L'inchiesta sull'eolico in Sardegna è l'ennesima prova che il Pdl è il partito della P2 e del malaffare. Denis Verdini, che del partito dell'amore (così lo definiscono i suoi membri) è coordinatore nazionale, è finito nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Flavio Carboni, imprenditore vicino al Premier. Un fatto quasi sistematico.
All'interno del Pdl avere guai con la giustizia è un segno distintivo, una questione di curriculum. Come per Brancher, fra i ministri più brevi della storia repubblicana, nominato per ciò che ha fatto e non ha detto in passato. O come per Bertolaso, ancora ai vertici della Protezione Civile, nonostante lo scandalo aquilano, e non solo.
Ma il Premier chiude gli occhi ed è magnanimo quando a finire nelle mire della magistratura è qualcuno che porta con sé un buon pacchetto di voti (Cosentino docet). Questa è la logica massonica.
Oggi il Pdl è un partito lacerato. Una vecchia automobile che perde pezzi a ogni curva. Berlusconi ne è consapevole. E' cosciente che la fine della corsa potrebbe essere questione di settimane, di giorni, di ore. E cerca di aggrapparsi, in ogni modo, a chiunque possa prolungare l'agonia della sua era. Sta provando ad abbracciare Casini, ma la Lega lo trascina dall'altra parte. Sta cercando di recuperare i dissidenti del suo partito, ma non ci riesce.
Questo Governo dimostra così di avere un solo scopo: sopravvivere, attaccato alle poltrone, cercando di salvaguardare il proprio potere, perché attraverso questo si fanno affari d'oro. Una smania di potere che però sta passando il Paese e lo Stato sociale al tritacarne. Non è un caso se le imprese del Premier non conoscono crisi. Non importano le riforme, la ripresa economica ed il futuro del Paese. E mentre noi cittadini "passammo 'e guaje", come canta Pino Daniele "chiste, invece 'e dá na mano, s'allisciano, se váttono, se mágnano 'a cittá!...".
lunedì 12 luglio 2010
Sete di potere
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