Processo Antonveneta: “Nessun legittimo impedimento”
Ma il neoministro ne trova subito un altro
di Caterina Perniconi
“La richiesta di legittimo impedimento dell’onorevole Aldo Brancher nel processo per la scalata ad Antonveneta non è motivata con la necessità di organizzare il nuovo ministero, bensì con l’esigenza di portare avanti le norme per le riforme istituzionali”.
Sono bastate poche ore perché i legali del neotitolare del dicastero per il Decentramento e
Ma la precisazione del Colle, che oggi verrà valutata dai giudici di Milano, è stata presto superata dai legali che hanno ricordato come nella lettera della presidenza del Consiglio, allegata alla richiesta di legittimo impedimento, “si fa riferimento al numero dei disegni di legge in tema di riforme allo studio dello stesso Brancher e non, in senso stretto, alla necessità di organizzare il ministero”. Peccato che giovedì il ministro dichiarasse esplicitamente di “dover organizzare anche il nuovo ministero, per esempio con la scelta del capo di gabinetto e degli altri collaboratori. È difficile organizzare tutto questo lavoro e non ho nulla da rimproverarmi”.
Insomma, una scusa vale l’altra, e il richiamo di Giorgio Napolitano non sembra spaventare il neoministro che può avvalersi di una legge firmata dal Quirinale meno di tre mesi fa. “L’impedimento, in quanto legittimo, non è assoluto – spiega il costituzionalista Michele Ainis – il giudice dovrà valutare se la richiesta corrisponde alla lettera e alla ratio della legge. C’è uno spazio discrezionale al quale il Quirinale ha evidentemente fatto appello”. L’irritazione del Colle per un trattamento da ratificatore di falsi ministri traspare senza difficoltà di lettura dalla nota inviata alla stampa. E l’opposizione gli fa eco, chiedendo in coro le dimissioni del ministro: “Le parole del Quirinale - dice il vicesegretario del Pd, Enrico Letta - sono un macigno. Solo le dimissioni del ministro Aldo Brancher possono sanare questo scandalo”. Stessa richiesta da parte del leader Idv, Antonio Di Pietro: “La nota del Colle dimostra come Brancher abbia preso in giro non solo i magistrati ma lo stesso presidente della Repubblica. L’Italia dei Valori ha sostenuto, sin dal primo momento, che la vera motivazione per cui Berlusconi ha nominato Brancher ministro è quella di permettergli di sfuggire dalle aule del tribunale per garantirgli l’impunità e non certo quella di farlo lavorare per il Paese. Per questo chiediamo le immediate dimissioni di Aldo Brancher e presenteremo una mozione di sfiducia”.
L’appello di Di Pietro, è rivolto anche alla Lega e ai finiani, che hanno dimostrato il loro malumore intorno alla vicenda di Brancher e alla sua improvvisa promozione: “Invitiamo tutte le forze politiche dell’opposizione, ma anche
La nota del Quirinale piomba improvvisa sul weekend canadese di Silvio Berlusconi, Oltreoceano per il summit del G20. E la maggioranza risponde a più riprese. “Ancora una volta va espresso rispetto per il capo dello Stato – ha dichiarato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone – non è purtroppo possibile esprimere analogo rispetto e considerazione per un’opposizione che strumentalizza le parole del presidente della Repubblica per condurre un tentativo di linciaggio contro il ministro Brancher e contro il governo Berlusconi”.
Più dura la reazione che arriva dalle seconde file: “La nota del Quirinale è irrituale sotto ogni profilo – dice Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl – il presidente della Repubblica interviene su una scelta giuridica di competenza del ministro Aldo Brancher, con ciò anticipando il giudizio del magistrato di merito. Sotto il profilo costituzionale, mi pare abnorme la portata della nota: essa invade una sfera in cui confluiscono la libera scelta di un ministro e la libera facoltà di sollevare conflitto davanti alla Corte costituzionale. Conoscendo la prudenza istituzionale del presidente della Repubblica, se ne deve dedurre che la nota del Quirinale sia andata oltre le intenzioni dell’estensore. Se così non fosse siamo di fronte a un commissariamento dei poteri propri dell’esecutivo”.
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