martedì 27 luglio 2010

Dell'Utri non risponde ai pm: "Ho imparato..." Indagato anche il sottosegretario Caliendo


Dopo l'interrogatorio fiume di Denis Verdini, oggi in procura a Roma è stato il turno di Marcello Dell'Utri. L'interrogatorio del senatore del Pdl è stato però molto più breve. Meno di un'ora. Dell'Utri, indagato assieme allo stesso Verdini e a Flavio Carboni nell'inchiesta sulla cosiddetta P3, si è avvalso, infatti, della facoltà di non rispondere.

All'uscita dalla procura, Dell'Utri ha spiegato così il suo "silenzio" davanti al procuratore aggiunto Capaldo e al sostituto Sabelli: "A Palermo 15 anni fa", ha detto dell'Utri, "ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora"."Sono un indagato provveduto", ha continuato il senatore del Pdl, "mi sono avvalso della facoltà di non rispondere che reputo una regola fondamentale dell'indagato provveduto. Consiglio a tutti gli altri di fare come me".

"Ruolo di Dell'Utri superiore a Verdini". Secondo quanto scrive l'agenzia Ansa, i pm romani ritengono dopo gli interrogatori che il ruolo di Dell'Utri, sotto il profilo politico, sarebbe stato superiore a quello di Verdini. Sempre secondo quanto trapela da Piazzale Clodio, nonostante le nove ore di interrogatorio, le spiegazioni fornite dal coordinatore del Pdl non avrebbero convinto i magistrati, che le avrebbero trovate generiche.

"Verdini non convince". Tra le argomentazioni del coordinatore che non avrebbero persuaso i pm ci sono le spiegazioni sui 2,6 milioni pagati dalla Società Toscana Edizione (della quale Verdini è socio) allo stesso coordinatore, alla moglie Simonetta Fossombroni ed al coordinatore toscano del partito Massimo Parisi. Altro punto poco chiaro, le cene a palazzo Pecci Blunt, la casa romana di Verdini, che per i pm sarebbero servite tra l'altro, a stabilire interventi sulla Consulta per il lodo Alfano. In merito al dossier a luci rosse per screditare la candidatura a Governatore della Campania di Stefano Caldoro, Verdini avrebbe ammesso di esserne stato a conoscenza, ma di non avere preso parte al complotto.

Bankitalia: commissariare Ccf. La Banca d'Italia propone il commissariamento della Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui fino a ieri era presidente Denis Verdini, "per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative" . Lo si legge in una nota di Via Nazionale dopo "gli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti presso il Credito Cooperativo Fiorentino - Campi Bisenzio - Società Cooperativa".

Indagato anche Caliendo. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli hanno deciso l'iscrizione nel registro degli indagati anche del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. Anche a Caliendo è contestato il reato di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Il sottosegretario potrebbe venire interrogato entro la fine di questa settimana. Il nominativo di Caliendo appare in alcune vicende sulle quali si è soffermata l'attenzione degli inquirenti. Tra queste una cena nella casa romana del coordinatore del Pdl Denis Verdini, a palazzo Pecci Blunt, che avrebbe avuto il fine di stabilire le strategie di intervento sul lodo Alfano, sulla nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte D'Appello di Milano ed il ricorso in Cassazione dell'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino contro l'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dalla magistratura napoletana.

Dopo aver appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati, Caliendo ha subito ribadito la sua estraneità alla loggia P3. "Io non ho mai contattato", da detto il sottosegretario, "nè fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano".

La solidarietà di Alfano e Ghedini. Immediate le reazioni di solidarietà della maggioranza al sottosegretario. Il ministro della Giustizia Angelo Alfano ha rinnovato "la sua fiducia e solidarietà" a Caliendo. Il deputato Niccolò Ghedini definisce "sorprendente la decisione di indagare il senatore", auspicando una immediata archiviazione".

"P3 attiva anche nel Lazio". L'inchiesta si arricchisce intanto di nuovi sviluppi. Il "gruppo", che, secondo la magistratura faceva capo a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, si interessò anche dell'esclusione della lista del Pdl provinciale dalle elezioni regionali del Lazio. E' quanto emerge dall'ordinanza del tribunale del riesame con la quale i giudici hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi.

Nell'ordinanza scrivono i giudici, "Lombardi non manca di invitare l'onorevole Ignazio Abrignani, responsabile elettorale nazionale del Pdl, a seguire una via 'parallela' rispetto a quella istituzionale (ricorso presso il Consiglio di Stato avverso l'esclusione della lista Pdl Roma e Provincia dalle elezioni regionali) suggerendogli di rivolgersi ad Antonio Martone (ex avvocato generale della Cassazione) perchè è 'molto amico' e può risolvere il problema, ma della cosa questa volta il Lombardi segnala che è meglio non parlare al telefono".

"Interferenza metodica". Dal documento emerge inoltre come il gruppo abbia "portato avanti una metodica azione d'interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, come la Corte Costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, la regione Sardegna, la Corte di Cassazione, la Corte d'Appello di Milano, l'ispettorato del ministero della Giustizia, venendo incredibilmente accettato come interlocutore accreditato". E' a causa di questa "fitta rete di conoscenze", concludono i giudici, che "deve essere mantenuta la custodia cautelare in carcere".

Marconi trasferito. Dal Csm intanto arriva l'ok al trasferimento per incompatiblità ambientale di Umberto Marconi, fino ad oggi presidente della Corte d'Appello di Salerno, uno dei magistrati coinvolti nella vicenda P3. Il magistrato andrà dunque a svolgere funzioni di consigliere presso la Corte d'Appello di Napoli, come da lui stesso richiesto in una lettera inviata a Palazzo dei Marescialli. Al momento del voto, si è astenuto il vice presidente Nicola Mancino.

(27 luglio 2010)

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