domenica 18 aprile 2010

Finiani con il fiato sospeso. In attesa di giovedì


IL PRESIDENTE DELLA CAMERA HA FISSATO IL GIORNO NEL QUALE SCIOGLIERÀ LA PROGNOSI SUL FUTURO
di Sara Nicoli

Ma quante sono le truppe di Fini? E, soprattutto, tutti i fedelissimi del presidente della Camera sarebbero in grado di fare la differenza? Domande che rimbalzano nei palazzi del potere e a cui nessuno, al momento, sembra in grado di dare risposte concrete. Così, mentre Berlusconi, di passaggio in Padania, ribadisce di sperare che “la situazione si compatti, ma se questo non succede non ci sono problemi” per poi lanciare, con parole prudenti, un segnale di pace verso Fini sottolineando che “le riforme istituzionali non sono poi così importanti e comunque sentiremo tutti”, par di capire che l’attesa vera sia tutta legata a cosa dirà il presidente della Camera giovedì, quando si aprirà la direzione del partito.

Le truppe finiane sono schierate. Ieri si sono visti a pranzo, da Clemente alla Maddalena, quello che fu il ristorante preferito di Mastella, per decidere il da farsi. ''La verità è che nessuno di noi vuole fare la fine delle camicie brune che vennero trucidate nella 'notte dei lunghi coltelli' – rivela alle agenzie un finiano che non era presente al pranzo – e vogliamo continuare a difendere Berlusconi, ma senza essere uccisi dalle camicie verdi di Bossi''.

Il paragone è un po’ ardito, ma dà il senso di cosa si pensa davvero nell’area degli ex. ''Noi non vogliamo essere messi all'angolo da nessuno – ha proseguito il parlamentare - ma non vogliamo uscire dal Pdl. Nessuno vuole tradire, se c'è qualcuno che ha tradito qui è Bossi, che sta svuotando Berlusconi dall'interno, non certo Fini che invece ha il coraggio di litigare con lui''.

''Vorrei ricordare – ha proseguito - che il leader del Carroccio tradì Berlusconi nel '94, quando quest'ultimo ricevette l'avviso di garanzia ed era in una posizione di debolezza massima. Fini, invece, non solo ha messo il suo 30% nel progetto politico. Questa è lealtà, non tradimento''. E proprio perché “il tradimento non è nel nostro dna” che anche il finiano Andrea Augello ha smentito di pensare a gruppi parlamentari autonomi. «Al momento - spiega Andrea Augello - nessuno ne parla, anche perchè non è chiaro da chi e rispetto a chi dovrebbero essere autonomi, casomai sarebbe meglio una corrente, come una volta nella Dc”.

Tra i finiani, però, comincerebbe a circolare anche un'altra idea: “Fini leader di quello che ora viene chiamato il partito del Sud? Un conto sarebbe se a guidarlo fossero Miccichè o Lombardo, un altro sarebbe se vi si mettesse a capo Fini, no?''. Poco credibile.

Più verosimile, invece, l’idea, al di là delle parole, stia puntando alle elezioni anticipate per addossare a Fini la responsabilità di far finire anticipatamente la legislatura. Questo desta allarme tra i finiani, consapevoli anche che la loro scelta di campo pro Fini risulterebbe fatale per una ricandidatura. Qualcuno (per primo Berlusconi, in verità: “Non mi incastreranno come nel ‘95”) ha paventato l’ipotesi di un governo istituzionale, ma a tirare con forza il freno a mano su questa eventualità è stato un altro finiano doc, Carmine Briguglio: “Il potere di scioglimento delle Camere spetta al Capo dello Stato e tutti sanno che non ci sono nè le condizioni politiche, nè i numeri”. Sciocchezze, dunque? Intanto, in casa ex An si continuano a fare i conti. Alla direzione del partito di giovedì ci vogliono arrivare tutti preparati.

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