venerdì 3 settembre 2010

Giulio? Quando si scioglie è irresistibile


di Susanna Turco

"Guavdate questo Consiglio dei ministri: altro che governo, sembva la caverna di Guerre Stellari". Il copyright della battuta è di quelli autorevoli: Giulio Tremonti. Alla faccia di quell'aria antipatizzante, infatti, il ministro dell'Economia è tipo da far sganasciare dal ridere. Intrigando con l'intelligenza. Lo giurano alcune tra le donne che con lui hanno un minimo di confidenza: giusto un minimo, perché Supergiulio non è certo il tipo che ti dà di gomito.

Signore parlamentari a lui vicine, dunque, pochissime. Una volta il sottosegretario Laura Ravetto, oggi la Pdl Maria Teresa Armosino, una delle rare in commissione Bilancio. "Anche quelle che a Montecitorio baciano tutti, da lui si tengono distanti", sintetizza una lingua arguta ex azzurra. "Tremonti è un tipo col quale è difficile entrare in comunicazione, però quando si scioglie è irresistibile", spiega la deputata finiana Chiara Moroni, che con lui ha in comune la provenienza socialista. Lo descrivono misogino, ma la circostanza non è confermata dalle "tremontine". Certo forse non l'ha molto aiutato nella scioltezza con le donne quella sua vulcanica sorella Angiola, pittrice, più piccola di un anno, solita spiegare: "è lui mio fratello, non io sua sorella".

Una volta raccontò che Giulietto, a quindici mesi, festeggiò la sua nascita correndo per tutta casa brandendo minaccioso un mestolo. Anche sessant'anni dopo, serve un po' per saltare lo steccato. Ma poi, vai. "È un provocatore, divertentissimo, uno con cui farei una vacanza", assicura il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, che ha stretto i rapporti ai tempi della comune vicepresidenza della Camera: "Nella sua relazione sullo stato delle carceri, il Guardasigilli Alfano concluse dicendo: "C'è bisogno di tempo e di fondi". E Tremonti, prontissimo: "Di tempo ne abbiamo in abbondanza. Fine della comunicazione", racconta lei. In Consiglio dei ministri, leggendari i suoi battibecchi con Renato Brunetta, tanto che ormai i due sono per tutti "Raimondo e Sandra". E quando la mannaia della battuta non si può calare, pare che sia un must il suo occhio che si allarga, espressivo e bovino, a sottolineare la cretinata in via di esplicitazione: chi sa lo guarda al momento giusto e si gode la scena.

"Un uomo che al di là della politica ha un suo perché", sintetizza il sottosegretario Daniela Santanchè che nel 2005 fu relatrice della Finanziaria, lui ministro: "Sospetto sia vanitoso, di certo non pensa al corpo come prigione dell'anima, e vivaddio si sa vestire, in un mondo di uomini che non sono capaci di farsi un nodo decente alla cravatta". Fuor di dubbio, però, che sia un timido: bastava vederlo in giardino al ricevimento del Quirinale per il 2 giugno, impalato come il lampione al quale si era appoggiato, ripetere al telefono a Luciana Littizzetto: "Sì, sì, ti ringrazio, mi fa piacere, certo, riparliamone". Lei gli stava facendo dei complimenti - professionali, è chiaro - lui era rosso in volto come un peperone. Forse non è abituato.

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