22 Aprile 2010
Tiziano Scolari.
BUSTO ARSIZIO - "E' giusto scandalizzarsi per la morte di Matteo Cucchi, ma quello è solo l'effetto, ragioniamo sulle cause". La presentazione di "La mia vita dentro" che si è tenuta mercoledì 21 aprile a Busto Arsizio si è trasformata in una riflessione sul carcere di ieri, oggi e domani.
Cos'è il carcere? "Dal punto di vista gestionale rimane una macchina infernale che demolisce le persone deboli e sensibili e fa diventare i cattivi ancora più agguerriti". Luigi Morsello sa bene cosa accade quando si chiudono i cancelli. In quarant'anni è stato direttore di sette carceri e funzionario dirigente in altre 22 strutture. Ieri era a Busto Arsizio per presentare "La mia vita dentro" un libro di memorie in cui racconta le facce e le storie di chi dietro le sbarre è costretto a starci.
La realtà del carcere è oscura e nascosta agli occhi di chi sta fuori. "Ma non è vero!" si accalda Morsello. "Rimane oscura se i dirigenti decidono di tenere quel mondo separato da quello esterno. Ma la legge stessa prevede la partecipazione della realtà esterna all'attività educativa del carcere". Morsello in quarant'anni ha cercato più e più volte di portare luce nelle celle. "Nel piccolo carcere di Lodi ho invitato la cittadinanza ad entrare. Sono venuti in cento". Nel 1972, un secolo fa, ha organizzato un pranzo con detenuti, personali e parenti. A quel tempo ai detenuti non era neppure permesso guardare il telegiornale e i programmi, concessi solo per tre sere a settimana, erano scelti dalle guardie carcerarie.
SITUAZIONE DRAMMATICA
Roberto Ormanni, curatore del libro, parla delle scelte che hanno portato alla stesura del testo. "Non è un libro di denuncia perché quelli non servano a nulla. Provocano l'indignazione che dura un solo giorno. Serviva invece un racconto, una favola". Ormanni è molto duro sull'attuale situazione delle carceri. "Da decenni si parla di emergenza, ma poi nulla cambia. E' questa la cosa drammatica". Nonostante questo le carceri non scoppiano, o almeno non ancora. "La struttura delle carceri funziona perché le persone che ci lavorano dentro, nonostante tutto, la fanno funzionare". Anche grazie a una sorta di "carcerite" che prende le guardie che con passione fanno quel lavoro. "E' giusto indignarsi perché Matteo Cucchi è morto. Ma quello è solo l'effetto di una situazione. Delle cause invece non si parla mai, perché è più comodo non parlarne".
BOSSI – FINI LEGGE CRIMINOGENA
Le cause vengono individuate nell'incompetenza di molti direttori e capi dipartimento, nel sovraffollamento delle strutture "che si previene agendo sulla legislazione, non si combatte quando è già in atto" dice Morsello e con interventi legislativi. "Ci sono più di 200 reati che oggi non hanno più senso, ma che rallentano la giustizia" spiega ancora l'autore del libro "e ci sono anche leggi come la Bossi - Fini che hanno effetti criminogeni". Alla libreria Boragno era presente anche Salvatore Nastasia, direttore della Casa Circondariale di Busto Arsizio, la cui situazione non è diversa da quella degli altri carceri della penisola. Attualmente i detenuti presenti sono circa il doppio rispetto a quelli previsti. Questo nonostante la casa circondariale di Busto sia all'avanguardia per quanto riguarda tutta una serie di progetti, anche di inserimento lavorativo. 48 detenuti lavorano all'interno del carcere producendo cioccolato. "La più grande iniziativa a livello nazionale di lavoro all'interno di un carcere" sottolinea Rita Gaeta, responsabile dell'area educativa. Una piccola luce in un mondo che sembra buio.
2 commenti:
Non male anche questa recensione.
Ciao
Madda
p.s.
Presto ti manderò la mia.
Ma non la chiameremo recensione.
Mica sono una giornalista!
CHIAMALA COME VUOI, MA MANDAMELA!
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