mercoledì 28 luglio 2010

Verdini di vergogna


Denis Verdini ha lasciato la presidenza del Credito cooperativo fiorentino. Il coordinatore nazionale del Pdl è indagato, con Marcello Dell'Utri, Nicola Cosentino, Flavio Carboni e Massimo Lombardi, per violazione della legge sulla costituzione di società segrete nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3.
Si è dimesso dal suo incarico bancario e non dal partito."Non avrei alcun motivo per dimettermi dal Pdl", ha affermato, uscendo dalla Procura di Roma dopo nove ore di interrogatorio.

Sono rare le occasioni in cui mi trovo d’accordo con le dichiarazioni di uomini come Verdini e stavolta posso dire di esserlo.
Non reputo opportuno, infatti, a differenza del presidente della Camera, che Verdini debba lasciare il Pdl. Anzi, mi auguro che tutti gli indagati del Pdl restino con Verdini e nel Pdl, per fare un unico e grande partito dei disonesti, piuttosto che vederli riciclarsi da una bottega all'altra pur di far perdere tracce agli elettori e la memoria storica al Paese.
Non è Verdini a dover lasciare il Pdl. Non lo ha fatto Cosentino, non lo ha fatto Matteoli. E soprattutto non lo ha fatto Berlusconi, uno che di logge, corruzione e tangenti se ne intende. Sono gli italiani che devono lasciare il Pdl.
Per me l’importante è che questi signori abbandonino le istituzioni al più presto, e qualsiasi carica o responsabilità di pubblico interesse. E, se da un canto certi individui devono rimanere nel partito che meglio li rappresenta, altri dovrebbero prenderne rapidamente le distanze.
Il presidente Fini e i suoi sostenitori, che sotto attacco di alcuni giornali e vengono accusati di essere “manettari come Di Pietro”, devono al più presto abbandonare gli impresentabili compagni di viaggio che hanno ordito le leggi “salva cricca”, dal legittimo impedimento al disegno di legge sulle intercettazioni. Con la prima, si mettono le alte cariche dello Stato al riparo dalla legge. Con il secondo si tutelano i partiti e i loro affari dalle inchieste più scomode. Il legittimo impedimento protegge i Vip, il ddl sulle intercettazioni protegge i galoppini.
Votare la sfiducia al governo da parte dei finiani, appello che ho loro rivolto in queste ore, potrebbe essere l’inizio di questo necessario distinguo tra chi vuol fare politica in modo etico e chi, nella moralità, vede solo una vuota demagogia.
Condotta quest’opera di separazione della gramigna dal grano sarà più facile, per i cittadini, nonostante una legge elettorale che non consente di esprimere la preferenza diretta, sapere quale partito sia ricettacolo di corrotti e quali altri possano offrire, se non la certezza, almeno la speranza, di votare facce pulite.

E' proprio per protestare contro l’iniqua manovra varata dal governo e per contrastare la legge sull’eliminazione delle intercettazioni, a cui il bluff degli emendamenti dell'ultima ora non ha cambiato veste, che domani con la Cgil e dopodomani con il popolo viola e la Fnsi, l’Italia dei Valori manifesterà in piazza Montecitorio. Manifestare per la legalità, in questo caso, oltre ad essere un diritto, è anche un dovere.

Dopodomani, inoltre, depositeremo presso la Cassazione le firme raccolte per i tre referendum abrogativi: sul legittimo impedimento, sulla privatizzazione dell’acqua e sul nucleare.

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