Rottura totale, o quasi. Manca l'espulsione o il deferimento ai probiviri di Gianfranco Fini, ma la rottura tra i due fondatori del Pdl è stata definitivamente sancita dal documento dell'ufficio di presidenza del Pdl (leggi il documento), nel quale vengono deferiti ai probiviri tre deputati: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata. Favorevoli 33, contrari tre: i finiani Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viespoli.
IMPOSSIBILE RICUCIRE - « Viene meno la fiducia nel ruolo di garanzia del presidente della Camera. Non è mai successo che la terza carica dello Stato assumesse un ruolo politico» facendo «una vera e propria opposizione, critiche in sintonia con la sinistra e con una struttura organizzativa sul territorio. Abbiamo tutti ritenuto che il Pdl non potesse pagare il prezzo troppo alto di mostrarsi un partito diviso», ha detto Silvio Berlusconi nella conferenza stampa seguente all'ufficio di presidenza. «Si è presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo», ha proseguito il Cavaliere. «Abbiamo provato in tutti i modi a ricucire con Fini, ma non è stato possibile. Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito».
RUOLO DI GARANZIA - Il documento votato a maggioranza afferma che «l'unico breve periodo in cui Fini ha rivendicato nei fatti un ruolo superpartes è stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del Pdl». Inoltre: «Non si tratta di mettere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilità che non è mai stata minimamente limitata o resa impossibile» ma «le posizioni di Fini si sono manifestate non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito».
VISPOLI: «ERRORE POLITICO» - «Il documento approvato dall'ufficio di presidenza del Pdl è un errore politico, mi auguro che lasci ancora spazio al dialogo», ha commentato Viespoli, secondo il quale il ministro Meloni aveva proposto il rinvio del voto sul documento ma la proposta è stata bocciata.
FUTURO - Ci sarà un voto di sfiducia della maggioranza del Pdl alla Camera nei confronti di Fini?, è stato chiesto a Berlusconi. «Lasciamo che siano i membri del Parlamento ad assumere iniziative al riguardo», ha risposto il leader del Popolo della libertà.
«GOVERNO SALDO» - In ogni caso, ha detto Berlusconi, il governo non è a rischio. «La maggioranza salda, il governo non è a rischio». La decisione sulla permanenza di esponenti vicini a Fini nel governo «verrà assunto in sede» di esecutivo, ma «io non ho difficoltà a continuare la collaborazione con validi membri del governo», ha aggiunto il premier.
VIE LEGALI - L'ipotesi dell'espulsione è caduta quando Fini aveva fatto sapere che sarebbe ricorso anche alle vie legali, appellandosi al giudice ordinario sulla base dell'articolo 700 del Codice di procedura civile. Il presidente della Camera aveva rivelato il progetto ad alcuni dei suoi. Il piano avrebbe messo il Pdl nelle mani della magistratura. L'ex leader di An avrebbe potuto infatti chiedere ai giudici il reintegro immediato degli esponenti sospesi dal partito. «Avrebbe anche buone possibilità di riuscita», aveva ammesso una fonte parlamentare del partito. Il ricorso avrebbe avuto conseguenze politiche devastanti. «Un ricorso provocherebbe ulteriori danni di immagine», aveva confessato un deputato berlusconiano.
I FINIANI SI ORGANIZZANO - Ovviamente i finiani non sono rimasti a guardare, anzi stanno organizzando gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato e in entrambi i rami del Parlamento avrebbero i numeri sufficienti per farlo. La rottura sarà probabilmente ufficializzata venerdì.
Redazione online
(30 luglio 2010)
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