martedì 29 giugno 2010

MINISTRO DI NULLA


Brancher non ha deleghe: a 10 giorni dalla nomina non si sa di cosa si occupa.
Nel Pdl scoppia il caso congressi

di Caterina Perniconi

“Ribadisco il mio parere assolutamente fermo contro la richiesta di dimissioni”. Non vuole lasciare la poltrona neanche davanti all’evidenza di essere rimasto solo. Il neoministro Aldo Brancher, dopo dieci giorni dalla nomina, non ha ancora ricevuto le deleghe ufficiali. Notizia confermata ieri da Roberto Calderoli: non ci sono, “non chiedetelo a me, passa sempre almeno un mese di regola dopo il giuramento”. In realtà non esistono tempi definiti per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei compiti del ministro. Ma, secondo gli esperti, se di un nuovo dicastero c’era davvero bisogno e le idee erano chiare, bastavano 48 ore. E allora si rinnova la domanda che il pubblico ministero di Milano, Eugenio Fusco, ha posto in aula: “Brancher è ministro di che cosa?”. La questione è aperta e potrebbe restare tale fino al rientro del premier in Italia, previsto per il 5 luglio. Perché le deleghe del ministro al Decentramento e la Sussidiarietà dovrebbero arrivare dal “dono” di alcune competenze relative al ministero di Umberto Bossi (Riforme), di quello di Roberto Calderoli (Semplificazione) e di quello di Raffaele Fitto (Autonomie locali). Tutti e tre sono restii a cedere una fetta del loro potere al nuovo arrivato. Bossi, infatti, anche ieri ha evitato di nominare Brancher, parlando solo di federalismo in salsa padana, e di trasferimento dei ministeri al Nord, ricorrendo, in caso contrario, alla solita minaccia dei fucili.

Poltronissima

La mediazione di Gianni Letta, a quanto pare, non è sufficiente. In più Palazzo Chigi ha dovuto smentire le parole di Berlusconi riportate dai giornali: “Si va da improbabili chiacchierate di fronte a tazzine di caffè – hanno scritto in una nota ufficiale – a giudizi e commenti sul caso Brancher e sul Quirinale che il presidente Berlusconi non ha mai pronunciato né pensato”. Eppure un pensiero deve averlo fatto, o più probabilmente lo avranno fatto i suoi avvocati, interpretando la vicenda giudiziaria Brancher come un possibile boomerang che poteva mettere a repentaglio il lodo salva-premier, qualora la Corte costituzionale si fosse pronunciata sulla legittimità. Ma per adesso, nessuna ipotesi di dimissioni per il neoministro, e la mozione di sfiducia delle opposizioni è ancora in alto mare.

I fronti aperti

Al rientro, Berlusconi non troverà sul tavolo solo la questione Brancher. I finiani, infatti, stanno giocando la loro battaglia su altri due fronti, quello delle intercettazioni, dove la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, sta cercando di allungare i tempi del provvedimento, e quello della manovra, dove la rivolta dei governatori costringerà Giulio Tremonti a numerosi passi indietro. Berlusconi, però, non vuole concedere lo scacco matto a Fini, che per voce dei suoi chiede ormai ogni giorno i congressi territoriali. “Il Pdl esiste? – si è domandato ieri il vicepresidente dei deputati Pdl (finiano) Carmelo Briguglio – oppure a un anno e più dalla nascita si è ridotto a un ufficio di presidenza e a una consulta per la Giustizia? Si vorrebbe applicare la disciplina interna in un partito senza iscritti, senza riunioni della direzione, senza congressi sul territorio? Nel partito che non c’è, non può passare il principio che bisogna fare le regole per gli altri, come quella che hanno cittadinanza solo le correnti del presidente o degli amici del presidente”. Eppure c’è chi dice di essere certo di quando la corrente vicina al presidente della Camera consumerà lo strappo col Pdl: “Il trasloco dei finiani ci sarà il prossimo 25 luglio – afferma il deputato Giancarlo Lehner, che nota anche la coincidenza storica (il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo votò l’ordine del giorno Grandi che costrinse Mussolini a lasciare la poltrona di capo del governo) – prima traslocano dal Pdl, meglio è per gli italiani”.

Ma per la finiana doc Angela Napoli, quella di Lehner è solo una provocazione: “Non c’è una bella atmosfera, e probabilmente non vedono l’ora di farci fuori, ma per adesso non c’è nessun 25 luglio in vista. Forse sono loro che ci vogliono vedere da un’altra parte. Di certo, col clima che c’è tutto può accadere”.

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