Fenomenologia di una pericolosa fascinazione tra il premier e il dittatore. Lunga 15 anni
di Luca Telese
Cosa bisogna pensare del berlu-mussolinismo? L’associazione tra le due parole – purtroppo per Silvio Berlusconi – non è il frutto di qualche oppositore esasperato, ma di un lavoro di evocazione (e di associazione), che lo stesso premier, ad intervalli regolari, ha provveduto a cementare (e forse persino a incentivare) nell’immaginario collettivo.
L’ultima perla. Ieri, ovviamente, la notizia ha fatto il giro del mondo. Berlusconi, che cita i Diari di Mussolini e si paragona al dittatore impotente, Silvio come Benito, vittima dei suoi stessi uomini: “Sostengono che ho potere, non è vero. Forse ce l’hanno i gerarchi, ma non lo so. Io so solo che posso ordinare al cavallo vai a destra o vai a sinistra, e di questo - spiegava il premier - posso essere contento”. E che dire del racconto compiaciuto di Marcello Dell’Utri a Radio24? Peggio di una rivendicazione in una cabina telefonica: “Sì, è vero, gli ho dato io quei diari: gli ho fatto una fotocopia”. Un dubbio: cosa sarebbe successo in Germania se Angela Merkel avesse citato Adolf Hitler? Visto che è tecnicamente impossibile (la Merkel è una statista seria) non è dato di saperlo. Ma esiste, invece, una ormai vasta letteratura di citazioni berlu- mussoliniane, che pone un interrogativo sull’uso fatto dal premier, nel corso degli anni, dell’”altro” italiano più ingombrante della nostra storia. E’ una operazione politico-ideologica (ovvero, sottrazione dell’elettorato nostalgico all’odiato Dino Grandi-Gianfranco Fini?). Una operazione di marketing per conto dell’amico Marcello (vendere i diritti dei diari-patacca)? Oppure di una operazione imprenditoriale in proprio? (pubblicare il malloppo per la Mondadori, dopo averlo pubblicizzato in tutto il mondo)? Conoscendo l’uomo tutto è possibile. Forse, però, la spiegazione vera è un’altra.
Natali anti-fascisti. Intanto occorre ripercorrere la storia di questa fascinazione. La cosa curiosa è che gli esordi di Berlusconi, nella sua autonarrazione, sono “antifascisti”. Certo, un antifascismo anomalo, tutto lombardo, un po’ alla Mike Bongiorno (che fu in carcere al fianco del generale Della Rovere, immortalato persino nel capolavoro di Indro Montanelli). Berlusconi ha raccontato più volte questo retroterra familiare: “Mio padre fu manganellato dai fascisti. Lo colpirono i reumatismi quando dormiva sotto i ponti ai Navigli...”. Ricostruzione ex post? Lessico famigliare rispolverato ad hoc per tacitare le polemiche?
Anniversario disertato. Un dato certo: fino al 2009 Silvio Berlusconi non ha mai celebrato il 25 Aprile. Forse memore del fatto che la più grande manifestazione antiberlusconiana fu organizzata nel 1994 (in occasione dell’anniversario della Liberazione) da Il manifesto. Per Berlusconi, soprattutto nei primi anni della “discesa in campo”, l’antifascismo era un tema scivoloso. Ancora nel 1995 Umberto Bossi urlava: “Mai, mai mai, al potere con Berluscàz e la porcilaia fascista!”.
Un the con papà Cervi. Rimase negli annali il siparietto a Porta a Porta, quando nel 2000 Berlusconi fece una gaffe fantastica rispondendo a un incredulo Fausto Bertinotti: “Sarò felicissimo di conoscere papà Cervi a cui va tutta la mia ammirazione…”.E Bertinotti, sommessamente: “...Papà Cervi purtroppo è morto… non lo può conoscere più…”. Macchè, Berlusconi insisteva imperterrito: “E quindi, se lei manterrà l’invito, sarò felicissimo di venire con lei a rendere omaggio a questa nobilissima figura che ha sofferto…”. Bertinotti: “Onorevole Berlusconi! Papa Cervi è morto! È morto da molto tempo…”.
Sdoganamenti progressivi.
Visto che con l’antifascismo andava malino, Berlusconi iniziò lo sdoganamento graduale del ventennio e del suo protagonista. “Mussolini - disse nel 1996 - è stato un protagonista di vent' anni di storia nel bene e soprattutto nel male. Prodi è casomai una comparsa, non si può nemmeno lontanamente immaginare un paragone tra i due uomini”. Anche se per contrario, era un primo pubblico tributo. Ma il vero sdoganamento fu quello dell’intervista allo Spetctator del 2003: “Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino”. Memorabile (e non ritrattabile). Era iniziata la concorrenza con An sul suo terreno. Quindi arrivò lo sdoganamento sarcastico, ma a ben vedere - per la prima volta - autocomparativo: “Mussolini aveva i nuclei delle camicie nere: io, secondo i giornali che sono i sottotappeti della sinistra nostra all’estero, avrei i nuclei delle veline. Grazie a Dio, mi sembra un po’ meglio...”. Nel settembre del 2008, il premier si presentò alla festa di Atreju, dai giovani di An, in camicia nera, a leggere brani sull’anticomunismo. Una risposta al passaggio di Fini (il giorno prima) all’antifascismo. Oggi, invece, l’elemento di fascinazione più grande è il clima da “24 luglio” (copyright di Giuliano Ferrara): il paragone con il fascismo tragico. A Berlusconi forse, piacerebbe riscrivere il finale di piazzale Loreto, spiegare agli italiani che l’unico “uomo al comando” della storia patria può essere lui. Vuoi vedere che i diari-patacca di Dell’Utri sono stati scritti ad Arcore?
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