sabato 10 aprile 2010

Carceri: Alfano alla prova della Lega


di Giancarlo Castelli

Nessuno scontro Lega-Pdl sul tema del differimento della pena contro il sovraffollamento delle carceri. “Smentisco di aver avuto un diverbio con Caliendo (il sottosegretario Pdl alla Giustizia, ndr.)”, fa sapere il leghista Nicola Molteni che nega anche, attraverso i suoi collaboratori, di aver parlato di “amnistia mascherata”. Nella trascrizione della seduta dell’8 aprile scorso in commissione Giustizia della Camera, però, l’espressione è ripetuta ben due volte. “Siamo in stand by, attendiamo di incontrare il ministro Alfano per discutere alcuni punti del provvedimento”, minimizzano i collaboratori del deputato della Lega nord.

Non si può parlare neppure di asse Lega-Italia dei Valori, ci tiene a precisare Massimo Donadi, dell’Idv, sulla norma del Guardasigilli che prevede la “messa in prova” all’esterno attraverso lavori socialmente utili per chi deve scontare tre anni di prigione e gli arresti domiciliari per chi è giunto agli ultimi dodici mesi di pena. I dipietristi, anzi, pur dichiarandosi in sintonia con le posizioni leghiste (“la messa in prova è una scorciatoia di non punibilità che lascia impunita la microcriminalità”, ha tuonato in commissione lo stesso Di Pietro), fanno sapere, però, che il loro unico scopo è quello di far esplodere le contraddizioni all’interno della maggioranza. Anche loro, per non lasciare campo ad equivoci, parlano di “amnistia mascherata”.
“Il provvedimento riguarderebbe un numero veramente ampio di persone per le quali si renderebbe necessario uno sforzo enorme da parte delle forze dell’ordine preposte ai controlli, ha detto il capogruppo dell’Idv. Aggiungendo che “è paradossale vedere un governo che ha fatto una propaganda così sgangherata, demagogica e populista sulla sicurezza, intenzionato ad attuare il più grande indulto della storia”. É una questione di puro principio, dice. “Hanno fatto credere all’assalto alla diligenza ed eccoli adesso, con questo atteggiamento furbo, fregandosene della certezza della pena. Quello che vogliamo è far esplodere le contraddizioni all’interno del centrodestra, in primis con la Lega”. Sul sovraffollamento delle carceri, secondo Donadi “esistono altri strumenti come le decine di nuovi penitenziari costruiti e mai utilizzati e che si potrebbero ristrutturare”. E mentre la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno si astiene dal fare dichiarazioni, Rita Bernardini, radicale eletta nel Pd, oltre a rivendicare a sé la mozione sulle carceri che ha portato alla formulazione del ddl Alfano (“ho fatto lo sciopero della fame per questo e ho convinto il ministro”) si propone anche di apportare miglioramenti al disegno già da martedì, quando ricomincerà la discussione in commissione.
“Sul capitolo delle evasioni, che è un punto controverso, proporremo di non considerare quelle precedenti – dice Bernardini – poi, se qualcuno trasgredirà agli obblighi di legge dopo il ddl, verrà sanzionato senz’altro”. Alla prossima seduta saranno rese note anche le cifre di coloro che potranno usufruire del provvedimento. Bernardini ha voluto anche tranquillizzare Donatella Ferranti del Pd che aveva sollevato dubbi sul destino dei tanti immigrati detenuti i quali, una volta usciti per il beneficio della norma, potrebbero non avere un luogo da eleggere a domicilio, rischiando di essere chiusi dentro i Centri di immigrazione ed espulsione. “Nel ddl c’è scritto chiaramente che si può scontare la pena domiciliare anche in un luogo diverso dalla propria abitazione, una procedura senza precedenti – spiega la deputata radicale – la norma recita che si può scontare la pena in abitazione o altro luogo pubblico o privato di cura, accoglienza o assistenza”.
Intanto ieri, un altro morto in carcere e ancora a Sulmona (il terzo in un anno nel penitenziario abruzzese). “Un girone infernale, totalmente invivibile, quello del reparto internati dove è morto l’uomo – fa sapere Giulio Petrilli, responsabile Pd de L’Aquila – un settore che va chiuso immediatamente”.

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