venerdì 2 luglio 2010

METODO QUAGLIARIELLO


di Bruno Tinti

Il Mattino del 29 giugno: Gaetano Quagliariello, senatore Pdl parla della legge sulle intercettazioni.

Estrapolo 3 osservazioni un po’ più criticabili del solito.

Dice dunque Quagliariello che la Camera sta sbagliando: “Stilisticamente” le audizioni ammesse sono poco “apprezzabili”. Non serve a nulla sentire professori di diritto, procuratori nazionali antimafia, giornalisti: che mai avrà da dire questa gente? Il fatto che si tratti di esperti del settore è irrilevante. Piuttosto bisogna sentire le “vittime”. E qui uno pensa: ma guarda, anche tra B&C qualcuno in gamba c’è: in effetti sentire le vittime dei reati i cui autori sono stati scoperti e condannati grazie alle intercettazioni, le persone salvate all’ultimo momento grazie alle intercettazioni, le famiglie che hanno potuto recuperare i loro figlioli caduti nelle grinfie di bande di spacciatori scoperti e arrestati grazie alle intercettazioni; ecco questa sarebbe proprio una cosa intelligente. Ma naturalmente non è così. Le vittime sono, secondo Quagliariello, chi è stato ingiustamente accusato in base ad intercettazioni e poi scagionato e riconosciuto innocente. Così apprendiamo che, secondo Quagliariello (docente presso la Luiss), deve esistere una sola categoria di processi penali: quelli all’imputato colpevole. Solo in questo caso si giustifica il ricorso all’indagine penale e ai suoi barbari metodi di accertamento della verità. Perché se invece il processo rivela che l’imputato era innocente, è stato uno sbaglio indagare.

Quagliariello non ci spiega come si dovrebbe distinguere fin dall’inizio dell’indagine, anzi addirittura al momento della denuncia, il colpevole, da processare immediatamente e con severità, rispetto all’innocente che non dovrebbe essere assolutamente disturbato da interrogatori, perquisizioni e, Dio non voglia, intercettazioni. Ma non si tratta di un’omissione grave: lo sanno tutti che l’ultimo strumento tecnologico a disposizione di polizia e magistratura è la sfera di cristallo.

Quagliariello spiega poi che sta preparando un dossier contenente i nomi delle persone comuni la cui vita è stata rovinata dall’uso criminoso delle intercettazioni. Chissà se mai lo vedremo: fino ad ora l’unico non politico vittima delle intercettazioni perverse è stata Anna Falchi, già moglie di Ricucci, indagato per le sue illecite scalate bancarie, i cui sms dicenti “buonanotte tesoro, tanti baci” sono stati vigliaccamente pubblicati dai giornali. La sua reputazione ne è uscita distrutta: sms così intimi! Nemmeno quando si era tolta le mutande in diretta televisiva (il Satyricon di Luttazzi) era stata così umiliata. Mah, speriamo che Quagliariello trovi testimoni migliori.

Infine la magistratura: nel complesso sana tranne una parte che usa il suo lavoro per scopi politici. Il professore universitario Quagliariello dovrebbe sapere che questi magistrati “politicizzati” hanno necessariamente commesso gravi reati piegando la loro funzione a un interesse di parte: quantomeno abuso d’ufficio. E lui, in quanto pubblico ufficiale (è senatore, no?) ha l’obbligo, ex art. 331 del codice di procedura, di denunciare i reati di cui viene a conoscenza nell’esercizio delle sue funzioni. Che aspetta a rivelare al mondo i nomi dei reprobi? Così li processiamo, li condanniamo, li cacciamo dalla magistratura e finalmente B&C potranno dedicarsi con serenità e dedizione al bene del Paese senza essere perseguitati da questi delinquenti.

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