giovedì 10 giugno 2010

Intercettazioni, Napolitano avverte "A vanvera gli inviti a non firmare"


"I professionisti della richiesta al presidente della Repubblica di non firmare spesso parlano a vanvera. Per il resto non ho nulla da aggiungere". Giorgio Napolitano taglia corto. Le pressioni arrivate da chi, come l'Idv, gli chiede di non mettere la proria firma sul ddl sulle intercettazioni lo infastidiscono non poco. Irritazione di cui non fa alcun mistero. Nel merito del provvedimento, silenzio totale. "Non ho nulla da dire su questi argomenti, su cui ho detto e ho fatto dire negli ultimi giorni" dice il capo dello Stato.

Parole, quelle di Napolitano, che sembrano chiamare in causa direttamente l'Idv e in particolare il suo leader Antonio Di Pietro, che dichiara: "Non abbiamo né intenzione né soprattutto tempo per polemizzare con il Capo dello Stato. Piuttosto ribadiamo che la responsabilità di questa legge è del Governo Berlusconi e della sua maggioranza complice".

Nel frattempo continua la mobilitazione contro quella che è stata definita "la legge bavaglio". La giornata del silenzio dell'informazione coinciderà con il giorno dell'approvazione definitiva del ddl sulle intercettazioni. Il 9 luglio, molto probabilmente. La Federazionale nazionale della Stampa lancia la mobilitazione contro il provvedimento approvato oggi al Senato. Una serie di norme che la Federazione dei giornalisti vede come una minaccia gravissima all'indipendenza e alla libertà di informazione. Bisogna "bloccare questa legge prima che diventi definitiva - avverte il segretario nazionale Franco Siddi - che espropria i cittadini di un bene inalienabile, il diritto a sapere. Siamo solo all'inizio di una battaglia per la libertà molto dura, bisogna impedire che si torni al regime del '25".

Black out informativo ma non solo. "Abbiamo anche chiesto agli editori di pubblicare tra venerdì e sabato in bianco una pagina con un avviso che segnali l'allarme che si è creato - rivela Siddi - A nostre spese lo faremo anche su alcuni giornali stranieri, perché questa è una vicenda che incide sulla Convenzione dei diritti dell'uomo a livello internazionale''.

E la risposta degli editori non tarda ad arrivare. "La Federazione Italiana Editori Giornali esprime la ferma protesta per l'approvazione del ddl intercettazioni da parte del Senato", si legge in un documento che la Fieg chiede di pubblicare domani sui giornali. "Il testo licenziato dal Senato non realizza l'obiettivo dichiarato di tutelare la privacy, ma ha semplicemente un effetto intimidatorio nei confronti della stampa. Ne sono dimostrazione le pesantissime sanzioni agli editori".

E fanno sentire la loro voce anche i magistrati. Gli stessi indicati, insieme ai giornalisti, come "la lobby che è contraria al ddl". Per il presidente dell'Anm Luca Palamara i problemi principali riguardano la durata delle intercettazioni: "I 75 giorni sono prorogati 72 ore, un allungamento stringente che ripropone i medesimi problemi di caos nelle procure quando queste proroghe dovranno essere fatte". Secondo Palamara i paletti posti dal nuovo ddl "svuotano completamente lo strumento intercettativo e mettono in ginocchio non solo i magistrati, ma anche le forze di polizia".

"Come Anm abbiamo la necessità di far sentire di nuovo la nostra voce, informando i cittadini su quelle che sono le attività della magistratura e degli inquirenti. Ritengo sia doveroso - conclude il presidente delle toghe - far conoscere quali saranno le ricadute di queste norme, ovvero le fortissime limitazioni che subiranno le indagini".

Negativa anche la reazione dei consumatori. "Il governo porta avanti il testo sulle intercettazioni, conferma, ancora una volta, la volontà, nel nostro Paese, di elargire favori e regali a corrotti, imbroglioni e malfattori" dice in una nota la Federconsumatori.

(10 giugno 2010)

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