venerdì 23 aprile 2010

L’esplosione del Pdl


UNA STRADA SENZA RITORNO
di Sara Nicoli

L’autocritica di Fabrizio Cicchitto è lo scatto che illumina la giornata più brutta del Pdl dalla sua nascita: “Sembriamo un gruppo di matti che dopo aver vinto le elezioni si dilania”. La parola ci sta davvero tutta: dilaniati. Eccolo qua il Pdl di oggi. Spaccato come una mela e incapace di trovare una via d’uscita onorevole ad uno scontro interno che rischia di logorarlo lentamente ancor prima della fine della legislatura. Quel Pdl fondato solo un paio d’anni fa da Fini e Berlusconi, partito di maggioranza di governo, ieri è esploso in diretta tv con lo scontro frontale tra i due co-fondatori ed ha lasciato solo macerie sul campo. E quel documento che, alla fine, avrebbe voluto chiudere in modo ecumenico lo scontro, ha visto comunque emergere quella corrente che Berlusconi ha temuto fino all’ultimo come la peste: 11 finiani, capitanati da un vecchio “camerata” del Msi come Donato La Morte, che non hanno voluto sottoscrivere nulla, stigmatizzando così il dissenso politico più profondo: “Quel documento - ha commentato La Morte - non poteva essere accettato”.

I finiani di più stretta osservanza non avrebbero mai votato un testo in cui si definivano “poco comprensibili e pretestuose le polemiche”, dove “le ambizioni personali e le correnti” venivano condannate senza appello e dove si ribadiva “fedeltà e gratitudine al Cavaliere” in nome di un rinnovato centralismo democratico che in bocca a Berlusconi sconcerta. E infatti non lo votano. Mentre Beppe Pisanu si astiene. In realtà, i fedelissimi del presidente della Camera, iscritti a parlare fin dalla mattina, sono 22. Ma molti vanno via prima della fine.

La fotografia finale della giornata è ancora più impietosa. Fini che ribadisce di non avere alcuna intenzione “nè di lasciare la presidenza della Camera, nè di uscire dal partito” e Berlusconi che non trova di meglio che rispondere con la solita litania: “Chi non ci sta è fuori”. Al momento la situazione resta cristallizzata così, in attesa che qualcosa determini il definitivo show down.

Di fatto, da questo momento in poi si apre una fase di grande incertezza, soprattutto alla Camera. Dove molti falchi del Cavaliere già ieri ipotizzavano di dover fare le barricate ad una guerriglia strisciante, portata avanti a colpi di regolamenti parlamentari che sono l’unico modo concreto con cui Fini può mettere in difficoltà Berlusconi specie sulle leggi ad personam, come le intercettazioni. Un lento stillicidio della legislatura. Tornare indietro ormai è impossibile. Eppure, ieri in molti tra i berlusconiani più d me Gaetano Quagliariello, che lo ha preso platealmente in giro: “Suvvia, Gianfranco, non fare come Balotelli”. O come il ministro della Giustizia, Alfano, che

lo ha attaccato dal palco senza sconti, in risposta alle sue critiche sui temi della giustizia e della legalità: “Fini ha fatto male al partito, non si può ridurre tutto al processo breve, questo lo lasciamo dire ai nostri avversari: Il Pdl è qualcosa in cui si crede, oppure si prende un’altra strada". Più velenoso di lui Maurizio Gasparri: “Oltre a fare le fondazioni, andiamo a parlare con il popolo del bar ma non andate al bar del popolo´ altrimenti vi dicono di cacciare Berlusconi. Forse qualcuno ha sbagliato bar...”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’attacco di Sandro Bondi: “Chi, come me, ha vissuto davvero la tradizione comunista, sa cosa vuol dire non ammettere il dissenso”. Fini, in questo caso, non ha perso la battuta: “Non vorrei che si passasse da quell’esperienza del centralismo democratico a quella del centralismo carismatico”. Il rischio, c’è tutto, ma Fini sembra ormai aver imboccato la strada di un futuro diverso. Alla fine della direzione, anche lui ha voluto tirare le somme: “C’è una componente interna - ha commentato uscendo dall’Auditorium - numericamente molto minoritaria che rivendica il suo diritto di discutere come si attua. E ovviamente si ritiene impegnata, se per davvero ci sarà il Congresso come è stato detto, a far conoscere le proprie opinioni alla totalità degli iscritti e degli elettori. Insomma è stata una giornata positiva”. A “tradurre” il suo pensiero in serata è Sandro Bondi: “Sono uscito dalla direzione del Pdl e Fini mi ha detto chiaramente ‘vedrete scintille in Parlamento”. E per tutta risposta Berlusconi avrebbe detto ai suoi: “Se non si adegua, abbiamo gli strumenti per cacciarlo”.

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