giovedì 24 giugno 2010

MENTANA: “I TG? TROPPO SCHIERATI E SPESSO INCOMPETENTI ”


di Carlo Tecce

La televisione è fatta di numeri: 30 anni dalla folgorante carriera in Rai, 18 dal lancio del telegiornale di Canale 5, 16 mesi dalle dimissioni da conduttore di Matrix. Oggi Enrico Mentana è il nuovo direttore del Tg di La7, il canale di Telecom Italia.

È l'ora degli auguri, Mentana.

Tante chiamate, tanti messaggini, anche dai vecchi colleghi di Mediaset.

E dalla proprietà?

Niente, per il momento. Nei giorni scorsi mi hanno cercato con insistenza perché mi offrivano un'alternativa. Ho incontrato Berlusconi, mi ha chiesto di restare, ma ho preferito un'avventura diversa.

Com'è dire no al presidente del Consiglio?

Nei rapporti personali e nella vita devi preferire quel che ti attrae di più. Avevo lasciato Mediaset per la puntata negata sulla morte di Eluana Englaro, mi sono fatto da parte senza ripensamenti immediati. Sono abbastanza grande per poter rischiare e scommettere. Sennò diventa come la pubblicità: ti piace vincere facile?

La scommessa La7 è quotata alta: il Tg tira poco, la redazione ha un contratto di solidarietà.

L'azienda deve sanare, poi vedremo. La mia priorità è il superamento dell'emergenza per i giornalisti e, per dare un segnale di vicinanza, ho pattuito un compenso non eccessivo: se entro in servizio il primo luglio, costerò 160 mila euro nel 2010. Perché ho bisogno di una squadra motivata e sempre arruolabile, non a disposizione quattro giorni su sette. Eppure in televisione c'è spazio per noi.

Uno spazio lasciato vuoto.

Per scelta, non per imposizione. Ora che torno giocatore a pieno titolo evito di fare pagelle. Se c'è possibilità di inserirsi vuol dire qualcosa, se ai telespettatori arrivano notizie parziali...

Dica un nome, una testata.

La mia accusa è generale: nell'informazione televisiva non manca la libertà, ma c'è troppo schieramento e spesso scarsa competenza. C'è chi è con il governo e chi è contro. E così dimenticano i fondamentali.

Che telegiornale ha in mente?

Può sembrare strano: il piatto forte è dare le notizie. Farò un giornale senza censure attento ai fatti, e non di parte. Sin dai tempi del Tg5 racconto una storiella.

Prego.

Noi siamo un panificio che apre e deve confrontarsi con altri già affermati: devi fare pane buono, flagrante e in fretta. Poi puoi inventarti torte e pasticcini.

E magari preparare un programma serale?

Potrei tornare a condurre, più in là. Una televisione è valida se produce tanta informazione e La7 ha numerosi appuntamenti nel palinsesto con un paradosso: il Tg è il suo punto debole. Non sei credibile con un telegiornale non competitivo.

L'ha definito il “sogno del terzopolo”.

L'informazione non è bipolare, va oltre maggioranza e opposizione, destra e sinistra, giustizialisti e garantisti. Noi siamo tutelati dal mercato e possiamo avere successo se sappiamo fare il nostro mestiere.

Dall'editore pubblico (Rai), passando per il privato (Mediaset) a Telecom. Differenze?

Cambia poco, qui sono all'inizio e dunque vedremo. Il problema sei tu, il giornalista, non l'editore. Chi si lamenta fa manfrina, dobbiamo avere le spalle larghe e coraggio per informare i telespettatori. Un giornalista deve assumersi responsabilità.

E con il ddl intercettazioni in corso, anche protestare?

Certo. Qualcuno ha voluto fare il capofila, ma questa è una battaglia di difesa corale che riguarda noi e i cittadini. Qualsiasi tipo di legge avremo, le tecnologie ci permetteranno di superarla e noi dovremo prenderci qualche rischio in più in nome della buona informazione.

Un anno e mezzo senza televisione è finito.

Non sono tra i malati di visibilità, non vado in depressione se non mi vedono da casa. Staccare è anche salutare. Ho aspettato tanto perché mi sono trovato fuori e volevo avere coerenza, un bene prezioso e raro che ti aiuta.

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