di Wanda Marra
Governo di transizione. La parola d’ordine dell’opposizione più o meno congiunta “the day after” è questa. Con qualche sfumatura, con qualche variabile, ma con un intento che a questo punto appare chiaro: andare al voto non subito, ma con una nuova legge elettorale, che - con sistema proporzionale - decreti la fine del berlusconismo e insieme a questa, quella del bipolarismo.
“Purtroppo il comunismo non è a disposizione - ironizza un Massimo D’Alema, non da ora su queste posizioni, più sprezzante che mai - E il bipolarismo dove sta? Adesso in Parlamento abbiamo l’eptapolarismo”.
È un altro giorno concitato e febbrile a Montecitorio. Il la lo dà Pier Luigi Bersani in mattinata, che intervenendo alla Camera dice: “Berlusconi venga in Parlamento a riferire. Il capo del Governo certifica in modo solenne la frattura in-componibile nel maggior partito di maggioranza”. Gli fa eco Donadi, capogruppo dell’Idv, anche lui reclamando un intervento in Aula del premier. È il momento dei grandi movimenti nell’opposizione, l’occasione per cercare di riprendere la bussola di una situazione fino ad ora totalmente fuori controllo. E infatti, Pd e Idv non perdono tempo e prendono la parola in Aula alla Camera nel pomeriggio, un attimo dopo che e' stato dato l'annuncio ufficiale della nascita del nuovo gruppo dei finiani, per chiedere che si proceda ad una verifica dei numeri della maggioranza perché, “ora una maggioranza qui alla Camera non c'e' piu'”.
I Democratici, intanto, sulla linea da seguire per una volta sembrano d’accordo. In un’assemblea aperta a deputati e senatori, convocata di prima mattina, si compattano sulla linea del segretario per aprire ad una fase di transizione, che “impedisca al paese di precipitare nel baratro”. Per una volta, tutti i big, da D’Alema a Veltroni, da Franceschini a Fassino, sostengono la “disponibilità” del partito ad un governo di transizione. Il più critico, al solito, Arturo Parisi che però, ammettendo la gravità della crisi economica e il momento assolutamente particolare del paese non arriva a opporsi esplicitamente a questa ipotesi. Tanto è vero che nel tardo pomeriggio i vertici del partito salgono al Colle per spiegare la loro posizione e la loro richiesta di portare la crisi in Parlamento.
Nell’opposizione, l’idea del governo di transizione sembra piacere un po’ a tutti. Votare con questa legge elettorale, infatti, significherebbe con ogni probabilità una nuova vittoria di Berlusconi. Certo, c’è da capire quale governo, e con chi. E tra l’altro far sì che questo governo cada ufficialmente. Come spiega una sorridente e ottimista Rosy Bindi: “Una cosa per volta. Il governo di fatto è in crisi. Ma ora facciamo sì che tale crisi si conclami”. E, lavorando in questa direzione, l’Idv in mattinata inizia l’ostruzionismo. Il partito è quello che meno sostiene l’idea della transizione e reclama la necessità di andare alle elezioni. Ma in realtà rimane possibilista: “In una situazione di normalità, questa idea sarebbe assolutamente da bocciare. Ma con la crisi in atto, il sistema elettorale vigente e
In serata, comunque, arriva l’affondo di Di Pietro: “Voi siete alla testa della piovra ed il capo della piovra si chiama Silvio Berlusconi. Lo dico e me ne prendo la responsabilità politica. Non esiste solo l'associazione a delinquere di tipo mafioso, esiste anche l'associazione a delinquere di tipo politico e voi siete alla testa della piovra”.
Parlano più esplicitamente di responsabilità nazionale e larghe intese i partiti di centro, come l’Udc e l’Api, che poi sono quelli più soggetti al corteggiamento del premier. L’Udc esclude qualsiasi sostegno al governo Berlusconi in Parlamento, come dichiara Casini, ed anzi rilancia la proposta di un diverso esecutivo, un “governo di responsabilità nazionale”. E poi ci tiene a chiarire: “Il trasformismo parlamentare è uno dei fenomeni peggiori in politica, e per noi fare da tappabuchi sarebbe umiliante, e francamente nessuno ce lo ha chiesto. I nostri parlamentari sono del tutto immunizzati. Il nostro è un gruppo ampio e vaccinato; chi è venuto con noi, infatti, sapeva bene che non c'era il potere”. Coglie l’occasione per invocare la nascita di un nuovo polo, Rutelli: “La crisi del Pdl sancisce la crisi irreversibile del bipolarismo. Noi non siamo interessati a pasticci di corto respiro ma a far nascere un nuovo Polo dopo il fallimento di questa lunga stagione che ha aggravato la crisi del paese”.
Nessun commento:
Posta un commento