17/04/2010
Mario Farisano aveva 44 anni. Se avesse fatto politica sarebbe stato un «giovane» di quelli che tutt'al più si cooptano e li si lascia a far bella mostra di sé senza poteri né denari in qualche segreteria in attesa che «crescano», campa cavallo. Invece faceva l'addetto ai forni in fonderia ed era vecchio. Vecchio per ricominciare da capo, troppo stanco. Licenziato dalla fabbrica passava il tempo su Facebook, «Noi, 106 licenziati della Remopress». Due parole tra quelli che dello scudo fiscale non gliene frega niente, del legittimo impedimento nemmeno, non è storia loro: due parole per dire ciao, tu come fai con le bollette questo mese, non ho idea, e con la mensa dei bambini, non lo so, e tu? Andate a vedere.
Meno male che in Emilia, per ora, ai figli di quelli come Mario la mensa gliela passano comunque. Il karaoke in garage non gli veniva più voglia di usarlo perché a 44 anni portare i figli a scuola tornare a casa e passare tutto il giorno al computer è dura. Se tua moglie ha perso il lavoro come te anche più dura, le gocce contro la depressione non bastano. Così ieri mattina Mario ha portato la figlia piccola all'asilo, è tornato a casa e si è chiuso in garage. Si è impiccato con la corda per saltare della bimba. Chissà cos'ha pensato mentre la teneva in mano. Veniva dalla Basilicata. Doveva essere un'altra vita.
C'è un'Italia divorata dai mostri, nessuno ha più voglia di guardarla negli occhi ma è lì. Una ragazza si è uccisa per le violenze subite, a Viterbo. Un uomo è stato ammazzato a pistolettate per strada a Torino. I leghisti pronti alla manifestazione contro la bambina musulmana sepolta con la testa rivolta alla Mecca hanno ricevuto ordine di rinviare il volantinaggio. Lasciamo perdere, tanto ormai è morta. Facciamo tesseramento, piuttosto.
Come conseguenza del patto di stabilità i comuni, lo raccontiamo nel dettaglio, gestiscono asili in leasing e asfaltano strade a rate. Non c'è un euro in cassa, nemmeno all'Aquila per ricostruire il centro dov'era. Parole tante. Poi davanti ai morti che le smentiscono si voltano le spalle. Rita Borsellino riprende le parole di Claudio Fava sull'attacco a Gomorra: «È un favore alla mafia», Roberto Saviano l'ha spiegato bene. Solo la parola può seminare indignazione, ribellione.
Però poi ieri in piazza a sostenere i medici di Emergency eravamo in tanti. I ragazzi che ci scrivono non mollate migliaia. La passione per la politica, a dispetto dello stato in cui è ridotta, rinasce tra chi ha vent'anni. Sulle questioni concrete, sulle unioni civili e sul diritto alla salute, sul lavoro precario e sulla difesa delle libertà.
Ci sono nuovi gruppi di giovani al lavoro, ve ne parleremo presto: progettano cose semplici e mirabili. Anche noi siamo in marcia, questa settimana l'Unità mobile, la redazione itinerante sarà in Emilia: ci avvicineremo insieme al 25 aprile. Il sindaco di Reggio ha scritto un bell'articolo, oggi, per le nostre pagine di «Cantiere per la sinistra»: sono più di cento gli interventi pubblicati e da pubblicare. Quasi tutti dicono: resistere, fare argine, indicare una meta. Perché poi ai figli qualcosa dovremo dire, fra vent'anni. Qualcosa che non sia: avevamo altro da fare. Qualcosa che somigli a non abbiamo smesso di crederci neanche un minuto.
3 commenti:
La civiltà di un popolo si espande attraverso le mura delle sue carceri.. Ora sappiamo che i suicidi dilagano ovunque, grazie a questa classe politica che ci ha resi tutti "prigionieri forzati", dentro e fuori quelle mura!
Ho grande fiducia nei giovani che grazie al Cielo, a differenza degli adulti, amano imitare i coraggiosi.
L'Italia è ormai alla svolta finale.. e sarà dura, ma non per il popolo questa volta!!
Hanno perso, sono al Governo per i voti del 50% degli aventi diritto.. dettano leggi per un misero pugno cifre irrisorie, e lo sanno bene!!
E' una storia molto triste, è la storia di un essere umano stritolato dall'indifferenza dello Stato e cche giunge a compiere un gesto estremo, con la corda per saltare della figlia. Immagino la grande solitudine di quest'uono fragile, cui era stata sottratta la speranza e con essa il lavoro. A lui va tutta la mia comprensione e alla famiglia che ha lasciato. Nutro invece disprezzo che l'indifferenza dela comunità in cui viveva. Questi gersti sono frutto anche della mancanza di solidarietà sociale.
E'vero Luigi, spesso sento raccontare storie del passato in cui la gente si aiutava a vicenda nella difficoltà della povertà.
Nei paesi del Sud ancora esiste questo senso di solidarietà, forse perchè si è un pò tutti parenti e amici.
Povero Uomo, io l'ho visto con quella corda in mano come fosse l'unica fuga dalla sua disperazione.. e povera bimba che ha perso il Suo papà.
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