica e propagandistica italiana da Napoleone a Berlusconi. E un’altra sui dialetti e le parolacce, con tanto di sala delle pernacchie. Una provocazione ma neanche tanto: aveva capito, dall’alto dei suoi ottant’anni, che per avvicinare i giovani alla storia dell’Italia bisognava parlare un linguaggio diverso da quello delle parate. Tutto finito nel cestino.

Lapidi e dialetti della Gelmini

Ma ora arrivano le buone notizie. Perché quando tre mesi fa si materializzano per magia i 35 milioni, i progetti dei saggi e dei comuni vengono sostituiti, oltre che dall’iniziativa sui Luoghi della memoria, dalle proposte di Berlusconi, anzi, della Gelmini. Il ministro, che vuole eliminare la Resistenza dai programmi scolastici, è il nuovo faro del garibaldismo di centrodestra. Da citare tra le proposte il rifacimento di targhe e lapidi, e il dizionario dei dialetti, di cui esistono edizioni a valanga. Quando Sandro Bondi tre mesi fa le comunicò al comitato, in sala calò il gelo. Volti marmorei e occhi vitrei. “Carine”, sibilò qualcuno. Qualche giorno dopo Gregoretti mandò a Ciampi una proposta di titolo per le celebrazioni: Centocinquanta, la Gelmini canta.

Il 150esimo anniversario dell’Unità è naufragato negli appalti truccati. Alcune opere, come il palazzo del Cinema di Venezia, erano già in ritardo prima che scoppiasse la bufera. L’unica a salvarsi, e a salvare l’Unità, è Torino: fin dall’inizio si è sganciata dalla task force governati-va, costituendo un proprio comitato autonomo e finanziato dagli enti territoriali. Lucio Villari oggi pubblica un libro dal titolo che è subito metafora: “Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento”. E pensare che nel 1911 per il cinquantenario dell’Unità, solo a Roma si costruirono due ponti, un enorme quartiere della cultura in cartapesta, le scuole itineranti nell’agropontino. Altre epoche, altri uomini, altro senso storico.

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