a cura di Francesco De Filippo, Roberto Ormanni
Anno: 2010
Euro: € 14,00
N° pagine: 203
Edizioni: Infinito
È la prima volta che a parlare del carcere è un direttore di professione che di penitenziari ne ha visti di tutti i tipi: Luigi Morsello per 36 anni è stato direttore di sette case di reclusione, un istituto minorile ed è stato in “missione” come funzionario dirigente in altre ventidue carceri italiane. Dai penitenziari di massima sicurezza a quelli di “custodia attenuata” per il reinserimento dei detenuti. La storia passa anche attraverso le prigioni e gli anni raccontati dall’integerrimo direttore sono quelli che vanno dal 1969 al 2005, anni bui per l’Italia e per il carcere. Istituzioni totali, così sono qualificati gli istituti penitenziari da numerosi studiosi, ma la definizione non coglie il flusso della vita che si svolge dentro “l’interscambio tra custodi e custoditi” e trascura anche la considerazione del “vissuto di ogni detenuto prima del suo ingresso nell’istituto e che egli porta, irrimediabilmente e spesso faticosamente, con sé”.
Cosa fa un direttore di carcere, quale è la sua ‘missione’ quali i rapporti tra direttore e agenti di custodia? Parte con il rispondere a queste domande il testo, poi, mano a mano si inoltra nei luoghi del carcere e nell’esperienza di lavoro di Morsello che percorrono anche gli anni di Piombo.
Il direttore parla di sé del male oscuro che lo ha colpito negli anni, la depressione, dei suoi istinti suicidi, del tentato suicidio nel carcere di Pavia nel 1992, delle continue vessazioni subite e della malattia che il 21 gennaio del 2003 gli diagnosticarono “disturbo bipolare dell’umore”. Custodire e rieducare, una difficile sintesi, due finalità che sembrano in contrasto tra loro e che solo rigore e umanità possono comporre. “L’autore che di istituti ne ha diretti tanti in diverse regioni d’Italia, abbraccia circa mezzo secolo – scrive nella postfazione Pierluigi Morini, psicologo consulente della Casa circondariale di San Vittore – svela i sottili particolari del complesso e solo apparentemente caotico dispositivo carcere con una testimonianza storica lucida e attenta al contesto sociale e culturale del ‘fuori’.
http://www.infinitoedizioni.it/
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