Le promesse, gli appuntamenti, il mandato d’arresto. Ma non basta: resta al suo posto
di Marco Lillo
Ci sono 46 telefonate che - secondo i magistrati di Napoli - inchiodano il sottosegretario Nicola Cosentino e allo stesso tempo imbarazzano politicamente Gianfranco Fini. In queste conversazioni intercettate tra il 2002 e il 2004 si sente Cosentino che conversa amabilmente, anche di affari, nomine e discariche, con tre protagonisti del traffico dei rifiuti di Gomorra: i fratelli Sergio e Luigi Orsi e il presidente del consorzio CE4, Giuseppe Valente. Luigi Orsi sarà ucciso nel 2008. Sergio Orsi e Valente saranno invece arrestati per i loro rapporti con i casalesi e poi condannati. Il sottosegretario Cosentino promette al telefono a Valente di intervenire per evitare lo scioglimento del comune di Mondragone per infiltrazione mafiosa e fissa appuntamenti alle stazioni di servizio con modalità che per il gip sono utili “in prospettiva accusatoria”. E poi ci sono le telefonate di raccomandazione che dimostrano il controllo politico di Cosentino dei consorzi della raccolta dei rifiuti, infiltrati dalla camorra. Nonostante i contenuti esplosivi di queste 46 telefonate (segretate e trasmesse alla Camera assieme alla richiesta che invece è pubblica e potete leggere su www.ilfattoquotidiano.it)
Maggioranza Casta
Due mesi prima il finiano Lo Presti aveva chiesto alla Giunta per l’autorizzazione a procedere nel procedimento su Cosentino, nel quale è relatore, di votare a favore del sottosegretario garantendogli per la seconda in 5 mesi lo scudo dell’immunità. Già nel novembre del 2009 il Pdl aveva votato compatto contro l’arresto per concorso in associazione camorristica. Ma se la negazione dell’arresto è ormai una scelta scontata della Casta, il diniego di utilizzazione delle telefonate di Cosentino non era così automatico. Soprattutto per i finiani. Cosentino non è un parlamentare qualsiasi. Nonostante l’accusa di essere stato complice della camorra, il deputato si ostina a mantenere il ruolo di sottosegretario all’Economia, con una delega delicata come quella relativa al Cipe. Inoltre resta un politico influente, come si è visto nella vicenda del tentato condono edilizio presentato sotto forma di emendamento alla manovra da tre parlamentari a lui fedeli. “La scelta di restare al governo nonostante l’ordine di arresto per fatti di camorra dovrebbe imporre a Cosentino una trasparenza ancora maggiore”, spiega Marilena Samperi del Pd, “il potere della Camera di negare ai magistrati l’uso delle intercettazioni non deve tutelare la persona ma l’istituzione. Invece il diniego sulle telefonate di Cosentino si configura come un privilegio personale ingiusto”. Il deputato nato a Casal di Principe ed eletto a Caserta è stato intercettato “passivamente”. Non era lui il bersaglio dei pm ma i suoi amici. Mentre parlava con gli imprenditori legati alla camorra che erano indagati e che poi saranno condannati, la voce di Cosentino è entrata casualmente nelle cuffie dei Carabinieri. Ora quelle chiamate sono finite a Montecitorio. E, dopo il diniego della Giunta, sarà
Favori e protezioni
Tra le telefonate con Valente, la più interessante è per il gip quella del 30 giugno 2002 perché “tende ad avvalorare il coinvolgimento dell’onorevole Cosentino in un’attività diretta a proteggere il sindaco di Mondragone, Ugo Conte e la sua amministrazione dallo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose”. Un’altra telefonata chiave, per il gip, è quella del 5 luglio del 2002 nella quale “si riscontra l’intervento di Nicola Cosentino per un ampliamento dell’area del Comune di Santa Maria
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