giovedì 29 luglio 2010

Pdl a pezzi Bocchino e Granata deferiti ai probiviri


I finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata saranno deferiti al collegio dei probiviri. Questo, a quanto si apprende, e' stato comunicato dai coordinatori del Pdl ai partecipanti all'ufficio di presidenza in corso a Palazzo Grazioli. Il provvedimento e' contenuto in un allegato al documento politico che il vertice sta esaminando. L'ufficio di presidenza del Pdl dedicato al 'caso' dei finiani è iniziato alle 8 di stasera. La riunione e' presieduta dal premier Silvio Berlusconi e all'incontro partecipano i coordinatori del partito, i capigruppo di Camera e Senato, i ministri del Pdl, i presidenti di Regione oltre al sindaco di Roma Gianni Alemanno.

'Fanno processi agli innocenti. Un singolare tribunale che mette sotto accusa gli innocenti''. Cosi' il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta il deferimento dei tre deputati finiani ai probiviri, deciso nell'ufficio di presidenza del Pdl.

''Sembrava non potesse accadere niente visto i numeri che hanno ed invece la maggioranza e' esplosa. Staremo a vedere ma ci aspetta un autunno molto movimentato che noi dobbiamo movimentare ancora di piu'''. E' l'analisi che il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, fa in occasione dell'incontro con i deputati Democratici per il saluto prima della pausa estiva.

Cresce nel frattempo il numero di firme sotto la richiesta di costituire alla Camera un gruppo autonomo dal Pdl che faccia riferimento a Gianfranco Fini. Ai venti iscritti a Generazione Italia che hanno sottoscritto il modulo questa mattina si aggiungono le adesione dei finiani più moderati, non iscritti all'associazione di Italo Bocchino che, a quanto si apprende, hanno deciso di appoggiare la richiesta. Si tratta di Roberto Menia, Silvano Moffa, Gianfranco Paglia, Donato Lamorte, Alessandro Rubens, Adolfo Urso, Giulia Bongiorno, Andrea Ronchi, Giulia Cosenza, Giuseppe Angeli, Carmine Santo Patarino. Diventano quindi 31 i deputati pronti a seguire la strada del gruppo autonomo, anche se secondo alcune indiscrezioni le firme arriverebbero a 33. I primi venti a sottoscrivere la richiesta questa mattina sono stati Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia.

Il Pdl, dunque, è arrivato alla resa dei conti.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha incontrato nel corso della giornata diversi parlamentari che fanno riferimento alla sua area. A molti di loro, riferiscono diverse fonti, l'ex leader di An avrebbe assicurato che anche in caso di rottura determinata da sanzioni inflitte dal Pdl ad alcuni dei finiani, la linea non cambierebbe: restiamo fedeli al governo e al programma sottoscritto con gli elettori, avrebbe detto Fini.

Ma Berlusconi non è sulla stessa lunghezza d'onda. Anzi. Fosse per lui lo caccerebbe subito, starebbe ripetendo il premier ai suoi interlocutori già da ieri sera e ancora questa mattina: "Voglio Fini fuori dal partito, trovatemi il modo, l'importante è cacciarlo". Ed è infatti su questo che stanno ragionando in queste ore i dirigenti del Pdl. Accanto a un documento politico nel quale si sottolinea l'incompatibilità politica del Presidente della Camera e dei suoi uomini, potrebbero esserci anche dei provvedimenti disciplinari nei confronti dei suoi uomini. Il premier non gradisce mezze misure, per lui la strada giusta sarebbe quella dell'espulsione dei finiani o in ogni caso di un messaggio chiaro che non lasci spazio a fraintendimenti e sancisca la rottura anche dal punto di vista mediatico. Ma i dirigenti incontrati anche in queste ore gli avrebbero spiegato che, Statuto alla mano, si tratterebbe di una procedura lunga e complessa. Meglio forse, sarebbe stato il suggerimento, valutare l'opzione della sospensione, anche questa prevista dall'articolo 48 della carta delle regole del Pdl.
Come può pensare di chiedere di resettare tutto se due giorni fa aveva chiesto le dimissioni di Verdini e aveva coperto Granata?, avrebbe chiesto retoricamente Berlusconi ieri sera nel corso del vertice. Stamane poi, incontrando altri dirigenti alla Camera, avrebbe ribadito la volontà di "rompere" e di andare fino in fondo nella "guerra" con Fini.
Berlusconi avrebbe inoltre deciso di intervenire in Aula in Parlamento. Non più però a Montecitorio, sembra, bensì al Senato. Anche per evitare di trovarsi di fronte, spiegano, alla nutrita pattuglia di finiani che va componendosi a Montecitorio. L'intervento del premier sarebbe innanzitutto un duro attacco all'uso politico della giustizia.

Nel frattempo, Fini sta contando i suoi. Dopo una mattinata dedicata ad incontrare i deputati a lui vicini, il presidente della Camera ha visto anche i senatori. Intorno allora di pranzo si è svolta una riunione tra gli eletti a palazzo Madama vicini al Presidente della Camera, al termine della quale uno dei partecipanti ha assicurato: "Se servirà siamo sicuramente più di dieci", ovvero il numero necessario per formare un gruppo autonomo al Senato.

La giornata si apre con quella che il Cavaliere ha valutato come una proposta «tardiva», anzi una «trappola»: Silvio Berlusconi ha respinto la tregua offerta ieri da Gianfranco Fini, e secondo quanto riportato da tutti i giornali conferma la linea dura nei confronti del Presidente della Camera e dei suoi uomini: rottura con Fini ed espulsione dei suoi fedelissimi, linea che dovrebbe essere sancita stasera nell'Ufficio di presidenza del Pdl. Sul tavolo del vertice di ieri notte a palazzo Grazioli, l'offerta di pace di Fini («Resettiamo tutto») è arrivata intorno alle 21.

Ma l'interpretazione del vertice del Pdl riunito a casa del premier è stata secca: «È una trappola - avrebbe detto Berlusconi - se avesse voluto la tregua l'avrebbe proposta un mese fa. Adesso è solo un modo per prendere tempo». E così lo stato maggiore del Pdl prepara un documento di «censura politica» contro il co-fondatore del partito, che dovrebbe essere approvato oggi nell'Ufficio di presidenza convocato per la serata. È suscettibile di modifiche fino all'ultimo momento utile e probabilmente anche nel corso dell'ufficio di Presidenza del Pdl. Ma il documento di 'scomunica' di Gianfranco Fini e dei finiani ai quali sta lavorando il Pdl in vista della riunione di stasera conterrebbe dure accuse. Politicamente rilevante sarebbe fra l'altro il passaggio contenuto nel testo del documento, riferiscono fonti del partito, in cui si rileva che Fini e alcuni dei suoi uomini non sono più «politicamente vicini al Pdl». Alla stesura del testo sta lavorando lo stato maggiore del partito, ma in particolare il coordinatore Sandro Bondi, che negli ultimi mesi ha di frequente duramente polemizzato proprio con Fini.

Parallelamente, si dovrebbero avviare le complicate procedure per arrivare all'espulsione dal Pdl dei 'finianì più esposti: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata. In questo modo, è la strategia del Cavaliere, Fini si troverebbe isolato nel partito. Ma sempre nell'intervista al 'Foglio' il Presidente della Camera ribadiva: «Qui sto, e qui resto». Tuttavia Berlusconi già prepara il 'dopo-Finì: ieri ha incontrato i deputati Liberaldemocratici, pronti a rimpolpare le fila della maggioranza dopo la cacciata dei finiani.

Ufficio di presidenza
L'ufficio di presidenza del Pdl è stato convocato. L'appuntamento a Palazzo Grazioli è per le 19, con un'ora d'anticipo sul previsto.

Bersani
Dopo che Bersani ha spiegato la sua idea di una «fase di transizione» esposta ieri in Aula alla Camera, i cronisti gli hanno chiesto cosa ne pensasse di eventuali elezioni anticipate: «Le elezioni anticipate - ha replicato - non sono nè nelle nostre disponibilità nè nelle nostre intenzioni». «Io credo che la maggioranza - ha proseguito - debba decidere tra un pensiero nuovo, un galleggiamento o uno strappo. Noi siamo pronti ad ogni evenienza, ma sta alla responsabilità di chi governa prendere certe decisioni». I cronisti hanno quindi chiesto cosa ne pensasse di un governo di transizione che comprendesse anche i finiani: «Dipende dall'oggetto di cui si discute - ha risposto Bersani - se si parla di democrazia parlamentare da ristabilire, di legalità e di temi fondanti, noi non abbiamo pregiudiziali». I cronisti hanno sottolineato al segretario del Pd le parole di elogio nei suoi riguardi espresse dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha definito «efficace» il suo intervento alla Camera sulla manovra: «Ieri le mie parole sono apparse veritiere - ha osservato Bersani - perchè ho sottolineato come da mesi si parla di intercettazioni, che potevano essere risolti in 5 minuti se non ci fossero state seconde intenzioni e non si parla di lavoro. Questo è drammaticamente vero e lo capiscono anche i colleghi che siedono nei banchi della maggioranza». «Questo però - ha aggiunto - è il limite del berlusconismo, che è ineliminabile: al lui la sostanza agli altri la propaganda. I disoccupati, la gente normale, i cassintegrati devono accontentarsi di favole, sogni e propaganda; i problemi di cui ci dobbiamo occupare sono quelli suoi. Forse Fini intendeva dire questo: se è così io sono d'accordo».

Finiani si preparano all'espulsione
I finiani già si preparano all'espulsione dal partito: 33 deputati avrebbero già firmato la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare (alla Camera servono 20 deputati). Secondo quanto si apprende, gli aderenti sarebbero, tra gli altri: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia. Secondo quanto riferiscono, ci sarebbero poi altri deputati finiani, che non aderiscono a Generazione Italia, che starebbero valutando la possibilità di firmare il modulo. Fra questi, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino. Alcuni di loro hanno espresso nelle settimane passate dubbi sulla possibilità di seguire Fini nel caso di una rottura, ma altri sarebbero pronti a seguire questa strada.
«Questi numeri mettono la golden share del governo nelle mani di Fini», dice convinto una fonte parlamentare che partecipa al progetto. La richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione, dal gruppo o dal Pdl, per Bocchino e Granata. «Altri deputati preferiscono aspettare che arrivi il provvedimento - spiega un finiano - e di leggere il documento politico che l'Ufficio di presidenza del Pdl dovrebbe approvare stasera contro Fini».

A questo proposito, alcuni consiglieri di Silvio Berlusconi stanno provando un ultimo tentativo per convincere il premier a non percorrere la strada dell'espulsione, e ad evitare un documento troppo duro nei confronti di Fini e dei suoi uomini. Particolarmente attivo in questa direzione il consigliere giuridico di Berlusconi, Niccolò Ghedini. Quel che i finiani assicurano nei conciliaboli in Transatlantico e nel cortile di Montecitorio, è che un provvedimento di espulsione nei confronti di esponenti vicini a Fini «riceverà senz'altro una risposta adeguata». E che «se la conta dovesse davvero partire, i numeri saranno altri... Decisamente superiori a 25».

29 luglio 2010

4 commenti:

Anonimo ha detto...

FINALMENTE HO CAPITO TUTTO! Fini & Finiani sono pericolosi Comunisti che in atto tentano un pericolosissimo colpo di stato! Speriamo naturalmente che anche i probiviri non siano comunisti – VI SPIEGO PERCHE’ – in questi ultimi anni per decenni sono stato convinto che con il termine “comunista” si intendevano storicamente le ideologie politiche di alcuni paesi o le ideologie di alcuni partiti e dei relativi militanti che così amavano farsi chiamare, decenni di storia da studiare insomma! – ho vissuto, dunque, in questi ultimi anni distratto, nell’ignoranza più assoluta! – non mi sono accorto praticamente, dei nuovi insegnamenti culturali profusi generosamente dal SOMMO ASTRO che da tempo – per grazia di Dio – nobilita e illumina la politica italiana – di questo mi vergogno! Ora però, nel mio piccolo modesto intendimento, vorrei spiegarlo in due parole soltanto a quelli che come me hanno vissuto nel buio e nell’ignoranza assoluta – (intanto mettete da parte enciclopedie, vocabolari o libri di storia, perché ancora non sono aggiornati debitamente) – il termine “COMUNISTA” è semplicemente un neologismo donato al popolo (non solo quello della libertà) dal sommo astro, che in un momento di generosa illuminata ispirazione, ha voluto anche arricchire il vocabolario degli italiani, che finora, stante il prezioso e delicato insegnamento non si è saputo adeguare opportunamente. In due parole, con il termine “COMUNISTA”, si indicano e comunque, diventano comunisti in un preciso istante, tutti coloro che per qualsiasi motivo, in un determinato attimo, sono in disaccordo con LUI, esempio: tutte le Procure in genere, un numero incredibile di magistrati, il CSM, LA Corte Costituzionale, quasi tutti i giornali e le televisioni ingiustamente lontani dalla sua famiglia, forse anche il Papa, ma sicuramente il giornale “Famiglia cristiana”, tutti quelli insomma che osano contraddirlo o che non professano la sua unica religione – ma comunque non facciamo tragedie! LUI ci libererà dai pericolosi comunisti, studierà come nominare personalmente le citate categorie, specialmente i pericolosi magistrati, per vivere tutti felici e contenti! – grazie ASTRO!

Francy274 ha detto...

Che gran pagliacciata, mi chiedo come si possa ancora restare qui a guardare questi stupidi, inutili e balordi tafferugli nei palazzi della politica, dove la massima vittoria sta nell'ottenere ciò che uno solo vuole, mentre all'esterno c'è un Paese nell'abbandono totale.
Questi non sanno più cosa sia il compito di un "politico", ma poi sono politici? Mi sembrano tutti grotteschi personaggi partoriti dalla mente di un diabolico regista di film dell'horror.
La gente muore ovunque, e questi.. giocano a chi sa fare dispetti più grossi agli avversari. Ma è tutto vero o stiamo vivendo un incubo collettivo?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

BEATO TE!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

SUCCEDE.