sabato 31 luglio 2010

B. vuole la testa di Fini Ma Napolitano gli fa da scudo


IL PREMIER: PERTINI NEL 1969 SI DIMISE DALLA CAMERA IL CAPO DELLO STATO: CONTINUITÀ ISTITUZIONALE

di Caterina Perniconi

“É necessario salvaguardare la continuità della vita istituzionale, nell’interesse generale del paese”. A chiudere la porta in faccia a Silvio Berlusconi, questa volta è Giorgio Napolitano. Gianfranco Fini ha deciso di non dimettersi da presidente della Camera e il capo dello Stato la ritiene una scelta adeguata, restando “doverosamente estraneo al merito di discussioni e decisioni interne ai partiti”. Ma l’avviso per il premier è chiaro: nessuna pressione sul ruolo di Fini. Invece anche ieri, con un audiomessaggio inviato ai Promotori della Libertà di Michela Brambilla, Berlusconi aveva invitato il presidente di Montecitorio a comportarsi come Sandro Pertini: “I finiani dicono che nessun presidente della Camera ha dato mai le dimissioni – ha dichiarato il presidente del Consiglio – e anche qui non hanno detto il vero. Nel luglio del 1969, Sandro Pertini, che era un grand’uomo e che aveva aderito alla sinistra, ritenne doveroso dimettersi. Spero che Pertini possa insegnare a qualcuno il modo in cui ci si debba comportare”.

Il premier dimentica di dire che la Camera respinse le dimissioni. Ciò che potrebbe capitare anche con Fini, col sostegno dell’opposizione. Infatti da oggi in poi è tutta una questione di numeri: Berlusconi è convinto di avere quelli “necessari per andare avanti”. Ma i conti vanno fatti con attenzione.

CON LA NASCITA DEI nuovi gruppi parlamentari dei finiani, “Futuro e libertà per l’Italia”, il Pdl alla Camera perde 33 deputati e scende da 271 a 238. Aggiungendo i 59 della Lega, la somma con il partito di Silvio Berlusconi è di 297. A questo numero si può aggiungere il deputato che subentrerà a Michele Vietti, eletto al Csm, Deodato Scanderebech, nel 2008 presentatosi con l’Udc ma passato nel centrodestra in occasione delle ultime elezioni regionali in Piemonte. Per quanto riguarda gli altri schieramenti che potrebbero rimpolpare la maggioranza, “Noi Sud” dispone di 6 componenti, 4 provenienti dall’Mpa più l’ex Pdl Paolo Guzzanti e l’ex Pd Antonio Gaglione. Ma Raffaele Lombardo ha fatto sapere ieri che guarda con “attenzione e simpatia” ai nuovi gruppi di Fini. Poi ci sono i 3 Repubblicani-regionalisti (Francesco Pionati, Francesco Nucara e Giorgio La Malfa) e i 4 Liberaldemocratici (Daniela Melchiorre, Italo Tanoni, Ricardo Merlo e Maurizio Grassano, quest’ultimo subentrato a Roberto Cota). La somma, senza considerare l’Mpa, Guzzanti, Gaglione e La Malfa, è di 306, dieci in meno rispetto ai 316 necessari per raggiungere la maggioranza. Che significa rischiare a ogni voto, considerando il 10% di assenze fisiologiche in aula. E forse presto Berlusconi dovrà ricredersi che “i quattro gatti” siano davvero quattro. Ieri il presidente del Consiglio ha trascorso una giornata di silenzio pubblico ma di lunghe discussioni telefoniche, fino al vertice di ieri sera a palazzo Grazioli, e alla festa al castello di Tor Crescenza, con le deputate del Pdl, pronte a tirargli su il morale.

PERCHÉ I CONTI è importante che tornino, non solo in Parlamento. Infatti ieri il premier ha ricevuto la governatrice del Lazio, Renata Polverini e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che lo hanno rassicurato: sul territorio nessuno strappo. “Sono schierato con chiarezza dalla parte di Berlusconi, mi dispiace per quanto accaduto, però sto nel Pdl convintamente”, ha detto il sindaco. E i piddiellini del Campidoglio lo hanno seguito. In dubbio era il gruppetto di fedeli al sottosegretario Andrea Augello, ma alla fine anche lui si è sfilato dal nuovo gruppo parlamentare. Che resta comunque composto da un numero alto di deputati, in grado, come ha detto Fini durante un’affollatissima conferenza stampa vicino al Pantheon, “di sostenere lealmente il governo ogni qual volta agirà davvero nel solco del programma elettorale, e che non esiteranno a contrastare scelte dell’esecutivo ritenute ingiuste o lesive dell'interesse generale”.

IN QUESTO MODO potrebbero fare involontariamente il gioco di Berlusconi, che cercherà di dimostrare “l’inaffidabilità” dei finiani, per potergli costruire una campagna elettorale contro. Ma l’ipotesi urne non è così vicina. Il capo dello Stato non è favorevole all’idea, tantomeno la Lega che non vuole presentarsi davanti ai cittadini senza aver incassato il federalismo fiscale. E ieri il leader dell’Udc, Pierferdinado Casini ha dichiarato di escludere “qualsiasi sostegno a questo governo”, rilanciando la proposta di un “esecutivo di responsabilità nazionale”.

“Noi ci accontenteremo – ha detto Casini – di un altro governo, chi ha sbandierato finora l’autosufficienza ammettesse che non esiste. Servirebbe una responsabilità nazionale e anche un rapporto diverso con le opposizioni”. Casini ha inoltre escluso una campagna acquisti da parte del governo verso singoli parlamentari dell’Udc: “I nostri parlamentari sono del tutto immunizzati. Il nostro è un gruppo ampio e vaccinato”.

2 commenti:

Francy274 ha detto...

A B. sfugge che Pertini lo avrebbe preso a calci nel di dietro fin dal primo giorno!! E' un dato di fatto, non temeva quel bestione di Craxi, figuriamoci questa mezza coscia d'uomo dove sarebbe volata in mano a Pertini!
Ancora i giochi sono duri.. fino a quando non vedo il "fatto compiuto" preferisco non illudermi, anche se questo clima politico.. comincia a piacermi :))

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Se li segui quotidianamente, capisci ma ti angosci nel considerare fino dove è stato consentito a B. di arrivare.
Capisci che l'interesse personale la fa da padrone e la 'cosa pubblica' non esiste più, essendo esistitita solo per brevi sprazzi, forse. Ti piace ma ti incazzi come una bestia, alla maniera di Tonino...