lunedì 30 agosto 2010

D'alema: "Riforma elettorale, poi il voto questa legge fa comodo solo a Berlusconi"


di MASSIMO GIANNINI

ADDIO al "porcellum". Si torna al "mattarellum". Oppure: basta col proporzionale imbastardito dalla casta, riscopriamo le virtù del maggioritario. Ad ogni tornante più tortuoso della storia italiana, il bestiario della politica si ripopola degli astrusi modelli elettorali concepiti dalla Seconda Repubblica. Il dibattito è ozioso, ma cruciale. Nel mattatoio istituzionale e politico di questi anni, tra sistemi elettorali e forme di governo, l'Italia ha concepito un mostruoso Frankenstein. Un modello di legge elettorale, la porcata di Calderoli, tendenzialmente proporzionale, senza preferenze, dove i parlamentari sono "nominati" dalle segreterie di partito e non più eletti dai cittadini. Al tempo stesso, la democrazia parlamentare, violentata dall'autocrazia berlusconiana, vira verso una forma spuria di presidenzialismo di fatto, a-nomico e a-costituzionale, dove l'indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale sembra delegittimare la presenza e il ruolo degli altri organi di garanzia. Ora che il Cavaliere si avvita in una crisi irreversibile, e che si parla esplicitamente di elezioni anticipate, una domanda è d'obbligo: ha senso tornare alle urne con questo sistema elettorale? E in subordine: c'è nell'attuale Parlamento una maggioranza trasversale in grado di sostenere una riforma condivisa?

Nel centrosinistra si confrontano due anime, uscite allo scoperto in questi giorni. C'è l'anima veltroniana, dogmatica, che vagheggia il ritorno al puro spirito bipolare, o bipartitico, che giustificò il suo tentativo di forgiare un Pd autosufficiente e "a vocazione maggioritaria". C'è l'anima bersaniana, pragmatica, che non si impicca a una formula pregiudiziale, ma che in nome dell'Alleanza democratica chiama a raccolta tutte le forze che oggi si oppongono al berlusconismo, per superarlo e poi individuare un sistema elettorale comune da proporre al Paese. "È inutile illudersi, o cercare altre scorciatoie: per uscire dal berlusconismo occorre ripensare le forme del nostro bipolarismo malato". Massimo D'Alema è appena tornato dalla sua vacanza in barca. Chi gli ha parlato lo descrive soddisfatto della navigazione, ma preoccupato per le rotte sempre più confuse della politica italiana.

L'ex premier ed ex presidente dei Ds non ha condiviso la "lettera agli italiani" di Veltroni, che alla fine "ha avuto come unico effetto quello di dare una mano a Berlusconi". Mentre ha molto apprezzato la proposta programmatica lanciata su "Repubblica" da Bersani, che ha avuto il merito "di riappropriarsi dell'agenda politica, affermando cose molto ragionevoli". Anche D'Alema, come il segretario del suo partito, vede un Berlusconi in enorme difficoltà, forse destinato a non concludere la legislatura. Ma se si arrivasse a una crisi, e in ipotesi estrema ad elezioni anticipate, si riproporrebbe la solita questione: "Ci sarebbe sicuramente una maggioranza larga contro di lui, nel Paese, e il voto assumerebbe la chiara fisionomia di un referendum su Berlusconi, ma con le regole attuali si ripeterebbe la difficoltà di tradurre questa maggioranza elettorale in proposta di governo e in una leadership forte". Per questo D'Alema, nei colloqui di questi giorni e prima della ripresa di settembre, non si stanca di ripetere un "refrain" che gli sta a cuore: "Quello della legge elettorale è davvero il nodo di fondo. Non possiamo rischiare di tornare al voto con questo sistema. L'idea malsana e malintesa di bipolarismo che abbiamo cullato e costruito in questi anni ci ha portato a un sistema che fa comodo solo a Berlusconi, che col 38% dei consensi può farsi eleggere al Quirinale, e chiudere i giochi per sempre. Ci rendiamo conto che l'indicazione del premier sulla scheda non esiste in nessun paese del mondo? Ci rendiamo conto che in Italia con questo falso mito maggioritario ormai gli organi di garanzia contano sempre meno? In Gran Bretagna c'è Westminster, ma c'è anche la Regina. In Italia c'è un sistema elettorale che crea un bipolarismo di facciata che ormai mette a rischio la stessa democrazia. Berlusconi fa scrivere il suo nome sulla scheda, e in nome di questo sacro principio, "io sono stato eletto dal popolo", pensa di poter fare quello che vuole. Noi non possiamo indulgere a questa deriva, che contiene in sè il germe del populismo autoritario".

D'Alema non ha dubbi. Ai suoi collaboratori, con i quali sta preparando l'agenda della settimana di rientro, ripete uno slogan di cui è fermamente convinto: "La fine di Berlusconi sarà anche la fine della Seconda Repubblica". Il tema è: come arrivarci? Sotto il profilo della legge elettorale, l'ex ministro degli Esteri del governo Prodi vede solo due strade: "Il primo mezzo è il doppio turno alla francese, che seleziona in anticipo le forze in campo, e potrebbe interessare all'Udc. Il secondo mezzo è il sistema tedesco, proporzionale con lo sbarramento, che rompe la rigidità dello schema "blocco contro blocco". Inutile dire che D'Alema, oggi come negli anni passati, continua a teorizzare il secondo mezzo. "Con il sistema tedesco noi potremmo convogliare un campo vasto di forze, dall'Udc alla Lega, e creare un assetto tendenzialmente bipolare, anche se non bipartitico, dove si andrebbe alle urne con cinque, massimo sei partiti, con un centro forte che si allea con la sinistra, con la sfiducia costruttiva, con una buona stabilità dei governi, che volendo potremmo persino rafforzare con l'introduzione di una clausola anti-ribaltone. Non riesco a immaginare uno schema migliore, per un Paese come il nostro".

Ma in queste ore, sulla scia degli appelli e delle raccolte di firme che si sovrappongono, un'altra via intermedia che prende corpo é quella di un ritorno al "Mattarellum", cioè il sistema partorito dopo la stagione referendaria dei primi anni Novanta. Potrebbe essere un buon compromesso, per uscire intanto dall'esecrato "Porcellum". D'Alema non ne è affatto persuaso: "Ma ci rendiamo conto che col "Mattarellum" siamo andati alle urne con quattordici partiti? È semplificazione questa? È bipolarismo questo? Se guardo al passato, vorrei sommessamente ricordare che l'esperimento lo abbiamo già fatto nel 1994, con i "Progressisti", e non ci andò bene. Se guardo al presente, mi chiedo perché mai Bossi e Casini dovrebbero suicidarsi, tornando a un modello che li penalizzerebbe fortemente".

Per queste ragioni, il Lider Maximo ritiene che il Pd debba assumere un'iniziativa forte, per rilanciare sul modello tedesco e costruire su questo il profilo delle future alleanze politiche. Un ragionamento che riflette forse il limite classico del dalemismo: una certa idea della politica costruita a tavolino o in laboratorio, tra ingegnerie di coalizione e alchimie di partito. Ma una cosa è vera: la crisi del berlusconismo è un'occasione da non perdere, anche per provare a rimodellare la nostra architettura istituzionale ed elettorale. Con l'ennesimo rammarico, che lo stesso D'Alema non può non aggiungere ai tanti altri collezionati nel passato: "Se queste riforme le avessimo fatte alla fine della scorsa legislatura, a partire dal sistema tedesco, oggi l'Italia sarebbe diversa. L'illusione maggioritaria, allora, ha finito col restituire il Paese a Berlusconi". Ammesso che la ricostruzione storica sia vera, l'invito di D'Alema al centrosinistra è a "non ripetere quel grave errore politico". Vedremo se l'invito sarà raccolto.

Nel frattempo, l'ex leader sta defilato, giovedì parlerà di tutto questo, alla festa del Pd a Torino. Mentre oggi presiederà un seminario della Fondazione Italianieuropei con John Podesta, democratico Usa, che ha appena scritto il saggio "L'America del progresso". "Dovrò spiegare gli attuali problemi della nostra situazione politica. È previsto che si parli in inglese. Per come siamo messi, è quasi più difficile farlo in italiano".

(30 agosto 2010)

6 commenti:

Francy274 ha detto...

Finalmente è tornato "Ispanico", cullato dalla brezza marina ha ritrovato il vigore per affrontare ..Cesare!
L'Italia sarà diversa quando insieme a Berlusconi sparirà anche lui .. che vittoria sarebbe per l'Italia intera !!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Matteo Renzi, sindaco PD di Firenze afferma che vuole spazzare via tutta la classe dirigente del suo partito, il cui statuto prevede che dopo tre mandati a casa, norma tranquillamente ignorata, come tante altre (le primarie, ad esempio) dalla dirigenza pidina.

Francy274 ha detto...

Evviva Matteo Renzi e quelli come Lui.. speriamo che riescano a mettere in atto le Loro idee.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sai quando uno stipula un patto col Diavolo poi gli feve ubbidire. Capito?

Francy274 ha detto...

Certo che si, ho capito benissimo.. in Svizzera si dice "quando il diavolo Ti offre il suo destriero, sii furbo e rifiuta". Nel senso che prima o poi si viene disarcinati nel precipizio.. quindi speriamo bene!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il proverbio italiano è meno 'guardingo' e recita: "Quando il Diavolo ti accarezza, vuolel'anima"!