sabato 26 giugno 2010

LA PANCIA LEGHISTA URLA DI RABBIA CONTRO I SUOI LEADER: SIETE IMPAZZITI?


di Luca De Carolis

La pancia urla di rabbia, la testa si cuce la bocca. Sono le due facce della Lega Nord di fronte al caso Brancher. Una vergogna per i militanti, che da giorni inondano internet di proteste e sdegno contro il neo-ministro: il più imbarazzante dei problemi per i dirigenti, che ieri hanno osservato la consegna del silenzio. Un deciso cambio di rotta, dopo i primi fuochi. Sei giorni fa Bossi aveva messo subito le cose in chiaro: “C’è solo un ministro per il federalismo, e sono io. Con Brancher non è cambiato nulla”. Gli altri maggiorenti del partito avevano riempito i giornali di frasi al vetriolo (rigorosamente anonime) su quello che considerano un colpo di mano di Berlusconi. Inatteso e rumoroso. Ieri invece ha parlato solo l’eurodeputato Speroni, grigiamente benevolo: “Do un giudizio positivo sulla nomina di Brancher, lo conosco bene: ha sempre lavorato per il federalismo e continuerà a farlo”. Gli altri, zitti e muti, perché c’è pur sempre un governo da tenere in piedi, in qualche modo.

Ma la base della Lega non vuole sentire ragioni. E si sfoga sulla rete, alla sua maniera. Sul sito dei Giovani Padani lo scontento trabocca. “Berlusconi ha fatto ministro Brancher per salvarlo dalle inferriate” attacca Matt06. Gli fa eco Xiver90: “Solo in Italia possono succedere cose simili , bisogna avere una gran faccia di bronzo per fare una nomina del genere. Per fortuna che l’Italia ha perso i Mondiali, così un pallone che rimbalza di qua e di là non distrarrà la gente dai veri problemi che affliggono da troppo tempo questo assurdo Stato. Ma che vadano tutti in mona: Berlusconi e anche il suo stupido partito”. C’è chi ricorda le concessioni passate: “Passi fare la leggina ad hoc per il nano di Arcore, ma qua stiamo davvero salvando cani e porci”. Tale Grenald è più sintetico: “E’ uno schifo”. Tra una stilettata e l’altra, affiorano anche critiche al Carroccio silente. “Sono senza parole - gema Maxpadanolibero - e non condivido assolutamente il silenzio della Lega, lo trovo incredibile. Ministero sul Federalismo a un corruttore berlusconiano e non a un nostro, che poi usa una legge per pararsi il culo che noi abbiamo approvato a denti stretti per ottenere il federalismo. Praticamente ce lo stiamo prendendo tre volte in un colpo solo. E taciamo compiaciuti”. Le proteste tracimano anche sul profilo Facebook dell’eurodeputato Matteo Salvini. E Teresa si macera: “Se penso a tutti i gadget che ho venduto, ai volantinaggi, ai gazebo e alle tessere vendute. Io ho amato la Lega ed è per questo che sono stufa di farmi prendere per il …”. La delusione dei militanti, il motore dei successi elettorali del Carroccio, è un mare gonfio di dubbi.

Un’ondata difficile da contenere, per un partito sempre pronto a vantarsi della capacità di ascoltare la “sua” gente, di assecondarne gli umori. Quella stessa gente che di Brancher non vuole proprio saperne. E semina riserve pesanti sui generali del partito. Sul profilo Facebook del giornalista Max Parisi (Tele Padania), Elda si chiede: “Chi sono i fidati del capo? Pochissimi, visto che hanno fatto di tutto per snaturare la Lega”. Teresio si spinge oltre, e mette in dubbio il leader supremo: “Non ci sono attenuanti generiche: o Bossi è veramente stato truffato, oppure è complice fino al midollo”. Per poi aggiungere: “Cosa aspetta a rovesciare il tavolo?”. Ovvero a rompere con Berlusconi. Un alleato ormai troppo scomodo, per tanti militanti della Lega. Che parlano anche della nomina di Brancher come di “un castigo impartito” dal premier, e lanciano moniti da allarme rosso: “In questo modo la Lega va in tilt, e sposta il consenso su Berlusconi”. Sospetti, analisi, inviti a fare marcia indietro si rincorrono. “A che ci serve Brancher?” si lamenta Bossi78 su uno dei tanti forum (non ufficiali) intitolati alla Lega. Marcopadano risponde con stoico ottimismo: “L’obiettivo rimane il federalismo fiscale, poi sarà Padania libera. Bossi sa quel che fa, chi se ne frega di Brancher”. Un attestato di fede: nonostante tutto.

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