lunedì 2 agosto 2010

Berlusconi cerca un pretesto per il blitz "Ma noi finiani non cadremo nel tranello"


di CARMELO LOPAPA e LIANA MILELLA

Il blitz il Cavaliere lo tenta subito, sotto il solleone d'agosto. "Vedremo fin d'ora se i finiani saranno davvero leali al governo. Andiamo pure al voto sulla mozione Caliendo, se voteranno contro è evidente che la maggioranza non esiste più e sarà meglio andare al voto in autunno".

Chiuso nel quartier generale di Arcore, il premier Berlusconi decide di lanciare il guanto di sfida al co-fondatore, a poche ore dallo strappo. Mentre il sottosegretario finito sulla graticola annuncia che non seguirà le orme di Brancher e Cosentino: "Non ho fatto nulla e quindi non ho alcun motivo valido per dimettermi. Ho la fiducia del premier e del mio ministro, questo mi basta". Nella conferenza dei capigruppo di oggi sarà dunque accolta la richiesta del Pd di inserire nel calendario di quest'ultima settimana di lavori d'aula non solo i due decreti in scadenza, su Tirrenia e energia, ma anche la mozione di sfiducia a Caliendo, coinvolto nell'inchiesta sulla P3. Dal capogruppo Cicchitto è già partita in queste ore la mail di allerta ai coordinatori regionali, con l'invito a "precettare" tutti i deputati Pdl fino a giovedì. A metà settimana si consumerà dunque la prima prova del fuoco per Gianfranco Fini e i suoi 33 fuoriusciti dal partito. Ha le idee chiare e deciderà alla vigilia del voto, fa sapere dal "ritiro" di Orbetello la terza carica dello Stato. "Ma l'ultima cosa che vogliamo è cadere nella trappola - è il ragionamento fatto con chi lo ha sentito - Cioè votare la sfiducia e offrire così a Berlusconi una sponda per andare subito al Quirinale e chiedere lo scioglimento delle Camere". Tanto più che sulla mozione il gruppo non è compatto. La linea morbida di chi, come Antonino Lo Presti, sostiene che "sarebbe assurdo votare la sfiducia all'amico Caliendo" (condivisa da altri moderati quali Moffa e Menia), dovrà fare i conti con chi - è il caso tra gli altri di Granata, Briguglio, Barbareschi - vorrebbe lanciare subito un messaggio forte al premier sul terreno della legalità. Ecco perché "tra le ipotesi c'è anche l'astensione", confida uno degli uomini più vicini al presidente. Tatticismo che consentirebbe peraltro di abbassare il quorum e consentire dunque a Pdl e Lega di bocciare la sfiducia. Molto dipenderà dal voto, se sarà segreto o palese. Nel primo caso, la squadra dei 33 annuncerebbe prima il no alla sfiducia, per evitare che franchi tiratori pidiellini l'approvino accusando poi Fini e i suoi. Diversamente, se la partita si giocherà con voto palese, allora l'opzione "astensione" verrà presa in seria considerazione da "Futuro e libertà". Se ne parlerà nella prima assemblea a Montecitorio, in cui tra l'altro i finiani dovranno sciogliere il nodo del capogruppo, col probabile ballottaggio Bocchino-Menia.

E Caliendo? Domenica di "battaglia" per il sottosegretario. Per smentire le notizie sul suo interrogatorio, per diffondere una nota di contestazione, leggendola prima al Guardasigilli Alfano. Per chiamare tanti e spiegare che "non è vero, l'interrogatorio con Capaldo non è andato come lo raccontano, e i pm, quando me ne sono andato, erano soddisfatti". Poi il tormentone della mozione. Che lui considera un passo politicamente inaccettabile: "Ma come fa Franceschini a chiederla? Sarebbe un grave errore, e un grave precedente, una mozione sul nulla: i cittadini non avrebbero alcun elemento da valutare". Caliendo contesta che quelli usciti finora sul suo conto siano dei "fatti". Torna a insistere: "Ai magistrati ho portato prove documentali e testimoniali che escludono ogni mia responsabilità. Su ogni episodio contestato ho la certezza matematica della mia innocenza". E li elenca, i suoi "fatti": "Del lodo Alfano non ho mai parlato. La legge per Carbone non l'ho mai neppure pensata e l'ho sempre smentita coi giornalisti. L'azione disciplinare ai magistrati di Milano sulla lista Formigoni l'ho esclusa io perché mancavano i presupposti. La candidatura di Marra alla Corte di appello, di quella sì ho parlato ma con decine e decine di persone. Una pressione? Allora lo era anche quella per Bruti Liberati, ero favorevole a che facesse il procuratore di Milano". Parlerebbe all'infinito Caliendo per ripetere ancora che "il processo non si può fare in Parlamento". Ma sulla sua testa, a Montecitorio, si giocherà una battaglia tutta politica.

(02 agosto 2010)

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