martedì 27 luglio 2010

Vendola, buone notizie per il Pd


di Gianfranco Pasquino

“Correre da solo” è stata nel 2008 un’avventura per il Partito democratico e per Veltroni, forse entusiasmante, ma, alla fine (in verità fin dall’inizio), perdente. La politica in tutti i sistemi multipartitici consiste nel sapere costruire le alleanze, politiche e sociali, migliori. È vero che la “banda” che aveva dato vita grama e breve all’Unione (ma anche allora qualcuno aveva sbagliato: Romano Prodi?) non meritava di essere resuscitata. Tuttavia, toni e modi per evitare di auto isolarsi potevano essere inventati. Da allora, credo che la maggioranza, ahiloro, non tutti, dei dirigenti del Pd abbia imparato la lezione: le coalizioni si costruiscono, prima, e si tengono insieme, poi, non soltanto su essenziali punti programmatici, ma con, altrettanto, se non addirittura più fondamentali, rapporti personali: con gli elettori, con i dirigenti dei partiti con i quali si desidera allearsi e fare un po’ di strada insieme, preferibilmente al governo. Lo strumento per giungere a questo obiettivo esiste. Si chiama “primarie di coalizione”. Purtroppo, il Pd è arrivato male alle primarie, abitualmente accettate o in casi di estrema necessità (Puglia 2005 e 2010) o quando l’esito lo si poteva “prevedere” (pilotare). Poche sono state finora le primarie davvero aperte e competitive.

ANCORCHÉ prematura, la dichiarazione di Nichi Vendola di volersi presentare alle primarie che incoroneranno il candidato dello schieramento di centrosinistra alla carica di presidente del Consiglio, è, da un lato, una buona notizia, dall’altro, una sfida. È una buona notizia poiché Vendola è probabilmente capace di mobilitare un elettorato nazionale che difficilmente il Pd potrebbe raggiungere e motivare. È fatto da gran parte degli elettori dei partiti del centrosinistra che sono meritatamente rimasti fuori dal Parlamento eletto nel 2008. Un conto, però, è rallegrarsi, legittimamente, della fuoriuscita di un personale politico vecchio e senza idee, ma sempre voglioso di cariche e di risorse. Un conto molto diverso è pensare che dei loro elettori si possa fare a meno. No, non si può e non si deve, né numericamente, senza quel 4-5 per cento e forse più di elettorato, il centrosinistra non tornerà mai più a vincere su scala nazionale, né politicamente e socialmente. Quegli sparsi elettori di sinistra hanno bisogno di qualcuno che offra loro rappresentanza, che si faccia portatore anche dei loro interessi e delle loro preferenze, che, aggiungo senza nessuna remora, li “educhi” alle compatibilità di governo. La buona notizia è che Vendola ha dimostrato alcune essenziali capacità in questa direzione e, se entrasse nelle primarie, sarebbe ulteriormente costretto ad approfondire la sua opera di mobilitazione e di pedagogia.

QUANTO ALLA sfida, i suoi contorni sono chiarissimi. È anzitutto una sfida ad un Partito, quello democratico, che vive asfitticamente di scontri, più o meno ovattati, fra coloro che hanno avuto cariche di vertice per tutto il periodo dal 1994 ad oggi che, prossimamente, chiameremo l’“era berlusconiana”, e che non hanno mai trovato il bandolo della matassa. Anzi che sembrano già tornati a baloccarsi con le logore formulette della Prima Repubblica: larghe intese, emergenza, convergenza, sento che sta per arrivare anche la solidarietà nazionale contro un leader come Berlusconi che più “nazionale” di così non si può. La sfida di Vendola consiste proprio nel dire alto e forte che è necessario offrire un’alternativa e che l’alternativa deve essere formulata per tempo. Le primarie di coalizione, per le quali sarà indispensabile stilare un regolamento garantista, aperto al massimo di partecipazione possibile, consentiranno a tutti i candidati di presentare il loro programma e di mettere in evidenza quei tratti della loro personalità politica che li rendono effettivamente alternativi a Berlusconi, ma capaci di governare. Persino la pallida e contrastata identità del Partito democratico dovrebbe considerare la sfida di Vendola come una grande, al momento, l’unica, opportunità per darsi una mossa. Poi, naturalmente, il “compagno” Vendola potrà anche essere criticato sulle proposte che presenterà. Certo, non mi pare proprio il caso che si proceda nei suoi confronti a colpi di quegli esorcismi che in Puglia non hanno funzionato per due volte e dai quali l’esorcista massimo avrebbe forse dovuto trarre serie considerazioni e pagare qualche prezzo politico e anche personale.

Nessun commento: