di Bruno Tinti
Per una straordinaria coincidenza, nel giorno in cui, su “Il Fatto Quotidiano” (9 aprile), cercavo di spiegare con la parabola del maestro pedofilo perché non è assolutamente possibile dialogare con B&C; su “Il Foglio Quotidiano”, Andrea Orlando proponeva agli stessi B&C riforme della giustizia su cui si augurava che la maggioranza “invece di fare soltanto gli interessi del suo capo del governo … (accettasse) di riformare la giustizia italiana in modo il più possibile condiviso”. Sicché, temo che il nostro maestro (sempre con riferimento alla parabola della mia rubrica) ce lo terremo per parecchio e che continueremo a chiacchierare di progetti destinati a restare lettera morta: che B&C accettino riforme che avrebbero l’immediato effetto di mandarne in galera un congruo numero mi pare veramente ipotesi irrealizzabile; e non capisco come persone oneste e avvedute possano seriamente prospettare un’ipotesi del genere.
In ogni modo, discutendone come di una esercitazione accademica, si può convenire sul fatto che bene sarebbe depenalizzare sostanziosamente codice e leggi penali; mi corre l’obbligo di far notare a Orlando e ai suoi amici che questa depenalizzazione, affidata a B&C, farebbe sparire falso in bilancio, frode fiscale, insider tranding e corruzione; e, affidata a un dialogo costruttivo, non potrebbe mai essere realizzata perché una magistratura liberata da processi per guida senza patente e truffa a danni del Comune per sosta con tagliando falsificato avrebbe tempo per dedicarsi ai reati di cui sopra, con ovvio disgusto di B&C.
L’abolizione di una notevole quantità di Tribunali e Procure (circa 100) è altra riforma su cui non può che convenirsi. Peccato che se ne parli da 40 anni e che, da allora, molti governi di cosiddetta sinistra hanno avuto la possibilità di realizzarla. Non un solo Tribunale è stato abolito; in compenso ne sono stati inaugurati parecchi. Con grande soddisfazione di magistrati che hanno visto aumentare i posti di capi di ufficio a loro disposizione; di avvocati che hanno potuto contare su riserve di caccia protette, evitando la concorrenza dei loro colleghi delle grandi città; e di politici locali che hanno potuto utilizzare gli uffici giudiziari periferici come occasione di assunzioni e raccomandazioni gradite ai loro elettori. Tutta gente che vota, naturalmente.
La riforma delle notifiche è altra soluzione su cui non si può che convenire. Il problema è che soltanto una è concretamente possibile: prevedere che le notifiche siano effettuate solo agli avvocati a cui sarà addossato l’onere di avvertire i loro clienti; i quali, dal canto loro, dovranno avere la buona abitudine di farsi vivi ogni tanto, chiedendo “ci sono novità?”. In fondo il processo è cosa che li riguarda direttamente, se non hanno voglia di informarsi, deve essere lo Stato italiano a fargli da balia? Peccato che non un solo avvocato italiano accetterà una soluzione del genere. E siccome gli avvocati sono più di 220.000, non un solo politico correrà il rischio di promuovere una riforma che gli farà immediatamente perdere una simile massa di consensi.
La cosa che fa più rabbia è la disponibilità dimostrata da Orlando quanto a cosiddetti tempi massimi del processo; passato un po’ di tempo, si dovrebbe dire ai cittadini (imputati e parti offese): è scaduto il termine, abbiamo scherzato. Insomma il berlusconiano processo morto non è poi la tragica commedia inventata da B&C per evitare di finire in galera: è qualcosa di cui si può discutere, ipotizzando “un percorso di convergenza pluriennale verso un range omogeneo a livello nazionale”; qualsiasi cosa questo voglia dire.
Il mistero sulle concrete riforme che il Pd auspica si infittisce quando si affronta il tema dell’obbligatorietà dell’azione penale; altro cavallo di battaglia di una classe dirigente dedita al malaffare, che, nella possibilità di autoimmunizzarsi attraverso un elenco di reati per i quali non è affatto necessario indagare e fare i processi, vede la soluzione a tutti i suoi problemi. Cosa propone Orlando?: “sarebbe matura una riflessione sulla rimodulazione dell’obbligatorietà attraverso l’individuazione di priorità che non limitino l’indipendenza del pm. Esistono diverse ipotesi ragionevoli … se la maggioranza dimostrasse di voler discutere con serietà il Pd è pronto a confrontarsi senza pregiudizi”. Su che ci si dovrebbe confrontare non si sa. Però il pregiudizio di rifiutare che B&C (e anche qualcun altro) si sottraggano alla meritata galera con l’ennesima legge immonda e incostituzionale, questo sappiamo che il Pd non ce l’ha.
Si dice che ridendo dei propri mali si trova, talvolta, qualche conforto; e, in effetti, il sarcasmo è un rifugio molto frequentato. Questa volta vorrei provare a far capire seriamente a Orlando e ai suoi amici che, se avessero lottato per due o tre cose, il confitto di interessi, il falso in bilancio, le intercettazioni (vi ricordate l’abominevole progetto a firma di Mastella?), affrontando le loro responsabilità negli anni in cui erano al potere; ecco, oggi sarebbero davvero possibili dialoghi costruttivi. E nessuno penserebbe che queste proposte siano un’ingenuità, un errore o, peggio, una complicità.
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