martedì 20 luglio 2010

E i moderati voltano le spalle al Cavaliere


di ANTONIO NOTO

Moderati, laureati, anziani, non lavoratori, abitanti nei grandi comuni e residenti al Sud. Sono questi i ceti elettorali presso i quali Berlusconi ha perso di più negli ultimi 12 mesi. La considerazione ci viene suggerita dalla comparazione tra la fiducia di luglio con quella di un anno fa, quando l'apprezzamento nei confronti del premier si attestava intorno al 50%. La scomposizione dell'indice in ulteriori sotto variabili evidenzia con maggiore precisione le aree di una emorragia sensibile e costante, costata al capo del governo 10 punti percentuali dalla scorsa estate.

La prima variabile significativa è quella rappresentata dall’appartenenza politica. Dove si è consolidata in misura maggiore la perdita di fiducia nel premier? Non tra gli elettori del centrodestra, in fondo ancora sensibili al suo richiamo, né tra i sostenitori dell’opposizione di centro-sinistra, ormai posizionati e poco inclini a concedergli ulteriore credito.

L’area in cui Berlusconi ha accusato più defezioni è quella dei moderati. Le vicende accadute negli ultimi mesi, soprattutto con riferimento agli scandali, alla radicalizzazione del conflitto politico-istituzionale e all’instabilità del quadro delle alleanze hanno costituito un forte elemento dissuasivo rispetto a un segmento che, ancora un anno fa, osservava con interesse il disegno politico del capo del governo. Il calo è vistoso: dal 43 al 13%, meno 30 punti.

La seconda variabile considerata è quella della condizione professionale degli elettori, arricchita dal dato anagrafico e geografico. La flessione di fiducia maggiore si concentra stavolta tra coloro che non dispongono di un’occupazione. E’ in qualche modo fisiologico che questo segmento sviluppi una particolare disillusione rispetto all’azione del governo e alla sua leadership. Non sfugge tuttavia l’entità della grandezza e, più in generale, l’uniformità di giudizio con le altre fasce sociali che più hanno subito gli effetti della crisi: gli anziani, ma anche i residenti delle zone meridionali del Paese. Il deficit di “appeal” si aggrava nel meridione anche per effetto di una politica percepita come eccessivamente vicina agli interessi del nord: questo genera un calo di 11 punti, dal 48 al 37%. E’ da notare, inoltre, che la flessione è avvertita in misura maggiore nelle grandi città metropolitane e molto meno nei comuni di ridotte dimensioni.

La terza variabile presa in considerazione è stata, infine, quella del titolo di studio. In questo caso, il calo di fiducia più significativo è emerso tra i cittadini dotati di laurea: dal 40 al 28%. Si tratta di un segmento, questo, che solitamente avanza una domanda politica più articolata e che pretende con maggiore rigore che l’azione del governo si qualifichi come la traduzione di una compiuta idea di società, coerente con gli impegni assunti di fronte all’elettorato alla vigilia del voto. In questa occasione, al pari di precedenti rilevazioni, sembra emergere un deficit di “narrazione”del premier rispetto a questo target.

Comunque Berlusconi, pur in deficit, conferma aree di forza che sono concentrate nell’elettorato del centrodestra, nei giovani, nei lavoratori dipendenti, nei residenti nel Nord e nei comuni più piccoli.

direttore IPR Marketing


(20 luglio 2010)

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