venerdì 23 aprile 2010

Chi non paga la retta ad Adro? Famiglie al limite della povertà




di Elisabetta Reguitti

Una mail, che arriva dal Congo, con l'impegno a versare dei soldi per uno dei bambini della mensa di Adro, nel bresciano. Sembra un paradosso di un mondo alla rovescia e in cui la solidarietà viene da uno dei luoghi della terra dove le persone non hanno neppure le lacrime per piangere.

Ma un missionario, dopo aver letto la lettera dell'imprenditore (pubblicata per esteso da Il Fatto Quotidiano) che saldava i conti della famiglie morose gli ha voluto scrivere: “Caro cittadino di Adro abbiamo letto, qua in Africa, la tua lettera ‘Io non ci sto’: anche noi ci uniamo al tuo messaggio e al tuo gesto. Ti inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini. Sono soldi che molti amici dell’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici so che sono contenti se ne invio una fetta lì a un mondo fatto più di ponti che di barriere. Anch’‘io non ci sto”.

Poche righe scritte da padre Giovanni Piumatti (71 anni di cui 35 trascorsi in missione) comboniano di Pinerolo, ad un'amica di Brescia. “In un mondo come lo sta costruendo una parte di italiani, io non ci sto! La nostra Italia non è mai stata così. A Muhuanga e Bunyatenge, ogni giorno diamo ai 900 ragazzi delle scuole una tazza di masoso”.

Cosa risponderanno ora quelle mamme che erano scese in piazza, “chi non paga non mangia”? Ora che i “furbetti” sono stati “scremati” è interessante sapere chi sono le famiglie candidate al “salto del pasto” proposto dal sindaco leghista Oscar Danilo Lancini?

Lo ha fatto la Camera del Lavoro di Brescia che ha reso noto una piccola indagine. Tra coloro che non avevano pagato la retta ci sono dieci famiglie immigrate che hanno redditi tra gli 8 e i 15mila euro annui; in media si tratta di nuclei familiari di cinque persone (genitori e tre figli). “Nella totalità dei casi stiamo parlando di operai assunti a tempo indeterminato in fabbriche del circondario o nell'edilizia. Quasi tutti hanno fatto e stanno facendo periodi di cassa integrazione”, spiega il segretario generale Damiano Galletti. Quattro famiglie delle dieci stanno pagando un mutuo per la casa, con rate che si aggirano intorno ai 600 euro al mese. Gli altri pagano affitti di circa 400/450 euro al mese. In tutti i casi si tratta di famiglie che risiedono ad Adro da anni e i cui figli sono nati in Italia.

Insomma, fra pochi anni saranno cittadini italiani a tutti gli effetti. “In altri Stati europei avrebbero già acquisito la nazionalità del paese in cui sono nati” sottolinea Galletti, che affronta l'analisi ampliando il discorso.

“Qui non si tratta di nazionalità, perchè anche tra chi ha saldato il dovuto siamo certi ci siano persone, soprattutto italiani, che fanno davvero fatica a sostenere la spesa in questo particolare momento di crisi economica”.

Le famiglie, in media, pagano intorno ai 90 euro per bambino per il servizio mensa. Pochi o tanti che siano sono sempre soldi. Ma questo discorso non sembra interessare molto: il paese di Adro, nonostante tutto, rimane solidale con la linea dura e pura del sindaco Lancini che ha una gestione della “cosa pubblica” piuttosto personalistica.

“La vicenda della mensa ha scoperchiato una situazione più generale” afferma Valerio Del Pozzo, consigliere di minoranza della lista “Linfa” (Lista indipendente nuovo futuro Adro-Torbiato) che parla anche di altri temi. “Il paese ha bisogno di una gestione trasparente degli interessi comuni”. A partire dagli appalti assegnati per il nuovo polo scolastico alle varianti urbanistiche “selvagge” fatte e inserite, in modo arbitrario e senza alcuna discussione, nel piano regolatore. La minoranza punta ad un consiglio comunale straordinario ma non è detto venga concesso dal sindaco.

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