martedì 29 giugno 2010

Gli scandalizzati fuori tempo massimo


di Bruno Tinti

Adesso tutti si accorgono che il legittimo impedimento è una norma vergognosa; adesso che lo invoca Brancher. Perché debba essere vergognosa per Brancher e accettabile per B. e altri amici suoi che in futuro se ne avvarranno proprio non si capisce. B. ha avuto il tempo di andare alle feste di Noemi, di ricevere pollastre ben disposte a Palazzo Chigi e a villa Certosa, di cenare con molte e di scoparsene qualcuna, di divorziare dalla moglie e di contrattare con lei l’assegno di mantenimento nel corso di riunioni presumibilmente lunghe e faticose. Perché non potesse trovare un po’ di tempo per farsi processare per la corruzione di Mills (processo già tutto istruito e che si sarebbe risolto in due o tre udienze) resta incomprensibile. A meno che proprio questa non sia la ragione: condanna sicura, figuraccia internazionale. Non dico perdita di faccia sul piano nazionale perché le sentenze di assoluzione in quanto colpevole di reati prescritti gliela avrebbero dovuta far perdere da una vita; e invece sempre qui sta. Dunque il legittimo impedimento è una porcata, per dirla con Calderoli; una porcata oggettiva, non a corrente alternata: vergogna per Brancher, “uovo di Colombo” in attesa dell’agognato Lodo Alfano costituzionale (Vietti-Udc dixit) quando serve a B.

Un affare da gentiluomini

Altro profilo che desta perplessità è la reazione del presidente della Repubblica. Ma cosa credeva Napolitano, quando ha firmato quell’obbrobrio giuridico e costituzionale che è il legittimo impedimento? Che quella massa di autentici gentiluomini che se lo sono cotto e mangiato ne avrebbe usufruito con moderazione e nel rispetto della verità dei fatti (cioè quando fosse stato davvero sussistente)? E perché avrebbero dovuto prepararselo in tutta fretta quando c’era già l’articolo 486 del Codice di procedura penale? Non lo sapeva, non glielo avevano detto che era già prevista per chiunque la possibilità di ottenere un rinvio del processo? Chiunque si fosse trovato nell’oggettiva impossibilità di presenziare all’udienza poteva chiederne il rinvio; chiunque, qui sta l’incostituzionalità manifesta della legge, che prevede una sinecura solo per pochi privilegiati. Non ci ha pensato che B&C sapevano benissimo che motivi legittimi per non farsi processare non ne avevano e che solo con quella legge-porcata gli sarebbe riuscito di scappare dai processi, quelli attuali e soprattutto quelli futuri? E oggi si scandalizza per Brancher? E perché non si è scandalizzato per B, quando è scappato dal processo Mills?

Colpevoli e prescritti

Il fatto è che motivi per scandalizzarsi ce ne sono di ben più gravi. Ministro della Repubblica è stato nominato un tizio che è stato processato per falso in bilancio e finanziamento illecito al Psi, e che alla fine è stato “assolto” in Cassazione (dopo essere stato condannato in Appello) grazie alla prescrizione. Dunque era colpevole ma i reati erano prescritti. Ma come si può nominare ministro uno così? Non è questo il vero scandalo? Come stupirsi se chi commette tranquillamente reati, quando, guarda caso, si trova implicato in nuovi fatti delittuosi, briga con il suo padrone per salire sul carro della famiglia di B&C, così buona e caritatevole, così pronta ad accogliere a braccia aperte chi ha problemi con la giustizia? Soprattutto se questi problemi ce li ha per averla favorita (l’accusa è che proprio B. sia stato l‘utilizzatore finale della intercettazione tra Fassino e Consorte, illecitamente sottratta).

La foglia di fico e l’impunità

Così se il caso Brancher è l’occasione di scandalizzarci, ma ben venga. Se Napolitano si accorge che c’è un uso strumentale della legge per conseguire l’impunità, è un po’ tardi; ma è sempre meglio che mai. Se i cittadini cominciano a sospettare che i politici si votano le leggi che gli servono per delinquere in santa pace, magari possiamo cominciare a sperare che sia il momento buono per il cambiamento: la politica intesa come servizio e non come potere. Poi si pensa ai sondaggi di B. che, anche fatta la debita tara, qualche consenso glielo riconoscono e ci si scoraggia un po’: ma cosa bisogna fare perché non sia possibile essere nominato presidente del Consiglio dei ministri?

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