martedì 13 luglio 2010

"Le mani sulla sanità lombarda grazie al direttore Asl di Pavia"


La figura del reggino Carlo Chiriaco, secondo l'accusa punto di riferimento dei boss nel settore. L'impegno dei clan per appoggiare due candidati alla corsa al Pirellone

di PIERO COLAPRICO ed EMILIO RANDACIO

Le mani della 'ndrangheta sulla Sanità Lombarda non sono un luogo comune dopo quest'indagine coordinata dai procuratori Boccassini e Pignatone: "Uno degli uomini più influenti della sanità lombarda" era parte integrante della 'ndrangheta trapiantata al nord. Il suo nome è Carlo Chiriaco, classe 1950, di Reggio Calabria. Qualche problema con la giustizia l'ha avuto e alla vigilia di Natale dell'anno scorso, senza sapere di avere il telefono sotto controllo, racconta: "Il primo processo l'ho avuto a 19 anni per tentato omicidio... comunque la legge è incredibile... quando tu fai una cosa puoi star certo che ti assolvono, se non la commetti rischi di essere condannato. Quella roba lì è vero che gli abbiamo sparato (bestemmia) È vero che gli abbiamo sparato non per ammazzarlo, però è anche vero che l'abbiamo mandato all'ospedale. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Dopodiché io sono un angioletto... Io sono veramente un miracolato, sono stato in mezzo a tanti di quei casini".

Non si stupirà, dunque, di essere anche lui tra i destinatari di un ordine d'arresto per associazione di stampo mafioso, in questa retata scattata nella notte, alla quale sembra per ora sfuggire circa un dieci per cento. Uomo potentissimo, "direttore sanitario della Asl di Pavia dal 2008", ma soprattutto al vertice della sanità della città pavese, Chiriaco per l'accusa altro non è che il punto di riferimento dei boss di primopiano Pino Neri e Cosimo Barranco. A testimoniarlo, centinaia di intercettazioni ambientali e telefoniche che riassumono i rapporti diretti e le finalità dell'organizzazione. Secondo le indagini, il direttore sanitario finito in cella, era anche l'uomo giusto per avvicinare il mondo della politica. In una intercettazione telefonica del 30 dicembre scorso, Chiriaco cita l'ex consigliere regionale Giancarlo Abelli, come un loro uomo su cui fare convogliare i voti dei clan. ".... lui deve fare l'assessore alle infrastrutture... lui ha testa ... ma nei prossimi cinque anni c'è l'Expo 2015... ma sai cosa c'è da fare nei prossimi cinque anni... proprio a livello di infrastrutture in Lombardia? ... ma hai voglia.. è l'assessorato più importante...".

Abelli, spesso sfiorato da varie inchieste, ha scelto il parlamento dimettendosi da consigliere regionale ed è il "braccio operativo" di Roberto Formigoni per la Sanità in Lombardia.
Nelle carte della procura, "la candidatura di Abelli, secondo le stime dello stesso Chiriaco, avrebbe condotto a una scontata vittoria, posto che i suoi sostenitori si mostravano sicuri che il loro concorrente poteva contare almeno su 12 mila voti; anzi, secondo i calcoli di Chiriaco, costui poteva addirittura contare su 18 mila voti che, attese le vicissitudini giudiziarie della moglie, avrebbero potuto subire un calo non superiore al 30%, comunque tale da assicurare alla propria formazione politica l'acquisizione di 12 mila voti". Il riferimento è a Rosanna Gariboldi, assessore provinciale di Pavia, arrestata il 22 ottobre 2009 per riciclaggio e legata all'imprenditore Giuseppe Grosso, il re delle bonifiche: ha ricevuto notevole solidarietà dalla politica lombarda, poi ha patteggiato la condanna.

Secondo l'indagine, inoltre, "la volontà di coinvolgere nella competizione elettorale a sostegno di Abelli due delle figure più importanti della 'ndrangheta in Lombardia non rimaneva un mero proposito, ma aveva un immediato sbocco operativo". Nelle carte dell'indagine, inoltre, si legge "la volontà di coinvolgere nella competizione elettorale a sostegno di Abelli due delle figure più importanti della 'ndrangheta in Lombardia non rimaneva un mero proposito, ma aveva un immediato sbocco operativo".

Sempre secondo l'accusa, si scopre come i clan si siano attivamente impegnati per appoggiare due candidati alla corsa al Pirellone. Oltre ad Abelli, infatti, l'altro politico del PdL, Angelo Giammario, avrebbe avuto la benedizione dei clan. Nel febbraio scorso, gli investigatori filmano l'incontro al Pirellone, tra Chiriaco e Abelli. I carabinieri si convincono che i boss Cosimo Barranca e Pino Neri "hanno promesso di convogliare un certo numero di voti a favore di due candidati alle elezioni regionali lombarde (Abelli e Gianmario) e ciò è avvenuto attraverso la "mediazione di Chiriaco". L'esito elettorale della tornata regionale, in realtà, ottiene risultati inferiori alle attese, anche se alla fine "ha visto l'elezione dei candidati sostenuti dall'interno "nucleo di calabresi" mobilitato da Chiriaco".

"Abelli - scrivono ancora i magistrati - è stato eletto con 8600 preferenze, un numero sicuramente inferiore alle aspettative di Chiriaco e del suo entourage; Gianmario, l'ha comunque spuntata a Milano, come ultimo eletto (6000 voti)".

Quale prezzo i politici hanno dovuto pagare? Ancora l'indagine afferma con certezza "che a fronte dell'impegno elettorale profuso dalle famiglie Neri e Barranca a favore dei candidati indicati da Chiriaco, gli esponenti della 'ndrangheta si aspettavano dei precisi ritorni di carattere economico".

(13 luglio 2010)

Nessun commento: