giovedì 8 aprile 2010

Dal parlamentarismo al presidenzialismo

Presidenzialismo, semipresidenzialismo, cancellierato. Il dibattito sulle riforme istituzionali riporta in primo piano formule che corrispondono ai sistemi vigenti in altri paesi europei e non. In questa scheda una rapida panoramica di cosa c'è dietro a queste parole spesso un po' criptiche. A partire da una rapida considerazione su come funziona attualmente in Italia.

All'italiana: parlamentarismo. Da noi, infatti, vige un sistema parlamentare nel quale, cioé, il presidente del Consiglio, incaricato dal Capo dello Stato, riceve l'appoggio della maggioranza del Parlamento (formato da due Camere) e governa forte di questo appoggio. Il premier ha poteri esecutivi ma i suoi poteri sono limitati da quelli, particolarmente rilevanti, del Parlamento che fa le leggi. Il capo dello Stato ha funzioni di garanzia, rappresenta lo Stato, nomina il premier e promulga le leggi. Il centrodestra (ma ormai anche il centrosinistra) vorrebbe rafforzare i poteri dell'esecutivo affidando un ruolo esecutivo a un presidente della Repubblica o a un premier eletto direttamente cui deriverebbe la forza dell'investitura popolare. Di sicuro, come ha fatto notare Fini, un sistema diverso dall'attuale non può però prescindere da un'attenta ricognizione del funzionamento attuale e dalla costruzione di un equilibrio diverso attraverso una serie di correzioni. Dovunque, infatti vigono sistemi presidenziali o "semi" con poteri forti all'esecutivo, ci sono importanti contrappesi (basti pensare agli Stati Uniti) che limitano il raggio d'azione del presidente. E non è neppure ininfluente il sistema elettorale. Di certo il nostro "Porcellum", proporzionale con premio di maggioranza per garantire la governabilità sarebbe inadatto a un semipresidenzialismo che si basa sempre su un maggioritario. In Francia, anche col doppio turno.

Alla francese: il semipresidenzialismo. Il presidente della repubblica viene eletto direttamente dal popolo ogni 5 anni (al massimo 2 mandati consecutivi). Il presidente è capo del governo, può convocare le elezioni in qualunque momento, revocare i ministri ed ha autorità esclusiva sulla politica estera. L'esecutivo ha però anche un primo ministro nominato dal presidente e quasi privo di autonomia. Con la riforma del 2003 si evitano le paralizzanti 'coabitazioni' frequenti in passato fra presidente e premier di diverso segno politico. Adesso le elezioni parlamentari si tengono anch'esse ogni 5 anni, subito dopo quelle presidenziali, con altissima probabilità quindi che il capo dello stato si trovi a guidare un governo dello stesso colore. In questo quadro, il premier segue le indicazioni del presidente della repubblica anche per gli affari interni.

Alla tedesca: il cancellierato. Nel sistema tedesco il presidente della repubblica, eletto dal parlamento, è una carica di garanzia, come oggi in Italia, che assicura l'equilibrio dei poteri e promulga le leggi. La Germania è una federazione di stati (lender) con forte autonomia locale. Il governo federale o centrale è guidato da un cancelliere (primo ministro), cioè il leader del partito che vince le elezioni. Tecnicamente tuttavia il cancelliere è proposto dal presidente al parlamento appena eletto, ed è votato dai deputati. Il cancelliere per costituzione indirizza l'azione di governo, "fissa le direttive politiche generali e ne assume la responsabilità". In Germania è il presidente che scioglie il parlamento e indice nuove elezioni, solo se il cancelliere non ha più la fiducia parlamentare. Esiste però l'istituto della 'sfiducia costruttiva': il parlamento sfiducia un premier e può eleggerne contemporaneamente un altro.

Alla spagnola: La Spagna è una monarchia costituzionale: il re ha grosso modo le stesse prerogative istituzionali del presidente della Repubblica italiana. Il presidente del governo (premier) ha un ruolo simile a quello che riveste attualmente il presidente del consiglio dei ministri in Italia: in teoria può anche sciogliere le camere, previa però una deliberazione del consiglio dei ministri e "sotto sua esclusiva responsabilità". Il re deve però ratificare con decreto questa decisione. La costituzione in ogni caso prevede anche la possibilità di mozioni di sfiducia 'costruttiva' delle camere al governo, come in Germania.

Alla inglese: il primo ministro 'forte'. Nel regno britannico il capo dello stato è il re (o, attualmente, la regina). Il primo ministro ha poteri molto vasti. Diventa automaticamente primo ministro il leader del partito di maggioranza in parlamento (anche se 'eredita' la carica da un dimissionario). Il premier ha il potere di convocare le elezioni in qualunque momento nell'ultimo dei suoi 5 anni di mandato e di revocare i suoi ministri.

All'americana: il presidenzialismo "puro". Il presidente degli Stati Uniti d'America guida il governo federale. Sceglie i suoi ministri (che possono però non essere accettati dal parlamento). Può revocare i ministri e firma lui stesso le leggi approvate dal parlamento. Ha quindi poteri amplissimi, bilanciati però dal fatto che il suo mandato è di soli 4 anni, rinnovabile solo una volta, e che le elezioni parlamentari rinnovano interamente la camera dei deputati ogni 4 anni, a metà del mandato presidenziale: il popolo scontento può quindi votare un parlamento di segno diverso dal capo dello Stato.

(08 aprile 2010)

1 commento:

Francy274 ha detto...

Perchè non un sistema rausso o libico? Mi meraviglio come non ci abbiano pensato, o è forse questa la meta finale??