di Marco Palombi
Ma quanti sono questi 11 finiani? La domanda è legittima visto che i numeri dati dal buon Denis Verdini dopo il voto sul documento nella Direzione del Pdl fanno a cazzotti con la realtà: undici, ha scandito il banchiere toscano prestato alla politica, un astenuto (cioè Beppe Pisanu) su 171 presenti, quindi i voti favorevoli sono stati 158. Insomma i ribelli valgono all’ingrosso il 6%. Un trionfo numerico che è anche tornato utile: “Non si fa il presidente della Camera col 6%”, minacciava Berlusconi.
Solo che le cose non stanno proprio così. Intanto i voti contrari al testo che esprime “gratitudine” al Cavaliere e vieta le correnti non sono 11, ma quindici (almeno).
Questa la lista dei “reprobi ” ricostruita da “Il Fatto”: Andrea Augello, Roberta Angelilli, Carmelo Briguglio, Italo Bocchino, Cesare Cursi, Aldo Di Biagio, Fabio Granata, Donato Lamorte, Silvano Moffa, Flavia Perina, Francesco Pontone, Andrea Ronchi, Salvatore Tatarella, Adolfo Urso, Pasquale Viespoli. Quindici. E all’appello mancano sicuri finiani come Enzo Raisi e Benedetto Della Vedova (quest’ultimo sicuramente assente al momento del voto) o presumibili come Antonio Mazzocchi e Antonio Pepe. E si sta parlando dei soli membri della Direzione del partito.
Altro capitolo oscuro è quello sul numero dei presenti al momento del voto. Quanti erano? Nessuno lo sa. Né quelli del Pdl, che non li hanno contati, né i giornalisti visto che - dopo lo scontro Fini-Berlusconi - la regia tv di Euroscena ha smesso di inquadrare la platea. L’unica cosa certa è che, anche in questo caso, i numeri ufficiali non sono corretti: Verdini, esclusi gli assenti “per motivi di salute” Dell’Utri e Frigerio e tolti gli undici che erano in realtà quindici, s’è appropriato di tutti gli aventi diritto al voto. In molti però, quando alle 18.30 si è votato, erano già andati via: basti citare il caso di Della Vedova, assente e finiano ma conteggiato tra i sì.
Da testimonianze raccolte fra chi c’era, i votanti al momento di alzare le tessere erano un centinaio e secondo alcuni addirittura sessanta.
Il peso di Fini nella direzione di ieri, dunque, oscillerebbe in realtà tra il 15 e il 25%. Verdini ieri ha ribadito la linea ufficiale: i no li abbiamo “controllati tre volte”, quindi tolti quelli e Pisanu gli altri – “tutti presenti” visto che la mattina avevano ritirato il badge – erano favorevoli. “Se fossimo davvero solo 11 non si sarebbero neanche posti il problema”, diceva invece Della Vedova dopo aver partecipato ad un incontro con Fini a Montecitorio. Anche così, comunque, un bel pezzo della ex An s’è schierata col Cavaliere.
“Visto che sono un po’ il decano di quel partito – racconta Donato Lamorte, l’uomo più vicino a Fini – qualcuno era un po’ imbarazzato a salutarmi. Gli ho detto di stare tranquilli. D’altronde noi vogliamo che il Pdl sia un partito, non l’azienda di qualcuno”. L’aria che tira comunque non è delle migliori: il presidente della Camera, aspettandosi attacchi a raffica, ha deciso che andrà a spiegarsi in tv in prima persona (già domenica sarà a “In mezz’ora” e martedì ospite di “Ballarò”).
Nessun commento:
Posta un commento