giovedì 22 aprile 2010

Direzione Pdl, Fini attacca su Lega e giustizia E' scontro con il premier: «Lascia Montecitorio»


Rivendica risultati e successi del governo, assicura che la democrazia è la stella polare del partito, promette il congresso nazionale entro l'anno e si impegna a fare le riforme «con il consenso di tutti».

Al suo ingresso nell'Auditorium della Concilliazione, Berlusconi è stato salutato con una standing ovation da parte della maggior parte dei delegati. Da qui, l'invito del Cavaliere a «risparmiarsi» senza «disperdere le forze in manifestazioni di prima mattina».

Il premier ha quindi messo ordine in sala: «Mi raccomando, abbiate un assetto ordinato perchè dall'ordine fisico può derivare un ordine mentale», ha detto. Poi, una piccola bacchettata ai giornalisti: «Conosciamo i nostri amici dell'informazione che sono capaci di puntare le telecamere su tre poltrone vuote per dire che siamo pochi», ha detto Berlusconi chiedendo ai presenti di prendere posto. «Vi prego - ha detto -, è veramente importante anche che per quanto riguarda la durata della Direzione mantenere l'ordine non fare capanelli se dovete parlare. Cercate di stare doverosamente attenti nei confronti di chi parla: noi siamo il partito della moderazione e chiederei a tutti di essere moderati».

Nel suo intervento alla direzione nazionale del Pdl, Silvio Berlusconi sceglie un approccio morbido verso le richieste del gruppo di Fini. L'apertura più evidente riguarda l'impegno sulle riforme, da fare cercando l'accordo di tutti, come chiede Fini. «Mi sono impegnato con l'opposizione - dice Berlusconi - di mandare avanti le riforme soltanto se sapremo trovare un accordo perchè le istituzioni riguardano tutti i cittadini e quindi è giusto che le riforme siano fatte con una grande maggioranza di cittadini».

Ma un'apertura alle istanze finiane può essere letta anche nella possibilità di convocare entro l'anno il congresso che poi potrebbe ripetersi ogni anno. Forse anche per questo Berlusconi respinge le critiche sulla mancanza di democrazia nel Pdl. «Non ritengo si possa dire che il nostro non sia e non sia stato un partito democratico».

E mette l'accento sui consensi che gli vengono dai cittadini: «Il presidente del Consiglio - sottolinea parlando di se stesso in terza persona - ha il 63,33 per cento: un consenso bulgaro». Secondo sondaggi da lui commissionati, «il governo ha il 48%, risultato straordinario in un momento di crisi, ed il Pdl il 38,8 per cento». Mentre lui snocciola i dati Fini non applaude.

Berlusconi sottolinea come il governo e la maggioranza, nei due anni di vita dell'esecutivo, abbiano vinto tutte le elezioni. «I risultati - dice Berlusconi - hanno premiato i risultati del governo di questi due anni sono eccezionali. Perchè in Europa tutti i governi sono stati penalizzati dalla crisi internazionale nelle elezioni di medio termine, e noi siamo davvero l'eccezione». Oltre che con la convocazione dei congressi, il premier insiste sul tasto della democrazia interna dicendo di voler «moltiplicare i luoghi di confronto».

La sua proposta è di riunire l'ufficio di presidenza l'ultimo giovedì di ogni mese e la direzione nazionale ogni due mesi. Quanto alle polemiche o alle accuse di cesarismo - comunque non ricordate nel suo discorso - Berlusconi ha fatto presente che per quanto riguarda gli organigrammi così come per i candidati alle Regionali «il presidente del partito non ha mai imposto la sua volontà: non c'è un solo uomo - ha detto - in nessun posto che il presidente abbia imposto. Quando mi chiedono qualcosa - ha detto ancora Berlusconi sorridendo - la mia risposta è sempre la stessa: sono ai vostri ordini». «Siamo nella situazione - aggiunge - di poter guardare con fiducia e ottimismo ai prossimi tre anni di lavoro. In genere, mai nessun governo ha potuto contare su un'intera legislatura, in media duravano 11 mesi, noi abbiamo il merito e la fortuna di avere tre anni di lavoro davanti per completare la realizzazione del nostro programma».

E anche per questo, ha concluso, «credo che questo incontro possa essere molto positivo» perchè «affrontiamo la direzione con l'animo sereno di chi sa di aver adempiuto al suo dovere».

«Al nord siamo diventati come la fotocopia della Lega». Ed ancora: il Carroccio «ci sta omogenizzando». Le accuse sono di Gianfranco Fini alla direzione del Pdl. Il presidente della Camera alla platea della direzione pone degli interrogativi: «Qual è la bandiera identitaria del partito al nord? Al nord abbiamo alzato la bandiera dell'abolizione delle province? Abbiamo alzato la bandiera della privatizzazione delle municipalizzate che sono diventate il tesoretto degli amministratori leghisti in attesa di mettere le mani nelle banche?». Per Fini «Bossi sa quello che vuole», non si tratta - dice - «di una polemica nei confronti della Lega. Io ho fondato il Pdl non per dar vita ad un'unica associazione tra Pdl e Lega. La Lega è un alleato strategico, ma il Pdl è la fotocopia della Lega. L'identità della Lega è chiara, quella del Pdl molto meno», osserva l'ex leader di An. La terza carica dello Stato premette che «questo non vuol dire remare contro o attaccare il governo. C'è - spiega il presidente della Camera - un certo appiattimento sulle posizioni leghiste al nord e questo è pericoloso. Alcune linee del governo sono orientate dalla Lega», conclude Fini. «Non dirò mai che Bossi non è sensibile agli interessi nazionali ma per il Pdl i decreti attuativi sul federalismo vanno fatti ad ogni costo? Sì, ma compatibilmente solo con i fondi a disposizione».

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