“PROTEZIONE INTEGRALE PER PREMIER E MINISTRI”
IL NUOVO BLITZ DEL PDL PER SCAPPARE DAI PROCESSI
di Antonella Mascali e Sara Nicoli
Rieccolo. È sempre lui, l’ineffabile presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, a proporsi come primo della classe nell’osannare il premier attraverso la costruzione ad personam del nuovo Lodo Alfano costituzionale. Nel giorno in cui il Pd si rimangia lo schermo integrale per la prima carica dello Stato, ecco che Berselli – come aveva minacciato – ha fatto approvare (a maggioranza) un emendamento per estendere al premier e ai ministri la protezione anche “per fatti antecedenti all’assunzione della funzione”, condizione espressamente prevista, nel testo attuale, solo per il presidente della Repubblica. E dunque – a parere di eminenti costituzionalisti – di fatto già estesa ai ministri. Ma Berselli, si sa, è uno a cui piace non dare adito ad equivoci e ha formalizzato la modifica, passandola alla Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Dunque il misfatto “pro premier” è compiuto un’altra volta. D’altra parte, queste modifiche non fanno che confermare la regola: i lodi cambiano nome, perdono magari qualche pezzo per strada, che a Berlusconi non interessa, ma confermano l’obiettivo: scudare il premier dai suoi processi presenti e futuri.
Angelino e i suoi fratelli
Non è un caso che il Lodo Alfano, per le più alte cariche dello Stato, è stata la prima legge del governo in carica. Approvato in soli 26 giorni, il 22 luglio del 2008, come se fosse un’emergenza per il Paese. Con effetto immediato sono stati sospesi per il Cavaliere il processo Mediaset sulla compravendita dei diritti tv e quello per la corruzione del testimone David Mills. Ma i giudici milanesi di entrambi i dibattimenti si sono rivolti alla Corte costituzionale. L’anno dopo, il 7 ottobre 2009,
Legittimo a chi
Diventata carta straccia anche la legge Alfano, i processi di Milano sono ripresi. Un fatto inaccettabile per Berlusconi che attraverso i suoi fidi avvocati-parlamentari, Niccolò Ghedini e Piero Longo, si è munito di un altro scudo. Un’altra la forma per aggirare quanto stabilito dalla Consulta, ma con identico effetto: iberna i processi del presidente del Consiglio e dei ministri (anche se a Brancher è andata male). La legge, ribattezzata legittimo impedimento ad premier, comunque è già approdata alla Corte costituzionale. Vi si sono rivolti i giudici dei processi Mediaset e Mills e anche il gup del procedimento Mediatrade-Rti. Il Cavaliere rischia in questo modo di non avere più un salva condotto processuale se il lodo costituzionale non sarà approvato in tempi relativamente veloci (la procedura è complessa e prevede anche il ricorso al referendum).
La corsa contro il tempo
Il legittimo impedimento ad hoc infatti è una norma a tempo, 18 mesi, e scade nell’ottobre 2011.
Come il precedente, per difendere Berlusconi, vale anche per i processi antecedenti all’assunzione delle funzioni delle cariche coinvolte. Ma la maggioranza della Commissione Giustizia, che ieri ha inviato un parere favorevole, l’ha condizionato a una richiesta di modifica: che questo principio venga esplicitato, così come per il capo dello Stato. Repetita iuvant. Soprattutto per Berlusconi.
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