giovedì 22 aprile 2010

Pdl, scontro frontale tra Berlusconi e Fini «Lasci la Camera». E lui: non lascio niente


«Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Né tantomeno di lasciare il partito». E' la risposta di Gianfranco Fini alla sollecitazione del premier che lo ha invitato a dimettersi dalla presidenza della Camera se vuole fare politica.

Duro faccia a faccia tra Berlusconi e Fini ai lavori della Direzione nazionale del Pdl all'Auditorium Conciliazione, condito da tensione, battibecchi, attacchi, repliche e controrepliche. Uno dei momenti clou è stato proprio quando Berlusconi ha invitato Fini a lasciare la presidenza della Camera, accompagnando le parole con il gesto classico di chi invita qualcuno ad andar via. Un gesto non molto gradito da Fini, che è scattato verso il palco per dire al premier: «Così non lo fai a nessuno». E poi sorridendo: «Che fai, mi cacci?». «Non faccio nessun passo indietro: continuerò a dire ciò che penso» ha aggiunto Fini conversando con alcuni parlamentari a lui vicini a margine della Direzione.

Approvato il documento conclusivo della Direzione con 11 voti contrari e un astenuto (il senatore Giuseppe Pisanu). Gli aventi diritto al voto alla Direzione nazionale sono 172. «Le correnti negano la natura stessa del Popolo della Libertà» recita il documento conclusivo della Direzione Nazionale letto da Maurizio Lupi su cui la Direzione dovrà ora esprimersi. Hanno «carattere vincolante per tutti» le decisioni assunte a maggioranza, sia che siano state condivise, sia che non lo siano state.«La Direzione Nazionale sottolinea la vittoria del centrodestra con un risultato storico» dove «il centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese» e «tutto ciò è paradossale per alcuni aspetti della polemica interna» e «certe polemiche pubbliche pretestuose».

L'impegno sulle riforme. «Nei prossimi tre anni la maggioranza e il Pdl completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente» si legge in uno dei passaggi del documento finale della Direzione Nazionale del Pdl. Nella lista sono elencati: «Ridurre e razionali spesa pubblica, Riforma fiscale per ridurre le tasse compatibilmente con vincoli bilancio, Sostenere famiglie, il lavoro e le imprese, Proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pa, Realizzare piano per il Sud, Ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture, Realizzare organica del sistema giudiziario, Realizzare le riforme istituzionali ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari, Proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica».

Fini: non si può nascondere la polvere sotto il tappeto. «Credo che questa riunione sia utile, necessaria, indispensabile per fare chiarezza - ha detto Fini - Ce n'è necessità, per il doveroso rispetto che ognuno deve a se stesso e tutti insieme dobbiamo agli italiani. Francamente anche nella regia dell'avvio dei lavori c'è un atteggiamento un po' puerile di chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto».

«Attenti al centralismo carismatico». «Non vorrei che si passi da una sorta di centralismo democratico ad una specie di centralismo carismatico...- ha detto Fini - E con questo io non voglio mettere in discussione la leadership di Berlusconi che non ho mai discusso».

Botta e risposta tra Fini e Berlusconi sul "tradimento". «Non sono un traditore, e non tradisce chi dice le cose in faccia», ha detto ancora Fini. Replica il premier: «Questo non l'ho mai detto». Il botta e risposta tra Berlusconi e Fini si è poi acceso fino alla lite.

Scontro anche sull'unità d'Italia. Fini ha citato una «grande questione», quella del «150/mo anniversario dell'unità d'Italia». Un tema sul quale, a detta di Fini, il governo rischia di non fare abbastanza. Pronta la replica di Berlusconi che prendendo il microfono ha detto: «Ma ci stiamo lavorando tutti i giorni su questo...!». Secca la risposta di Fini: «Non voglio polemizzare per il gusto di polemizzare». Altrettanto pronta la replica del Cavaliere: «Ah, no?»

Processo breve e riforma della giustizia. «Ti ricordi le litigate a quattr'occhi che abbiamo fatto sul processo breve? Quella era un'amnistia mascherata: e allora mi devi dire che cosa c'entra poi la riforma della giustizia se poi passano messaggi del genere» dice Fini rivolgendosi in modo concitato a Berlusconi.

«Non dobbiamo dare l'impressione di tutelare l'impunità». «Difendere la legalità è qualcosa di più di descrivere puntigliosamente gli arresti effettuati dalle forze dell'ordine che fanno il loro dovere arrestando i criminali. E' certamente indispensabile riformare la giustizia, ma combattere la politicizzazione di una parte della magistratura non significa dare, anche minimamente, l'impressione di tutelare sacche di impunità».

Scontro sulla Lega. Secondo Fini al nord il Pdl è «diventato la fotocopia della Lega». Ribatte il premier: «La Lega ha fatto proprie le posizioni di An sull'immigrazione. Non tanto noi siamo fotocopia della Lega ma la Lega è stata una fotocopia delle posizioni di An».

La questione dei governatori del Centro-Sud. «Facciamo una commissione nel Pdl con i governatori del nord e del sud» sul federalismo fiscale propone Fini. Berlusconi concorda con la proposta: «è una proposta ottima, la passiamo subito ai coordinatori».

Scontro su Il Giornale di Feltri. Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini afferma che è «stato oggetto di attenzione di alcuni giornali» facendo un riferimento al Giornale diretto da Vittorio Feltri.«Sappiamo di chi sono i giornali sappiamo che sono gli editori che pagano i direttori...» aggiunge. Berlusconi dice di non avere alcun ruolo negli attacchi de Il Giornale e gli annuncia di volerlo vendere presto anche se ironicamente gli chiede se, nel caso, fosse interessato a comprarne una quota.

«Berlusconi è inutile che mostri insofferenza» ha detto Fini mentre stava parlando del rischio che sulla giustizia la maggioranza dia un «messaggio» sbagliato.

Berlusconi a Fini: «Lascia la Camera se vuoi far politica». Dopo l'intervento di Fini, Berlusconi ha ripreso la parola e ha invitato lo stesso Fini a lasciare la carica di presidente della Camera se vuole fare politica. «Dichiarazioni di contenuto politico non si convengono a chi presiede una istituzione super partes. Un presidente della Camera non deve fare dichiarazioni politiche. Se le vuoi fare devi lasciare la carica, ti accoglieremo a braccia aperte». A quel punto il premier ha fatto il classico gesto della mano con cui si invita qualcuno ad andar via. Fini si è alzato ed è andato verso il palco: dal labiale si è capita la risposta a Berlusconi: «Così non lo fai a nessuno».

«Riforme con il consenso di tutti». L'apertura più evidente verso il gruppo di Fini riguarda l'impegno sulle riforme, da fare cercando l'accordo di tutti, come chiede il presidente della Camera. «Mi sono impegnato con l'opposizione - dice Berlusconi - di mandare avanti le riforme soltanto se sapremo trovare un accordo, perché le istituzioni riguardano tutti i cittadini e quindi è giusto che le riforme siano fatte con una grande maggioranza di cittadini». Ma il leader del Pd Pier Luigi Bersani è scettico sull'apertura di Berlusconi sulle riforme.

Berlusconi respinge le critiche sulla mancanza di democrazia nel Pdl. «Le decisioni sono prese a maggioranza» dice, affermando di voler «moltiplicare i luoghi di confronto» e propone di riunire l'ufficio di presidenza l'ultimo giovedì di ogni mese e la direzione nazionale ogni due mesi. Quanto alle accuse di cesarismo ha fatto presente che «il presidente del partito non ha mai imposto la sua volontà. Quando mi chiedono qualcosa, la mia risposta è sempre la stessa: sono ai vostri ordini».

«Consenso bulgaro per il premier». Il premier sottolinea i consensi che gli vengono dai cittadini: «Il presidente del Consiglio ha il 63,33 per cento: un consenso bulgaro». Secondo sondaggi da lui commissionati «il governo ha il 48%, risultato straordinario in un momento di crisi, ed il Pdl il 38,8 per cento».

Un congresso entro l'anno: è quello che ha proposto Berlusconi aprendo i lavori della Direzione nazionale del Pdl «per fare il punto su ciò che è stato e su ciò che dovrà essere». Tema dominante di oggi, ovviamente, il faccia a faccia tra il premier e Gianfranco Fini dopo la costituzione di una corrente di minoranza nel partito annunciata dallo stesso Fini. Il presidente della Camera ha oggi ribadito la propria lealtà, dicendo che le critiche non rappresentano un tradimento.

Berlusconi rinfaccia a Fini di averlo minacciato con la formazione di gruppi autonomi e di avergli detto di essersi pentito di aver fondato il Pdl. Fini si alza in piedi e, senza microfono, gli urla qualcosa sulla Sicilia. Ma il premier lo rimbrotta, ricordandogli che sulle decisioni nell'isola hanno contribuito anche i suoi uomini.

Castelli: Fini ha tradito il patto con gli elettori. «Esce allo scoperto il partito del sud contro le riforme. Fini ha tradito il patto con gli elettori» commenta così il viceministro leghista Roberto Castelli.

Quagliarello: Fini come Balotelli. A fare il paragone Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del Pdl al Senato. «Non facciamo come questi giovani giocatori, come Balotelli che si strappa la maglia dopo una vittoria», ha detto il senatore nel corso della Direzione Nazionale, senza citare direttamente l'ex leader di An.

Rotondi: il Pdl l'ho fondato io. «Non prendetevela, ma la vostra qualifica di cofondatori è una mia concessione magnanima perché il partito l'ho fondato io» interviene il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi e scherza sulla definizione di "cofondatore" con cui lo ha indicato questa mattina Berlusconi annunciando il suo intervento e rimarcata ironicamente dal presidente della Camera Gianfranco Fini.

Bersani: spettacolo indecoroso. «Dalla direzione del Pdl arriva uno spettacolo indecoroso ma Fini ha sollevato contraddizioni profonde del Pdl su temi e problemi reali». Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, interviene sullo scontro avvenuto nella direzione del Pdl.

Cesa: Fini? Da due anni diciamo le stesse cose. «Molte cose dette da Fini oggi, sulla Lega, sull'unità del Paese, sui costi del federalismo, sull'abolizione delle Province, sul quoziente familiare, noi le affermiamo da due anni. Proprio per essere liberi di dirle non siamo entrati nel "partito del predellino". Oggi possiamo dire "grazie" ai nostri elettori: siamo sulla strada giusta» afferma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.

La posizione di Di Pietro. «Fini ha difeso il Parlamento che non deve essere uno zerbino e per questo Berlusconi lo vuole buttare fuori come un extracomunitario senza il permesso di soggiorno» ha commentato il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro.

Alemanno: confronto aspro, ma non rottura. «Non credo, non me lo auguro, e anche il fatto che lui sia rimasto seduto lì...». Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, replica a chi gli chiede se ritiene possibile una rottura definitiva tra Berlusconi e Fini, a margine della direzione del Pdl, alludendo al fatto che il presidente della Camera, ad un certo punto in procinto di andarsene, dopo l'intervento di Berlusconi sia invece rimasto a sedere.

1 commento:

Francy274 ha detto...

Forte Di Pietro, ora Fini a qualcosa in più su cui pensare.