DI PIETRO: BENE, IL QUIRINALE HA TUTELATO I LAVORATORI.
ORA CONTINUI A FAR VALERE IL SUO RUOLO SULLE PROSSIME LEGGI SALVA PREMIER
di Paola Zanca
Doveva tornare a casa, a Montenero di Bisaccia, per riposarsi dalle fatiche della campagna elettorale. Invece ha trovato da lavorare pure lì: il campo da sistemare, i danni dell’inverno da risolvere, la casa da rimettere in moto. Antonio Di Pietro, però, ci mette poco a rimettersi l’abito del politico. Basta fargli due o tre nomi.
Per la prima volta da quando è stato eletto, quattro anni fa, il presidente della Repubblica ha rimandato una legge alle Camere. Che ne pensa?
Cominciamo a mettere i puntini sulle “i”. Che Napolitano abbia fatto bene è indubbio. Che l’Italia dei Valori sia l’unico partito ad appellarsi a lui è la realtà. Ci accusarono di essere eversori, il tempo ha dimostrato che non avevamo visto male. La cosa su cui riflettere però è una. È la frase che più volte si è detta a proposito del Quirinale: ‘Il presidente firma, perché tanto se rimanda indietro un provvedimento loro lo ripresentano’. Ma il messaggio alle Camere non è una cartolina. È un messaggio che serve a far ripensare alla legge che si è emanata. Oggi sono soddisfatto che Napolitano abbia esercitato questo suo potere, così come sono stato insoddisfatto ogni volta che non lo ha fatto.
A chi insinua che il presidente ha stoppato una legge che non era una priorità del governo Berlusconi cosa risponde?
Questa legge in realtà è molto grave. Le leggi ad personam incidono sull’etica della politica, sul concetto di democrazia, ma sono destinate a una persona sola. Questa legge invece danneggia milioni di persone, ha effetti molto più gravi. La norma ad personam è inaccettabile, e Berlusconi la fa solo per lui, questa invece serve alla lobby dei suoi amici, alla cricca di imprenditori disonesti. Ora sono curioso di vedere se la maggioranza avrà la responsabilità e l’umiltà di ascoltare i rilievi di Napolitano o se avrà il coraggio di dare un cazzotto nell’occhio alla Costituzione e ripresentarla uguale.
Tra dieci giorni il presidente Napolitano dovrà affrontare la legge sul “legittimo impedimento”. È pensabile una seconda bocciatura in così poco tempo?
Mi auguro e supplico Napolitano di mettere un paletto a questa legge da Marchese del Grillo. Bisogna ristabilire il principio per cui il presidente del Consiglio e i ministri sono persone come tutte le altre. Il comportamento del Quirinale su questa norma sarà la cartina di tornasole per vedere se il rimando alle Camere sull’articolo 18 non è stata solo una lavata di faccia. Ovvio, se lo firma, ne prendiamo atto e ci affidiamo al giudizio della Corte costituzionale.
L’Italia dei Valori ha già pronto il referendum?
Noi abbiamo già depositato in Cassazione due quesiti referendari: uno contro il nucleare e uno contro la privatizzazione dell’acqua. Il primo maggio saremo in piazza con i banchetti per la raccolta delle firme. Se da qui ad allora matureranno anche il legittimo impedimento e la legge sulle intercettazioni, inseriremo anche quelli.
Riforme e dialogo. Qual è la vostra posizione?
Ad Arcore ci vada pure Bersani. È dal primo giorno che dico ‘se lo conosci lo eviti’. Ma io mi chiedo: ma a D’Alema la Bicamerale non ha insegnato niente? Berlusconi non ha alcuna intenzione di riformare il sistema, lui vuole solo adattarlo alle sue esigenze. È come consegnare il pronto soccorso con tutto il sangue a Dracula. Io una cosa so: che quando Berlusconi propone una cosa non bisogna mai dire di sì. Prendiamo il caso della legge anticorruzione. Che ha fatto? Ha detto che i parlamentari condannati non si possono candidare per cinque anni. Guarda caso le elezioni ci sono state nel 2008: i condannati li ha già fatti eleggere, e quando si rivoterà, nel 2013, i cinque anni saranno già passati.
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